E’ una ragazza di trent’anni, ma ha le idee precise da quando ne ha tre: la musica è la sua strada. Mirall, al secolo Greta Ciurlante, pisana doc, è una delle cantanti favorite alla prossima edizione del Festival di Castrocaro, in onda in prima serata a settembre su Raidue, con la conduzione di Paola Perego (la serata sarà registrata in agosto).

Foto di Martina Carnasciali

Figlia d’arte (suo padre è Claudio Ciurlante, alias Acciuga degli Specchio, ricordate “Bambini piangete che mamma ve lo compra”?), Greta vanta collaborazioni con Michela Lombardi, Dirotta su Cuba e persino, scusate se è poco, con Raffaella Carrà (fu corista nell’album Replay) e Massimiliano Pani, che la scelse per cantare in uno spettacolo sulla storia della musica italiana. A poche settimane dalla nuova avventura, dopo avere sfiorato il palco dell’Ariston durante il percorso di AmaSanremo, Greta arriva così a Castrocaro dove riporterà la sua straordinaria originalità già apprezzata in Padre Nostro. Ci ha raccontato così come vive questa attesa.

Greta, qual è la formula magica per realizzare sempre qualcosa di così sorprendente e di grande impatto come fai tu?

Nelle cose che scrivo c’è sempre la sincerità di quello che sono e che vivo, ma non ho mai pensato potesse essere una “formula magica”.

La tua passione per la musica nasce da lontanissimo. Raccontaci dell’inizio del tuo percorso che ti ha portata ad essere quella che oggi conosciamo.

La mia passione per la musica nasce sin da quando andavo all’asilo: avevo un’inclinazione per la musica black & soul. A questo si aggiunse l’esperienza del mio babbo che era un pianista, oltre che un comico: grazie a lui mi avvicinai ai live da giovanissima a 15 anni. Così, influenzata dai miei gusti musicali ma anche spinta da una curiosità e da una naturale propensione alla ricerca su generi anche molto diversi e contrapposti tra di loro, mi affacciai al jazz e iniziai a collaborare con musicisti di un certo spessore. Da lì sono nate varie collaborazioni.

Padre Nostro è una vera e propria preghiera, che spiazza sotto ogni punto di vista. La musica unisce e in qualche modo si rivela essa stessa una sorta di religione: come nasce la canzone?

Questo brano lo abbiamo scritto a quattro mani con Paola Capone, la mia anima gemella artistica. “Padre Nostro” nasce principalmente dal gioco di parole “Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Canto”: ero rimasta molto attratta da questo perché è un po’ quello sento e mi appartiene come stile di vita. Quindi ho costruito questo brano di getto creando la struttura musicale del brano ripetendomi solo quella frase!

Eravamo nel pieno lockdown quando la scriveste, giusto?

Infatti, eravamo colpite emotivamente dall’aggressività sociale delle persone nei confronti della liberazione di Silvia Romano: Padre Nostro è una richiesta di non assuefarci alla violenza, che purtroppo sta diventando un’abitudine anche con i social network, che in realtà costituiscono uno scollamento dalla realtà. E lo dimostra il fatto che dopo un anno e mezzo il lockdown ci ha allontanati più che averci uniti. Stiamo perdendo l’umanità e la frustrazione, dovuta anche a questo periodo storico particolare, porta le persone a una cattiveria gratuita da cui dobbiamo assolutamente uscire.

Hai citato la liberazione di Silvia Romano che, dopo un anno e mezzo, ormai ci eravamo quasi dimenticati tra le tante notizie. Sembra passato un secolo. La musica può tenere viva la memoria e la storia.

Purtroppo le cose passano di moda: il consumismo sociale e la superficialità hanno preso il sopravvento su ogni cosa. Ogni giorno c’è una notizia diversa che porta a scannarsi su una persona, di cui ci si dimentica che essere un essere umano che vive e che ha vissuto magari anche certi traumi.

Una cantante giovane come te, che per promuoversi usa inevitabilmente anche i social, ha tratto profitto dal lockdown o al contrario sono emersi talmente tanti aspiranti musicisti che è stato più difficile esprimerti?

I social, se utilizzati bene, possono portare dei frutti. Se si decide di dedicarsi ai social, questo diventa un lavoro a tutti gli effetti. Io invece non ci sto molto dietro perché sono abituata a cantare dal vivo, al contatto con le persone. Quindi va da sé che, nel mio caso, i social non hanno portato particolari frutti in questo anno e mezzo: è stata in un certo senso una scelta. Ho dedicato il tempo, piuttosto, a scrivere tante cose nuove.

Come arrivi alla finale di Castrocaro?

Arrivo a Castrocaro, anche inaspettatamente e questo trovo sia il bello delle cose. Dopo l’esperienza di Sanremo Giovani, che è stata già una bella soddisfazione per noi, pur senza essere riusciti ad arrivare sul palco dell’Ariston, sono molto emozionata per questa nuova esperienza. Sarà una prima serata su Raidue: sono eccitata, non vedo l’ora!

Cosa ci dobbiamo aspettare da quella serata?

Canterò due cover, che naturalmente sarà una sorpresa! E poi canterò Padre Nostro per la prima volta con un’orchestra davanti a una bella giuria.

Oggi Castrocaro non è più l’unica fucina di giovani cantanti, ma rimane una kermesse storica di ineguagliabile fascino. Quali sono le prospettive dopo questa partecipazione?

Castrocaro sarà innanzitutto un arricchimento: vedremo se aprirà altre porte! La prospettiva numero uno è quella di fare uscire un singolo: ho scritto tante cose che ancora non sono state pubblicate. Poi sicuramente riproverò Sanremo Giovani!

Massimiliano Beneggi