È in scena fino al 30 ottobre, al Teatro Manzoni di Milano, la commedia scritta e diretta da Edoardo Erba, Il marito invisibile (produzione Ipocriti Melina Balsamo), con Maria Amelia Monti e Marina Massironi. Ecco la nostra recensione per questo primo spettacolo di prosa della stagione del Manzoni nel suo 150esimo anniversario.

IL CAST
Maria Amelia Monti, Marina Massironi. Regia di Edoardo Erba.
LA TRAMA
Fiamma (la Monti) è una donna pragmatica, da 32 anni insieme al marito Orlando con il quale conduce una vita ordinaria ai limiti dell’abitudine, ma forse invidiabile proprio per la sua trasparente normalità che le consente di avere stabili punti di riferimento. Lorella (la Massironi) è molto sfortunata in quanto a relazioni affettive; la sua vita è ricca di colpi di scena ed energia. Probabilmente questa montagna russa di emozioni è proprio quella che vorrebbe, nel suo inconscio, anche l’amica Fiamma. Dopo il lockdown, le due si rivedono nella modalità ormai più usuale della comunicazione: la videochiamata. Lorella appare molto cambiata dal periodo di isolamento forzato: è più esagitata del solito, confusa, felice, innamorata. Con sorpresa dell’amica, dichiara di essersi sposata con Lukas, un uomo conosciuto in chat. Peccato che Lukas sia…invisibile! Fiamma è sconvolta dalla stranezza di Lorella, che evidentemente deve avere raggiunto un alto livello di esaurimento per arrivare a ciò. In una serie di videochiamate, dove il sentimento di amicizia fa alternare la sincerità e il supporto incondizionato, Fiamma scopre che Lukas in realtà esiste davvero. E mentre suo marito Orlando è in un’altra stanza, ecco che qualcosa cambia per sempre le sue convinzioni…
LA MORALE
L’essere è, il non essere non è: ossia, ciò che non può essere pensato, non può nemmeno esistere, dunque non è. Su questa regola di Parmenide si fondarono, secoli fa, le basi della filosofia e, nonostante la sua apparente banalità, ancora non abbiamo imparato ad apprezzare quanto sia vera. In quest’epoca dove farsi ascoltare sembra utopistico, ci fidiamo molto di ciò che vediamo, ma non di quello che ci viene raccontato: eppure se è argomento di dibattito, secondo quanto diceva Parmenide, deve esistere necessariamente. È proprio così: le app e i cellulari ci hanno reso alieni a questa vita, facendoci essere reciprocamente il nulla con chi ci sta intorno. E mentre l’egoistico silenzio dei cellulari dilaga, scopriamo di aver ottenuto quel super potere che abbiamo rincorso per tanti secoli: l’invisibilità.
IL COMMENTO
Una divertente commedia che offre due piani di osservazione: quello surreale e quello metaforico. Il primo è immediato e fa ridere a crepapelle: come non divertirsi davanti a una donna che parla con naturalezza insieme a un marito visibile solo ai suoi occhi? Il piano metaforico, invece, arriva un po’ più tardi, ma non appena lo si avverte ecco che le risate lasciano posto alle amare riflessioni: quell’invisibilità dilagante ci riguarda molto più di quel che si possa pensare, fagocitati come siamo dal progresso (o regresso) tecnologico. Questo spettacolo è una seduta psicoterapeutica e, proprio allo stesso modo, racconta tutto quello che non vorremmo mai sentirci dire circa il nostro subconscio. Tutto avviene in una videochiamata dove, come di consueto, si perde più tempo a cercare la connessione di quanto non se ne impieghi a parlare di argomenti significativi. E intanto, mentre sottovalutiamo gli effetti dell’incomunicabilità con chi ci sta vicino, perdiamo il senso della realtà. Dunque, chi vorrà evadere potrà godersi questo originale testo nel suo puro surrealismo; chi non teme lo sguardo della psicoanalisi, potrà concentrarsi anche sul livello metaforico. Anche la struttura aiuta molto l’attenzione della platea: cinque parti di racconto che formano un unico atto. In poco più di un’ora si condensa una storia ricca di spunti e di riflessioni. La presenza dell’invisibile Lukas è sempre sottolineata dalle musiche di Massimiliano Gagliardi. Praticamente il pubblico viene preso per mano nel racconto, tanto complesso quanto scoppiettante.
IL TOP
Maria Amelia Monti sa essere irresistibile con la sua “faccia di gomma” che esprime ansie e preoccupazioni della quotidianità di una donna abituata alla normalità. Marina Massironi è un’esplosione di colori vocali e di cambi repentini di umore. La coordinazione nei movimenti è ancor più da applausi in questo testo, decisamente atipico per il teatro. Le due protagoniste, infatti, non si guardano mai in faccia, ma riescono a interagire tra loro con straordinaria credibilità: praticamente è quasi come se recitassero in due monologhi, che però il pubblico si gode come un tradizionale dialogo. Per questa difficile prova da attrici, vale la pena vedere Il marito invisibile e lasciarsi guidare dalla bravura di due donne che non hanno bisogno di presentazioni, ma sanno sorprendere incredibilmente.
LA SORPRESA
La regia di Edoardo Erba è un colpo di genio che sbalordisce e ribalta tutte le regole del teatro. Le attrici infatti sono sedute dietro a due scrivanie, riprese da due videocamere le cui immagini, proiettate in diretta su maxi schermi sopra di loro, rappresentano ciò che si vede nella videochiamata. Curioso come sul palcoscenico abbiano alle spalle uno sfondo blu quasi asettico, mentre nelle immagini della chat siano accompagnate da sfondi molto più ricchi di arredamento. Una cucina, dove nel frattempo bolle qualcosa in pentola e si riflettono persino luci di un ipotetico salotto, dietro a Fiamma. Una camera da letto intrigante alle spalle di Lorella. È proprio vero: la realtà virtuale possiamo sempre farla essere più bella di quella reale. Ma, a questo punto, siamo sicuri di sapere quale sia la realtà reale? Il pubblico teatrale, in ogni caso, amerà ancora una volta guardare più il palcoscenico (vero) dello schermo (virtuale).
Massimiliano Beneggi