Uno, nessuno, centomila: all’Out Off tanta poesia e originalità – RECENSIONE

Fino al 22 dicembre, al Teatro Out Off di Milano, è in scena Uno, nessuno, centomila (produzione Out Off e MTM) di Luigi Pirandello. Ecco la nostra recensione.

IL CAST

Gaetano Callegaro, Stella Piccioni, Mario Sala. Regia di Lorenzo Loris

LA TRAMA

Vitangelo Moscarda si accorge un giorno, osservandosi allo specchio, di avere il naso pendente più verso un lato. Lo ha sempre avuto, ma non se ne era mai reso conto finché la sua coscienza non ha deciso improvvisamente di farglielo notare. Da quel momento nasce un percorso dove Vitangelo si preoccupa della sua identità: evidentemente non siamo solo la persona che ci siamo convinti di essere, bensì rappresentiamo chi si vuole che possiamo essere. Tutto viene messo in discussione, a cominciare dal nome: in effetti la moglie, di cui appare succube, lo chiama Gegè. E quando è con lei, Vitangelo non esiste per lasciare posto a Gegè. E davvero è lei a comandare nella coppia oppure le viene solo fatto credere? Dunque nulla ha un’unica realtà. Ma avere centomila personalità forse equivale a dire che non ne esista nemmeno una. Così Moscarda riflette tra sè e sè parlando con i suoi alterego, nonché con la proiezione che si è creato di sua moglie. Ciò che ha fatto nel passato, ora gli appare ridicolo esattamente come sembrava a chi lo osservava, facendogli notare certi rischi eccessivi dal punto di vista imprenditoriale. Emergeranno difficoltà e contraddizioni nel rapporto con il lavoro, con il suocero, con il padre, ma soprattutto con se stesso. L’insoddisfazione eterna, però, potrebbe trasformarsi: finché la vita non è finita, infatti, tutto può ancora cambiare.

LA MORALE

Siamo personaggi più che persone, che interpretano il ruolo richiesto dalla società. Decidiamo noi chi essere, ma potrebbe non bastare, perché poi saranno gli altri a decidere come interpretarci. Ecco perché ogni azione potrebbe essere rivedibile con il nostro alterego e non è detto che le cose cambierebbero sempre in positivo. Chiaramente, entrando in questo ragionamento di Vitangelo, si rischia di finire in una ossessione costante senza soluzione. L’unica cosa che possiamo fare è non preoccuparci unicamente di ciò che penseranno gli altri, per costruire la nostra personalità prendendoci cura di noi stessi. Già, vallo a dire a chi oggi comunica solo mediante i social, in attesa di un like…

IL COMMENTO

Un testo così conosciuto, ma dalle sfaccettature più molteplici delle personalità di Moscarda, richiede ampia originalità per realizzare una messa in scena che sappia distinguersi e al tempo stesso raccontare la vicenda. Ci ha pensato Renato Gabrielli, che ha adattato il celebre romanzo di Pirandello in un modo completamente nuovo e rivoluzionato. La storia rimane la stessa, fedele alle parole dell’autore. In scena, però, è come se ci fosse solo un personaggio, interpretato da tre attori. Gaetano Callegaro è il titolare della personalità di Moscarda, poi ci sono Stella Piccioni (la moglie secondo la proiezione che ne ha Moscarda) e Mario Sala (alter ego, voce della coscienza in perenne conflitto con lo stesso Moscarda). Quella di Pirandello è una filosofia che non smetterà mai di narrare l’attualità, impedendoci ogni volta di trovare una risposta definitiva. I grandi perché della vita, raccontati con quell’ironia e quella precisione psicologica che l’autore siciliano amava usare, diventano meno fastidiosi. E nella cornice dell’Out Off, dove le distanze tra palcoscenico e platea sembrano quasi inesistenti, il coinvolgimento del pubblico è massimo. Andate a teatro ogni tanto: costa meno di una seduta psicologica e, anzi, arricchirà di cultura.

IL TOP

Stella Piccioni, eccezionale interprete nel ruolo della consorte di Vitangelo Moscarda, è perfetta anche nelle controscene, da cui si inserisce meravigliosamente nella scena principale. Sa cantare, dialogare col pubblico, persino fischiare con le dita. È lei a dare il ritmo più incisivo allo spettacolo.

LA SORPRESA

La capacità dei tre attori di controbattere a ogni affermazione è straordinaria. In questo gioco di molteplici personalità, non è solo il pubblico a doversi concentrare e comprendere che si tratta di un unico personaggio in scena. È praticamente un monologo, con tre attori. Geniale. L’adattamento del testo, con le scelte registiche di Lorenzo Loris, coinvolgono e rendono accattivante la storia fino all’ultimo. Uno degli spettacoli più difficili da recitare: Callegaro, Sala e Piccioni sanno farlo donando anche quel lato più poetico che, a volte, rischia di sfuggire nella lettura di questo testo.

Massimiliano Beneggi