Debutto nazionale questa sera 28 gennaio al Teatro Oscar di Milano (via Lattanzio) per Mani Bucate (in scena fino a domenica 30 gennaio) di Giovanni Scifoni che ci presenta la figura di San Francesco secondo il suo punto di vista. Lui, infatti, lo vede come il più grande artista della storia in grado di raccontare la storia di Dio con assurda creatività, mostruosa teatralità e performatività del corpo.
Ripercorrerà la sua vita, captando le risorse per cui lui riesce ad ottenere una così immensa fama e fascino capace di attirare anche chi non crede.

Così racconta alla stampa lo spettacolo lo stesso Scifoni:
Come si fa a parlare di San Francesco D’Assisi senza essere mostruosamente banali? Come farò a mettere in scena questo spettacolo senza che sembri una canzone di Jovanotti?
Se chiedo a un ateo anticlericale “dimmi un santo che ti piace”, lui dirà: Francesco. Perché tutti conoscono San Francesco? Perché sono stati scritti decine di migliaia di testi su di lui? Perché è così irresistibile? E perché proprio lui? Non era l’unico a praticare il pauperismo. In quell’epoca era pieno di santi e movimenti eretici che avevano fatto la stessa scelta estrema, che aveva di speciale questo coatto di periferia piccolo borghese mezzo frikkettone che lascia tutto per diventare straccione? Aveva di speciale che era un artista. Forse il più grande della storia. Le sue prediche erano capolavori folli e visionari. Erano performance di teatro contemporaneo. Giocava con gli elementi della natura, improvvisava in francese, citando a memoria brani delle chansone de geste, stravolgendone il senso, utilizzava il corpo, il nudo, perfino la propria malattia, il dolore fisico e il mutismo.
Il monologo, orchestrato con le laudi medievali e gli strumenti antichi di Luciano di Giandomenico, Maurizio Picchiò e Stefano Carloncelli, si interroga sull’enorme potere persuasivo che genera su noi contemporanei la figura pop di Francesco, e percorre la vita del poverello di Assisi e il suo sforzo ossessivo di raccontare il mistero di Dio in ogni forma, fino al logoramento fisico che lo porterà alla morte, dalla predica ai porci fino alla composizione del cantico delle creature, il primo componimento lirico in volgare italiano della storia, Francesco canta la bellezza di frate sole dal buio della sua cella, cieco e devastato dalla malattia. Nessuno
nella storia ha raccontato Dio con tanta geniale creatività. Santa creatività.
Il vero problema è che Francesco era un attore molto più bravo di me.
Comunicato stampa ufficiale