Ho detto “Tira una palla!” è già un tormentone tra chi (pochi per la verità) guarda Il Circolo dei Mondiali. La trasmissione è un salotto serale che, dopo l’ultima partita delle 20, riepiloga la giornata calcistica in modo semiserio. L’intento del programma era già chiaro dalla sigla, composta da Fabio Celenza, musicista ironico di Vasto, classe 1987. La sua peculiarità è quella di doppiare in modo completamente imprevedibile e originale filmati già esistenti. Ma a sorprendere non è tanto che, su un video con la Carrà nel caso di questa sigla, si possa sentire la voce di Celenza cantare Tira la palla, che già di per sé sarebbe abbastanza inaspettato. Quel che stupisce più di ogni altra cosa è che, a guardare il labiale della mitica Raffaella, sembra proprio che anche lei dica “Tira una palla”. Esattamente come Roby Baggio commenta “Ho sempre avuto una palla”, quindi altri campioni – da Ronaldo il Fenomeno a Maradona- ripetono frasi che ribadiscono l’oggetto della questione come “E la palla di Pelé” fino all’esilarante “È rossa la palla”. Una canzone quasi impossibile da ricantare per quanto è cacofonica, con un ritmo che più sincopato non si può. Si rischia anche di prendere a sberle i cuscini che si hanno a disposizione sul divano, per l’irritazione che crea quella canzone. Se così si vuole chiamarla. Eppure dura meno di un minuto e, quando finisce, già ce ne si dispiace, perché a quel punto si stava prendendo gusto a vedere quei personaggi dichiarare cose astruse. Dopo lo estraniamento iniziale, quindi, si entra nella modalità Celenza e se ne comprende il genio. Perché ci vuole quello per creare opere del genere. Nessuno dei protagonisti dice davvero quello che canta Celenza, ma sembra così: merito di uno straordinario gioco di autoconvincimento su cui si potrebbe scrivere un libro psicologico. I nostri occhi riescono a vedere tutto ciò che la mente suggerisce, specie se indotta. Niente è completamente reale, tutto è infarcito di illusioni. Vale anche per il programma: in effetti la sigla canterà anche di tirare anche una palla, ma Il Circolo dei Mondiali riesce a farcene venire due talmente grandi che basterebbero a riempire un albero di Natale intero.
Della Bobo Tv abbiamo già parlato, ma i commenti Mondiali della Rai continuano a non convincere.
Sul flop del programma (in media 11% di share, alle 22 su Raiuno) già ampiamente criticato da molti, riflettono in diretta persino i protagonisti. La professionale, ironica, preparata e mai fuori posto Alessandra De Stefano è lasciata praticamente sola. Si interroga in mezzo si suoi ospiti (Sara Simeoni, Juri Chechi, Adriano Panatta) sul perché non sia possibile fare trasmissioni leggere sul calcio, permettendosi di sorridere ogni tanto. No, il problema è un altro: qui si ride sempre e si cercano distrazioni continue rispetto all’argomento calcistico. Tanto per cominciare, se si fosse voluto avvicinare un pubblico non solo appassionato di calcio, si sarebbe dovuto evitare il tavolone tipico dei processi sportivi, con i partecipanti tutti paralleli tra loro. Ci voleva uno studio più accattivante, senza limitarsi solo all’eccezionale orchestra. Se invece si voleva un pubblico calcistico, allora parliamo di calcio: anche sorridendo, ma almeno con un obiettivo ben preciso. Come al solito, quando si vuole accontentare tutti, si scontenta chiunque. D’altronde non poteva essere diversamente: se tra gli ospiti fissi hai uno Juri Chechi, sbeffeggiato dal guascone Panatta per essere lontano anni luce dal mondo del calcio, e una Sara Simeoni che pone le domande prevenendo di non essere intenditrice del pallone, che ti vuoi aspettare? Qualcuno che conosca lo sport in oggetto c’è?

Alla fine del Mondiale ci saremo pure affezionati a questo improponibile salotto, e tutto sommato venti giorni passano in fretta. Speriamo almeno, perché tra Messi che canta Una palla in modo stralunato e commentatori che ridono senza dare un senso alle conversazioni, sembra di aver mangiato pesante ogni sera.
Massimiliano Beneggi