È cominciata ieri la 65a edizione dello Zecchino d’Oro. Tre puntate pomeridiane in giorni consecutivi, compresa la finale in onda domani 24 dicembre. Scelta curiosa quella di spostare la gara canora dell’Antoniano da fine novembre ai giorni a ridosso del Natale. “Così sotto l’albero i bambini canteranno le canzoni dello Zecchino, ingannando la perenne della vigilia”, devono aver pensato Carlo Conti e gli organizzatori. Può darsi, ma giornalisticamente parlando sarà dura trovare attenzione mediatica il 25 dicembre per la canzone vincitrice. Dovrà fare tutto la Rai, portando il brano trionfatore a essere la colonna sonora in ogni trasmissione in onda nelle feste imminenti. Speriamo succeda cosi, altrimenti ci prepareremo a una lenta dipartita dello Zecchino proprio come accaduto per Miss Italia. A proposito, la finale del concorso di bellezza è andata in onda solo sul web due giorni fa: ha vinto Lavinia Abate, ma quasi nessuno se n’è accorto. Ecco, la tv consente ancora di vivere le tradizioni senz’altro più delle piattaforme social. È appunto per questo che il cambio di data dello Zecchino, spezzando la liturgia a cui eravamo abituati, ci fa leggermente preoccupare. C’è una tensione a far somigliare il piccolo schermo al web, che desta più di un pensiero.
D’altra parte, tutto necessita di novità ed esperimenti. Sì, ma senza snaturare le cose.
Lo Zecchino d’Oro è profondamente cambiato negli anni. Non andando più in onda il settimanale La banda dello Zecchino, manca tutta quella preparazione intorno allo spettacolo che diventava l’evento più importante per i bambini. Oggi la gara di canzoni è diventata una trasmissione che deve riassumere tutto ciò che, una volta. eravamo abituati a vedere durante l’anno. Così i cantanti sono annunciati da brevi clip dove si raccontano, come succede nei talent show. Ci hanno sempre insegnato che a vincere fosse la canzone e non il cantante, ma l’aggiornamento rispetto ai nuovi meccanismi televisivi trasforma anche i partecipanti allo Zecchino in piccole star. Paolo Conticini e Francesca Fialdini (alla loro quinta edizione, la seconda insieme) presentano la canzone in gara con una breve descrizione, quindi i bambini si esibiscono e infine dialogano con i conduttori. Conversazioni studiate a tavolino, dove sembra mancare l’emozione degli intervistatori: lontani i tempi in cui Tortorella si lasciava coinvolgere con interesse dai racconti dei bambini, senza dare l’impressione che tutto fosse preparato nei dettagli. Persino la posizione del Piccolo Coro, ora subito dietro ai cantanti, appare meno importante: sono delle comparse che devono lasciare spazio ai protagonisti in gara, non dialogano più con loro al fine di fare esprimere al meglio il brano.

Lo Zecchino d’Oro è rimasta l’unica trasmissione per bambini sulle reti principali. Si approfitta dunque della sola occasione rimasta per fare puro intrattenimento, senza preoccuparsi di trasmettere quella atmosfera emozionante, che creava anche un po’ di sana ansia ai piccoli protagonisti. Oggi, anzi, sembrano tutti già pronti a fare la tv. I giurati con le palette non paiono giocare, ma devono dare giudizi critici circa le canzoni appena ascoltate. Per farlo, qualcuno di loro (intervistato dai giovanissimi e simpatici Ninna e Matti) non sa ovviamente dire nulla di più di “Mi è piaciuta perché è bella”. Qualcun altro, invece, usa toni filosofici al pari di come avrebbe fatto Umberto Eco, e questo toglie un po’ di poesia all’essere bambini.
C’è da dire che chiunque si accorgerebbe che questa edizione non va nemmeno in onda in diretta: al di là di un paio di tagli riusciti meno bene, la scritta introduttiva “dall’Antoniano di Bologna”, senza la nomenclatura “in diretta” suscita più di un sospetto sui cui Striscia potrebbe indagare. Per fortuna le canzoni sono ancora interpretate senza playback, sebbene in troppi autori sperimentino generi contemporanei e talvolta meno nelle corde vocali dei bambini. Risultato, brani dai ritmi sincopati, spesso difficili da cantare per piccoli interpreti, la cui peculiarità è per natura quella di saper toccare note alte su ritmi ben scanditi. Questa moda di trattare da adulti coloro i quali non dovrebbero avere fretta di crescere, potrebbe essere rivista, e non vale solo per lo Zecchino, che resta comunque la più grande gara canora a cui importanti autori ambiscono a partecipare.
Lo show di Conticini e Fialdini dunque non manca di divertire, ma sembra andare tutto troppo di corsa e quasi con freddezza. Nota di colore il Grande Mago (in passato interpretato già da Giorgio Comaschi e Francesco Salvi, da diversi anni è Alessandro Politi), che regala momenti di ilarità con improbabili giochi di prestigio, puntualmente sbugiardati.
Oggi e domani le ultime due puntate (sempre disponibili su Rai Play). Il servizio pubblico non perda dunque l’occasione di far diventare la canzone vincitrice un inno delle prossime feste. Facciamo in modo che lo Zecchino d’Oro non perda almeno un pizzico della sua magia. Il giorno di Natale, coi regali da scartare, il rischio che ciascun bambino abbia già dimenticato lo Zecchino finito il giorno prima è altissimo.
Massimiliano Beneggi