“Oh bella Ciao? No, no! È una canzone molto politica e io non voglio cantare canzoni politiche”. Così Laura Pausini ha risposto a un programma di una tv spagnola, dove il gruppo di conduttori stava simpaticamente per omaggiare il canto popolare, simbolo per eccellenza della lotta partigiana.
Il rifiuto della cantante italiana, però, non è piaciuta a molti che, nelle ultime ore, sono insorti contro di lei sui social. Effettivamente, Oh bella ciao non è un canto partigiano, come raccontammo noi stessi in questo articolo di due anni fa. Nella medesima occasione, tuttavia, rammentavamo come la sinistra si sia di fatto incautamente appropriata della paternità dell’antico canto delle mondine, fino a farlo diventare un inno detestato ormai dagli elettori di centrodestra.
Così, se a Michele Santoro venne spontaneo rivendicare la propria orgogliosa appartenenza politica introducendo una puntata di Sciuscià (2002), alla Pausini è risultata immediata una reazione di stizza, per evitare etichette politiche che non hanno mai contraddistinto una cantante di melodie d’amore. E’ proprio questo che non è piaciuto a tanti, specie a pochi giorni dalle elezioni che cambieranno il governo.

Sembra evidente, infatti, che a fare notizia sui media e sui social non sia tanto l’errore di interpretazione storica del brano, quanto piuttosto il rifiuto della Pausini ad appartenere a una parte politica. Un affronto per la sinistra, da sempre abituata a sentirsi omaggiata e appoggiata dagli artisti. Perché “arte e cultura” sarebbero di loro indiscutibile dominio.
Non è certo la prima volta che accade: Lucio Battisti e Claudio Baglioni furono accusati di essere fascisti (le mezze misure non sono mai piaciute alla massa) solo perché cantavano storie d’amore, senza unirsi alla classe dei “cantautori di protesta”. Peccato che il Festival di Sanremo 2019, diretto proprio da Baglioni, si rivelò uno di quelli più politici, con ospiti e giurati notoriamente di sinistra, che diedero la vittoria a Mamhood in chiaro clima di contestazione contro l’allora Ministro degli Interni Matteo Salvini. Il silenzio, però, non è ammesso da alcuni: chi non si schiera apertamente a favore di messaggi sociali, è ritenuto di destra. Anche l’anarchia è, in fondo, comunemente interpretata di sinistra: cantautori come Giorgio Gaber e Fabrizio De André sono stati più volte utilizzati quali bandiere socialiste, sebbene si dichiarassero contro il sistema, di qualunque parte esso fosse. E in molti non hanno mai perdonato voti notoriamente dati al centrodestra da parte di Roby Facchinetti, Pippo Franco, Riccardo Scamarcio, Massimo Boldi, Enrico Montesano, Enrico Ruggeri, Pupo, Valeria Marini.

Appoggiare il centrodestra non è di moda. Anzi, è una novità che spaventa molti. Così, come molti si scandalizzarono di fronte all’aperto schieramento di Raimondo Vianello e Mike Bongiorno per l’amico Berlusconi nel 1994, oggi sono in tanti a utilizzare colate d’odio nei commenti ai post di Christian De Sica, Morgan e Sergio Castellitto che, nelle ultime ore, si sono prestati al gioco lanciato da Vittorio Sgarbi. “Se io fossi a Bologna, non farei Casini. Voterei al Senato, Vittorio Sgarbi, con tutto il rispetto per i casini”, dichiarano tutti e tre in video che alludono all’avversario politico del candidato di Noi Moderati.
Insomma, per la prima volta dopo tanti anni sembra che anche il centrodestra possa avere elettori vip senza vergogna. Qualcuno tace, perché magari non gli interessa schierarsi. Un’onta impossibile da accettare per chi si aspettava di sentire l’ugola della Pausini intonare Oh bella ciao. Così come Rita Dalla Chiesa ha dovuto quasi giustificare la sua candidatura con Forza Italia, al pari di Iva Zanicchi qualche anno fa. Nessuno, però, si è mai sognato di chiedere il perché di una discesa in campo con la sinistra a Gino Paoli o a Gina Lollobrigida.
Funziona così, come una legge non scritta: se sei di centrosinistra puoi chiamarti Fedez, Mannoia, Giorgia, Vecchioni, Ghali o come ti pare e vai di diritto al concerto del Primo Maggio, idolatrato come un eroe, ma se sei di centrodestra o ti permetti di non schierarti, sei da biasimare. Buonanotte alla democrazia.
Massimiliano Beneggi