Diplomata al Conservatorio di Bologna a 24 anni, dal 1995, a soli 27 anni, diventa la direttrice del Piccolo Coro Mariele Ventre dell’Antoniano. Sorriso dolce, che ispira quella simpatia ed empatia fondamentali nel suo lavoro. Sabrina Simoni è una delle poche che possano essere davvero definite ‘Maestre’ in tema di musica.
Fra poco più di due mesi sarà ancora lei a dirigere i bambini dello Zecchino d’Oro, il primo dopo il Covid che, sembra di potere intuire, sarà in qualche modo uno dei temi toccati dalle canzoni in gara.
‘Cantare come i bambini è la possibilità di sentirsi liberi da ogni vincolo sociale e umano’, diceva Nietzsche. In effetti, ogni messaggio cantato dall’innocenza dei bambini viene maggiormente accettato e apprezzato anche quando ci insegna qualcosa di estremamente importante.
Sabrina ci racconta così in questa intervista il rapporto con i bambini e le aspettative per uno Zecchino che, chissà, potrebbe raccontarci meglio di tante altre trasmissioni come convivere con questo virus.
Sabrina già sono tutti al lavoro per il prossimo Sanremo, ma la prima gara canora post Covid sarà proprio lo Zecchino, come vi state preparando?
Stiamo lavorando con il direttore artistico Carlo Conti e con il direttore musicale Beppe Vessicchio alle prime fasi di costruzione del cuore dello Zecchino d’oro: ovvero le registrazioni delle canzoni per il cd. Come sempre anche il backstage verrà condiviso, e quest’anno ovviamente viviamo come tutti l’attenzione ai distanziamenti sociali, a cui i bambini sanno dare sempre un valore in più rispetto a noi adulti. Questa sarà una edizione particolare anche perché vedrà ben 14 brani in gara anziché 12, con 16 bambini.
C’è una schiera di grandi firme sempre più vasta ogni anno per lo Zecchino.
Devo ammettere che ho respirato fasi diverse in cui però fortunatamente non è mai calata l’attenzione dei professionisti della musica. Ci sono sempre anche autori meno conosciuti che mettono a disposizione il loro grande talento per lo Zecchino d’Oro. E poi abbiamo come ogni anno firme diverse dello spettacolo che raccontano anche cose molto attuali, senza anticipare troppo dei testi…
Ecco, puoi accennarci solo a qualche tematica che verrà toccata? Si parlerà anche di quello che abbiamo vissuto negli ultimi mesi?
Direi di sì. Ci sono canzoni che raccontano attraverso la naturalezza dei bimbi come ciascuno a suo modo, a livello professionale e umano, faccia la differenza. Qualcuno canterà quanto siamo determinanti nella difesa dell’ambiente che ci circonda. Altri testi apparentemente nonsense in realtà descrivono il caos che si respira nella nostra quotidianità lasciandoci disarmati di fronte agli imprevisti e ci impedisce di capirci. Non mancheranno momenti divertenti dove il bambino si misura sul suo terreno, comprendendo che l’amicizia è il suo valore più grande e tutto sommato non lo mette in contrasto con i suoi coetanei: è bello mettersi anche nei panni degli altri per cercare di capirli meglio senza puntare il dito.
Dal 1996 ormai dirigi il Coro Mariele Ventre: è la tua venticinquesima edizione. Ci sono bambini, che ormai hanno 25 anni e anche di più, cresciuti con te. Il fatto di essere una icona di una manifestazione così importante ti responsabilizza con un carico da 90 o lo vivi solo come grande motivo di orgoglio?
La responsabilità professionale la sento sempre. Insieme alle canzoni dello Zecchino ho accompagnato alcuni momenti dell’infanzia di questi bambini. Ne ho incontrati talmente tanti però, che questo mi fa più che altro entrare maggiormente in una famiglia allargata culturalmente e socialmente. Lo Zecchino d’Oro è anche un fenomeno di costume. Non ho alcuna ansia: ho sempre cercato sin da studente di trovare nella musica una opportunità più che una responsabilità.
Mi piace questa definizione della musica come opportunità. In che modo può esserlo?
La musica è alla portata di tutti ed è una occasione per dare qualcosa in più. Sin dai primi suoni che si fanno quando siamo piccoli, la musica ci ispira. Soprattutto in questo momento storico mi rendo conto che sono le arti a potere fare arrivare in modo ancora più importante la nostra umanità.
Massimiliano Beneggi