Martedì 29 e mercoledì 30 settembre, al Teatro Manzoni di Milano, finalmente si ricomincia davvero. E lo si fa con un evento particolarmente intenso e coraggioso: Il Sistema. Una storia tutta italiana, che finalmente verrà affrontata senza remore.
Tratto dall’omonimo libro campione di vendite, di Alessandro Sallusti e Luca Palamara (il magistrato che ha ammesso l’esistenza di correnti politiche nell’ordine giudiziario), lo spettacolo vedrà sul palcoscenico Edoardo Sylos Labini con Simone Guarany (scene e costumi Laura Giannisi – graphic designer Beatrice Buonaiuto, video Nicola De Toma – disegno luci Luca Barbati – musiche originali Giacomo Vezzani).

Saranno ripercorse le tappe principiali della carriera di Palamara, ex capo Anm, mettendo in luce mettendo in luce il sistema di vasi comunicanti che si è instaurato tra politica e magistratura negli ultimi trent’anni e che rischia di compromettere l’equilibrio costituzionale del Paese.
Al termine dello spettacolo, Edoardo Sylos Labini e Cultura Identità, organizzano una serie dibattiti sul tema della giustizia e su una nuova visione culturale di Milano.

E’ lo stesso Edoardo Sylos Labini, che è anche consulente artistico del Manzoni, a raccontarci lo spettacolo.
Edoardo, come si struttura Il Sistema?
È il racconto di quanto è successo con la giustizia in Italia negli ultimi 30 anni: lo faremo attraverso immagini, intercettazioni e monologhi, aiutandoci di grafiche splendide di una bravissima artista, Beatrice Bonaiuto. Si tratta della riproposizione teatrale del libro di Sallusti e Palamara, riadattato per il palcoscenico. Con Angelo Crespi abbiamo deciso di inserire anche dei testi del Giulio Cesare di Shakespeare: quella sete di potere di certi personaggi ricorda le cospirazioni delle Idi di marzo. Sembra di essere in Campidoglio 2000 anni fa!
Ci tenete a precisare che lo spettacolo non vuole far venire meno la fiducia nell’indipendenza della giustizia, però il tema viene affrontato in maniera spinosa…
Il finale è dedicato a Falcone e Borsellino, simboli di tutti quegli eroi che hanno dato la vita per la giustizia. È a loro che dobbiamo pensare come esempi. I magistrati puliti devono alzare la testa e ribellarsi al sistema che sta ormai facendo passare la magistratura per qualcosa di marcio. Basti vedere cosa è successo settimana scorsa (le sentenze ribaltate sulla trattativa Stato-mafia, ndr): un teorema su cui hanno puntato il dito per anni, alla fine è decaduto. Migliaia di persone in carcere hanno avuto una vita rovinata: chi risarcirà di quella malagiustizia? Ci sarà qualcuno che pagherà?
Certo, difficile ipotizzarlo. Ma allora come si può fare per avere realmente quella fiducia nella magistratura di cui parlavamo prima?
Ci vorrebbe una riforma della giustizia e del Csm: ci vorrebbe un sorteggio per votarne i membri. Non bastano i referendum se in Parlamento non si fa nulla poi attivamente per metterli in pratica. Ci vorrebbe in Parlamento qualcuno che conosca bene il sistema per scardinarlo da dentro. Non a caso Palamara, che è stato protagonista del sistema per poi scoperchiare il vaso di Pandora, ora si candida, perché lui, conoscendo quel sistema, sarebbe in grado di fare emergere tutto e fermare quella macchina.
Il sistema riguarda anche il mondo dello spettacolo?
Eccome. Purtroppo, nella cultura come nella magistratura, se non si è di sinistra non si va da nessuna parte. Questo è il vero sistema da scardinare. Dal Dopoguerra in poi, secondo i dettami gramsciani, il Partito Comunista e tutte le sue evoluzioni genetiche -oggi sono persino sardine– hanno occupato quei settori che il centrodestra ha lasciato in mano a loro. Così da decenni è la sinistra a fare il bello e il cattivo tempo. Nel mondo dello spettacolo se sei di sinistra lavori, altrimenti sei fermo: questo è accaduto anche nella magistratura. Palamara è stato cacciato quando con la sua corrente di centro si è unita a quella dei renziani per lasciare fuori quella di sinistra dalle posizioni importanti: cosa che non era mai successa fino a prima.
La politica in che modo poteva essere più vicina alla cultura in questo ultimo anno e mezzo?
Innanzitutto non bisognava chiudere i teatri, invece il ministro Franceschini ha permesso tutto ciò, anche se non viene mai ricordato di che partito sia perché non fa comodo. Lo spettacolo è il settore che più ci ha rimesso nell’omertà di tutti quegli artisti che fanno i girotondi! Con Culturaidentità (l’associazione fondata dallo stesso Edoardo, ndr) ho lanciato un patto per la cultura, ossia un manifesto per rilanciare le nostre città attraverso il loro patrimonio artistico.
Ecco, ce lo diciamo a pochi giorni alle elezioni amministrative delle più importanti città italiane, cosa vorresti che possano fare le nuove amministrazioni per lo spettacolo?
Lo Stato e le istituzioni locali e nazionali dovrebbero aiutare le associazioni private che dimostrano di essere valide al punto da potersi sostituire allo Stato. L’IMAIE per esempio fa più del ministero della cultura. Lo Stato dovrebbe risarcire le compagnie teatrali per ogni posto vuoto imposto dai distanziamenti. Le proposte ci sarebbero, invece si è sentito parlare dal suddetto ministro di Netflix come del nuovo modo di vivere lo spettacolo in Italia, dimenticando che il teatro si fa dal vivo…
Al termine de Il Sistema ci sarà anche un dibattito. Come si svolgerà?
La prima sera ci sarà Alessandro Sallusti che si collegherà in video con Luca Palamara; il secondo giorno interverrà Augusto Minzolini con il professor Stefano Zecchi. Avrà un suo ruolo anche il pubblico che parteciperà attivamente. Partiremo dalla giustizia per scoprire come funziona il sistema in Italia, anche nel campo della cultura.
Massimiliano Beneggi