Dal 14 all’8 marzo, al Teatro Nazionale di Milano, è in scena Taxi a due piazze (produzione Enfi Teatro di Michele Gentile), di Ray Cooney. Ecco la nostra recensione.

IL CAST

Barbara D’Urso, Rosalia Porcaro, Franco Oppini, Gianpaolo Gambi. Regia di Chiara Noschese

LA TRAMA

Giulia Rossi (Barbara D’Urso) è una tassista. Ha subito una rapina e il marito Mario (Franco Oppini) è ragionevolmente preoccupato dal suo ritardo nel rientro a casa. In effetti, se c’è una cosa su cui Giulia non sbaglia mai è la puntualità che spacca il minuto quotidianamente. Mario, un naturista molto innamorato ma poco concreto, non è abbastanza scaltro da accorgersi che quella precisione di Giulia nasconde delle magagne. Anche il giorno della rapina, infatti, la moglie appare piuttosto strana: evita in tutti i modi di essere fotografata a casa sua dai giornalisti, è sfuggente e contraddittoria persino con il commissario di polizia che la deve interrogare. Il motivo? In ospedale ha dichiarato di abitare in un altro appartamento. Niente di strano, perché è davvero così: Giulia è bigama e questa volta deve confessare la verità almeno alla sua migliore amica, l’esuberante Stella (Rosalia Porcaro). Ecco così spiegato perché Stella è sempre così attenta agli orari: si districa amabilmente tra i due uomini (l’altro è Gianpaolo Gambi) con i diversi turni del suo taxi. Questa le regge il gioco ma, si sa, una bugia tira l’altra e così la frittata è presto fatta, in una serie di equivoci che lasceranno tutti all’oscuro della realtà, coinvolgendo inconsapevolmente ciascuno di loro.

LA MORALE

Non molto diversamente da Se devi dire una bugia dilla grossa (l’autore è sempre lo stesso), anche qui si conferma l’impossibilità a mascherare verità con vite parallele. Giulia non sembra affatto cattiva: probabilmente lo è davvero innamorata dei due uomini, del tutto diversi tra loro. Talmente opposti da non consentirle di fare una scelta definitiva, perché si sente completa con questa compensazione caratteriale. Il problema è che, quando ci si rende conto dei propri sbagli, l’unica cosa da fare dovrebbe essere proprio prendere una posizione precisa. Altrimenti si pensa solo a uscire indenni, senza preoccuparsi di quanto male si stia facendo ad altri. Taxi a due piazze è una storia di amore, gelosie, amicizia ed egoismi da superare.

IL COMMENTO

Taxi a due piazze è indiscutibilmente lo spettacolo più atteso della settimana milanese. Tanta curiosità di pubblico (gremito da numerosi vip della televisione e qualche politico) intorno a questa spassosa messa in scena. Un testo divertente di Ray Cooney, riadattato da Gianluca Ramazzotti che trasforma la storia mettendo al centro due figure femminili. Così, inevitabilmente, cambiano i punti di vista rispetto alla versione originale. La morale, però, rimane identica. Per chi ama le lunghe storie di equivoci e infiniti intrecci che vanno a concatenarsi creando scompiglio tra tutti i protagonisti, questa è una delle commedie da cui non si può prescindere. La Porcaro regala una vivacità partenopea che, a tratti, avvicina lo spettacolo a una commedia napoletana. La D’Urso non appare sempre convinta di quel che dice, quindi a volte non appoggia perfettamente le battute. Ma tutto sommato non ci si aspetta di vedere Eleonora Duse. Nulla di eccessivamente impegnativo: ci si rilassa, con una storia semplice che si complica passaggio dopo passaggio. Bugia dopo bugia.

IL TOP

Rosalia Porcaro è il tamburo che detta il ritmo della commedia. Il modo con cui appoggia le sue battute e serve quelle dei colleghi, unitamente a una mimica piena di colore, la rende irresistibile. In certi momenti sembra di assistere al miglior avanspettacolo d’altri tempi. Naturalmente, parlando con Barbarella, il “caffè” non può che essere tradotto nel “caffeuccio”. E il pubblico apprezza.

LA SORPRESA

Barbara D’Urso è Barbara D’Urso. L’indiscutibile capacità di calamitare l’attenzione in tv, si manifesta in quanta gente sia in grado di portare a teatro (dove esordì nel 1993). La sua Giulia Rossi rappresenta un personaggio ambiguo, adorabilmente divertente, che lei interpreta senza inutili esagerazioni. Evita perlomeno di cadere nella tentazione di esasperare tutto. Non rischia quelle amplificazioni gestuali o mimiche facciali, che l’esperienza di Dorelli poteva aggiungere al personaggio nella versione maschile. Eppure Barbara, attenendosi strettamente al testo, supera la prova del debutto (torna a teatro dopo 15 anni!). Non dà particolare personalità a Giulia Rossi, ma nemmeno rovina nulla, potendo fare leva sull’ineguagliabile rapporto che ha creato col pubblico nel corso degli anni: il suo modo di fare è già credibile e su un testo così forte regge l’intrattenimento per due ore. Non c’è dubbio: questa commedia girerà tantissimo l’Italia. Può solo essere destinata a crescere.

Massimiliano Beneggi