Fino al 23 aprile, al Teatro Martinitt di Milano, è in scena Il sequestro (produzione La Bilancia e PipaMar) di Fran Nortes, tradotto da Piero Pasqua. Ecco la nostra recensione.

IL CAST

Nino Formicola, Roberto Ciufoli, Sarah Biacchi, Daniele Marmi, Alessandra Frabetti. Regia di Rosario Lisma.

LA TRAMA

Appalti truccati per la costruzione di un nuovo complesso, stanno per fare scomparire il mercato rionale più noto nella zona. Per evitare la speculazione edilizia che metterebbe in ginocchio in mercanti, uno di questi, Paolo (Nino Formicola), rapisce Angelo, il figlio (Daniele Marmi) del ministro (Alessandra Frabetti) che sta per firmare il decreto. Paolo si mostra da subito impacciato nel sequestro: gli tremano le mani, indossa una maschera di cartone da bambino, commette una gaffe dietro l’altra. Non riuscirà a nascondere troppo a lungo il segreto della malefatta nemmeno con sua sorella Monica (Sarah Biacchi) e il cognato Mauro (Roberto Ciufoli), anch’essi mercanti. Diventeranno suoi complici, ciascuno con convinzioni e determinazioni diverse. I tre si improvvisano quindi una banda di rapitori, completamente incapaci però di organizzarsi. Ogni loro azione è prevedibile e, così, rischiano di fare il gioco dell’astuto Angelo. Questi è a conoscenza dell’operazione illegale che rischia di mettere in crisi i commercianti, più di quanto non si possa immaginare. Lo sporco affare, unitamente al suo rapporto difficile con la madre, che non ne accetta l’omosessualità, potrebbe evitare tanti guai ai rapitori destinati ad andare a processo. Certo, non può sapere che un colpo di fortuna (o di sfortuna) è sempre dietro l’angolo, pronto a cambiare le sorti di ogni situazione.

LA MORALE

Inutile fingere di essere chi non siamo. Anzitutto non risulteremmo credibili con nessuno, nemmeno a forza di bugie e coperture che tanto non reggerebbero fino in fondo. E poi finiremmo col non vivere più la nostra vita, ma quella dei personaggi che ci ritroveremmo a interpretare. Così come i mezzi illeciti di corruzione, potere e mala burocrazia, restano la carta vincente dei furbi, ma ugualmente destinati a venire scoperti per poi nel migliore dei casi sbattersi contro il muro dell’inevitabile compromesso.

IL COMMENTO

Una commedia leggera, piena di equivoci che, però, fortunatamente non vengono trascinati troppo per le lunghe. In questo modo il ritmo rimane abbastanza vivace, senza costringere il pubblico a impegnarsi troppo nella lettura del racconto. E’ probabile che tutti guardino lo spettacolo immedesimandosi con i mercanti piuttosto che con il ministro: eppure la sporcizia della politica ci appartiene molto più di quanto immaginiamo. La madre del sequestrato, con i pregiudizi che si porta dietro e quella maschera pubblicamente indossata che non consente di accettare se stessa e gli altri per ciò che effettivamente sono, rappresenta la parte oscura e censoria di ciascuno di noi. Come al solito, anche uno spettacolo apparentemente senza troppe pretese può offrire spunti di riflessione tutt’altro che banali. E poi, dopo tanto tempo, ritroviamo il tema dell’inclusività (in questo caso dell’omosessuale) senza troppo miele che impedisca quella sacrosanta ironia di cui abbiamo riso per decenni e che oggi il troppo politically correct rende sempre più rara. Così, la storia appare molto più umana e vicina a un mondo che, bene o male, ci appartiene davvero.

IL TOP

A riempire il teatro non è la notorietà di Ciufoli e Formicola, ma la notorietà del loro talento. Tempi comici davvero formidabili, che sanno riempire alla perfezione anche quei momenti più ripetitivi e morti del testo, a tratti persino scontato. La forza sta proprio negli attori, che devono essere capaci di creare l’aspettativa e il tormentone attorno alle scene più prevedibili, senza perdere di vista la concentrazione che alza il ritmo in ogni momento. A volte (quando il cast è forte) i testi più deboli fanno esprimere meglio gli attori. Ciufoli e Formicola, in modi diversi, sanno esaltare i loro personaggi, dando sfogo anche a vari virtuosismi (accenti, mimiche) da applausi. A volte la gente dovrebbe andare a teatro, per vivere da vicino l’arte. Per accorgersi che i comici sono davvero attori, se mai non ce ne si fosse accorti prima.

LA SORPRESA

Sarah Biacchi non è più una novità, ma ogni volta cresce sempre di più guadagnandosi una parte via via più importante. Così il pubblico può arrivare a teatro, già sapendo che si troverà davanti una brava attrice per cui vale la pena immaginare un bello spettacolo. Il finale è sorprendente, grazie all’imprevedibilità dei personaggi interpretati da Daniele Marmi e Alessandra Frabetti. C’è una bella coralità che rende tutti protagonisti in una commedia senza una dimensione spaziotemporale troppo precisa. Sarà sempre attuale (purtroppo) e divertente: un’ora e mezza senza interruzioni che regala serenità, senza l’ombra della volgarità. Vale la pena farsi rapire…dal teatro!

Massimiliano Beneggi