Incredibile a Sanremo. E pensare che la storia, 72 anni fa, era cominciata con Grazie dei fior. Durante la prima serata del Festival, poco fa, Blanco stava cantando la sua nuova canzone L’isola delle Rose. Un brano che, a dirla tutta, non eccelle per comprensione di parole: anzi, a essere proprio franchi, l’eccesso di autotune fa sì che non si capisca niente dell’intero testo. D’altra parte l’autotune si usa per coprire gli errori, nonché in sostituzione di una voce inesistente.

Dunque, Blanco, visibilmente alterato e nervoso fa il suo ingresso sul palcoscenico, iniziando a prendere a calci le rose (vere) intorno a lui. Naturalmente sempre con la camicia totalmente sbottonata: l’eleganza può darsi da parte insomma. Dopo il primo ritornello, lamenta di non sentire la sua voce nell’ auricolare. Quindi smette di cantare, degno del miglior Grignani al Festivalbar, e prende a calci tutto l’intero rosaio con un atteggiamento sprezzante. Si leva gli auricolari e presume anche di aver ragione: “Non ho la voce”, spiega. Vero: non l’ha mai avuta sto fenomeno graziato dal destino. Cercava la giustificazione negli sguardi del pubblico che, però, lo fischia. Amadeus, imbarazzato come ai tempi di Bugo e Morgan, provava a calmare gli animi e invita il cantante a rientrare in scena quando tutto sarà più tranquillo. Il pubblico però urla unanime: “No!!”. (Dopo mezz’ora Amadeus dirà che non ci sono le condizioni per ripetere il brano). Blanco, re dello scorso Festival, in pochi minuti rovina tutto. Diventa così un pessimo esempio per tutti. Irrispettoso verso la kermesse che lo ha consacrato appena dodici mesi fa. Irrispettoso verso la natura. Irrispettoso verso il pubblico. Anche quest’anno non ci sono fiori sul palcoscenico (oltre a quelli con cui sono omaggiati i cantanti e gli ospiti). Quei pochi che erano stati portati in scena, li ha distrutti Blanco. Amadeus (che intanto si confonde e lo chiama Salmo) prova anche a dargli l’assist: “Perché hai distrutto i fiori”, “L’avrei fatto comunque”, risponde lui. “Perché cosa significa?”, chiede Ama, sperando di poter scivolare sul significato della canzone. Niente da fare, la risposta fa prudere le mani: “Per divertirmi, perché non sentivo la voce”.

Chissà quanti saranno pentiti di avergli regalato la vittoria l’anno scorso. A questo punto bisognerebbe fare come si fa bello sport: revocare il successo e assegnarlo solo a Mahmood. Blanco non è degno del Festival di Sanremo. Lo ha fatto capire lui stesso. Ecco, questo episodio sia di stimolo a tutti per capire che bisogna smetterla di dare spazio a questi ragazzini viziati. E pensare che prima di lui c’era stato un ottimo Leo Gassmann vestito in giacca e cravatta. Ah, dimenticavamo: a pulire dal disastro creato da Blanco (che oltretutto si mostra orgoglioso del suo eroico gesto), insieme al personale di sala c’è anche Gianni Morandi con la scopa in mano. Morandi, uno che ha vinto tanti Festival quanti Blanco, ma ha una eleganza che lo accompagna da sessant’anni di carriera. Cifre inarrivabili per il ragazzino cafone con la faccia butterata e tanti disagi da risolvere. Per un po’ di anni l’avventura di Blanco a Sanremo (e forse non solo lì) sembra destinata a finire. Ce ne faremo una ragione.

Massimiliano Beneggi