Caos Striscia: ora è ufficiale, siamo in dittatura. Lo spettacolo è finito

Sono esplose le polemiche dopo che a Striscia la notizia Gerry Scotti e Michelle Hunziker hanno fatto una caricatura sugli stereotipi cinesi (occhi a mandorla, “l” al posto della “r”). Già, una caricatura: stiamo parlando dell’abc della comicità.

Cerchiamo sul dizionario l’accezione di “caricatura” e proviamo a leggerla:

L’accentuazione, nella figura di una o più persone, di atteggiamenti o tratti ridicoli cui si accompagnano sembianze alterate e contraffatte, tali però da lasciar riconoscere l’originale fornendo materia di riso o di riflessione

Insomma, un modo per sottolineare le gaffes, tutto quello che esce dalla canonicità. Niente di più usuale nel mondo dello spettacolo dove, da sempre, il cabaret utilizza questi stereotipi per fare ridere.

D’altra parte nessuno ha mai creduto che Gina Lollobrigida o Sophia Loren camminassero o parlassero esattamente come le interpretava Pippo Franco nelle divertentissime serate del Bagaglino. E, diciamocela tutta, se non avesse mai usato l’accento napoletano presentandosi “Salve, sono Sophia Loren” e altre frasi indicative, difficilmente avremmo riconosciuto nelle gambe di Pippo Franco la bellezza dell’attrice partenopea. La caricatura dunque è anche utile.

Verrebbe da ricordare agli orientali che nemmeno gli occidentali hanno mai avuto gli occhi a palla come sono stati disegnati dai loro stessi fumetti, così come non è vero che in Italia siamo tutti mafiosi o appassionati di Bunga Bunga. Ma questo è talmente opinabile che non abbiamo mai neppure ritenuto opportuno farlo notare e, con autoironia, abbiamo accettato certe allusioni ben più gravi di un difetto di pronuncia. In effetti l’ironia di Scotti e Hunziker è talmente innocente da diventare persino imbarazzante doverla difendere.

Sì, perché finché eravamo in un mondo libero scherzavamo su noi stessi e ironizzavamo su qualunque stereotipo. Anzi, addirittura nel primo episodio della saga di Fantozzi, il ragioniere e la signorina Silvani si trovavano al ristorante giapponese dove veniva loro servito un cane. E in Italia abbiamo riso e continuiamo a farlo molto guardando quella scena.

Eravamo un Paese libero, ora siamo in una dittatura che impone al mondo di non lavorare, di non uscire di casa, di indossare una museruola e, udite udite, di non ridere. Questo significa uccidere lo spettacolo, che già non se la passa molto bene in questo periodo. Con le scuse a cui sono stati obbligati Scotti e la Hunziker, clamorosamente minacciati di morte sui social, è morta definitivamente la satira. E dovremo a questo punto organizzarci di conseguenza.

Dovremo pretendere le scuse dai tedeschi che cantando Matze Knop elencavano una serie di parole italiane ironizzando sulla nostra cultura; dagli indiani che ci dipingono con questo video come un popolo di razzisti; dagli americani che sbeffeggiarono Silvio Berlusconi; dal mondo intero per la satira sul Papa, vescovo di Roma.

A questo punto cambia tutto: quando riapriremo i teatri non potremo più affrontare ogni argomento come prima. Gli orientamenti sessuali sono già tabù da diverso tempo, anche comprensibilmente visti i troppi casi di violenza gratuita per omofobia: ovviamente ci aspettiamo quindi che non si potrà più fare mezza barzelletta nemmeno su mogli e mariti traditi. Eh sì, anche i mariti: se fare battute sulle donne diventa rischioso perché si entra nel maschilismo, scherzare sulle disgrazie sentimentali degli uomini non può essere considerato meno grave.

Fino a quando non ci forniranno un decalogo di attività possibili, comprensive anche della musica da ascoltare lecitamente, dovremo quindi navigare a vista in questo mondo senza più alcuna libertà. Meno male che doveva andare tutto bene e saremmo tornati migliori: non siamo ancora tornati e siamo più rigidi ed egoisti di prima.

Massimiliano Beneggi

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