Dal 28 al 31 ottobre, al Teatro Manzoni di Milano alle 20.45, Debora Villa torna a divertirci (e a farci riflettere) con Gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere. Il monologo, che prende le mosse dall’omonimo best seller di John Gray, è un’occasione per scoprire una volta di più le differenze tra il modo di pensare maschile e quello femminile. Marziani contrapposti a figure eteree. Ma sarà davvero così?
Tutto, ovviamente, sarà affrontato con la grande consueta ironia di Debora Villa che, come ci racconta in anteprima, veste i ruoli di una cittadina di Venere superpartes, sapendo quindi scherzare su entrambi i sessi. Insomma, una parità sotto ogni aspetto: tutti abbiamo il diritto di essere presi in giro!

Debora, questo spettacolo vedrà solo te sul palcoscenico, ma ci sarà un’interazione con il pubblico?
Il pubblico è sempre coinvolto dall’inizio alla fine perché si tratta di una terapia che riguarda tutti, nessuno escluso! Tenendo fede al testo di John Gray, ironizzo su quel confronto tra uomini e donne mettendo in luce le idiosincrasie della coppia. Secondo Gray, per esempio, l’uomo è sequenziale e la donna è multifunzionale; l’uomo vuole risolvere i problemi da solo e la donna tende a parlarne; l’uomo viaggia per competenza, la donna lo fa per migliorare la qualità della relazione. Trovare il lato comico in tutta questa griglia psicologica assolutamente reale, mi piace molto.
E alla fine cosa ne emergerà?
Si risolve tutto in tarallucci e vino. Sia chiaro, non si fa una lezione di vita, nè una gara tra chi è meglio e chi è peggio. E’ semplicemente un gioco che ci permette, comunque, di guardare a noi stessi e alle proprie dinamiche oltre che a quelle dell’altro.
Il lockdown ci ha permesso l’anno scorso di conoscerci tutti un po’ meglio tra le mura domestiche. Lo spettacolo risente anche di quello che è accaduto nell’ultimo anno e mezzo?
No, il testo è rimasto quello già strutturato sul libro di Gray come ce lo eravamo preparato prima del Covid. Ovviamente in altri spettacoli parlerò della quarantena: ogni comico deve raccontare l’attualità.
Un’ironia sulla differenza tra uomini e donne che si riassume in una uguaglianza di fondo anche sotto il profilo dei difetti. A che punto siamo, invece, con la parità dei sessi, anche nel mondo dello spettacolo?
C’è sicuramente sempre strada da fare, in ogni ambito: i cambiamenti non avvengono superando una linea retta, ma sempre a spizzichi e bocconi. Ci si evolve in qualcosa per regredire in altri ambiti: non c’è un andamento societario univoco. Qualche giorno fa, per esempio, ho letto una dichiarazione di Barbero, divulgatore storico squisito che stimo moltissimo, secondo cui le donne sono strutturate in modo diverso rispetto agli uomini e per questo non riusciranno mai a ricoprire ruoli di comando. Mi ha fatto riflettere: se uno storico arriva a pensare una cosa del genere significa che viviamo ancora un retaggio talmente permeato nel nostro DNA, per cui anche uno degli uomini più illuminati non ha fatto caso alla gaffe.
Intendi dire che siamo troppo abituati a non immaginarci le donne in ruoli di comando?
È così. Ormai quando si fa una concessione, anche su questi temi, si pensa di fare della magnanimità, che invece non dovrebbe esistere. Dovrebbe esserci piuttosto equaniminità. Questo fa pensare che ci sia ancora da lavorare. Il problema talvolta è molto serio. Viviamo soprusi quotidiani, femminicidi quotidiani maledetti e, su questo, non si può transigere. L’essere umano maschile non è comunque fatto tutto in un certo modo, per fortuna, e bisogna dircelo.
Cosa ti diverte di più di questo spettacolo?
Mi fa sempre molto ridere il tema della sequenzialità contrapposta al multitasking: è un argomento in cui si riconoscono tutti ogni volta. Diciamo comunque che si può pescare a mani basse in questo testo, sicuri di potersi divertire trovandovi delle verità. Per esempio, anche la competitività dell’uomo è molto divertente: persino dopo l’atto fisico dell’amore, lui vuole il feedback per la sua prestazione. Ovviamente non vuole un feedback reale, ma lo esige positivo dando per scontato di aver raggiunto l’obiettivo. Nel frattempo, la donna dopo il primo rapporto, è già partita con la fantasia immaginandosi sposata con figli, raccontando a chiunque l’esperienza straordinaria vissuta a livello energetico, dove ha sentito le anime che si andavano a incontrare. In realtà ovviamente era solo del gran buon sesso…
Un argomento su cui sei riuscita a ironizzare e che, prima di questo testo, ti faceva incavolare?
La comunicazione all’interno della coppia. Quando l’uomo ha un problema non ne vuole parlare; se il problema è della donna il partner non lo vuole ascoltare. Effettivamente però noi donne parliamo sempre, anche da sole piuttosto, con una certa logorrea. L’uomo, invece, ha una forma mentis diversa: Gray dice che il maschio si chiude in una caverna perché ha bisogno di riflettere con se stesso. Credo sia una grande verità: per noi donne il silenzio non esiste. Esistono anche studi di scienziati che sostengono che la voce femminile danneggi il cervello maschile. Insomma non ci possiamo lamentare davvero di niente, siamo responsabili noi stesse! Devo dire che, grazie a questo libro di Gray, ho capito molto di più il mio compagno!
Massimiliano Beneggi