Gliele ha davvero cantate Paolo Meneguzzi a J-Ax. Non poteva essere diversamente, vista la propensione del cantautore italosvizzero alla melodia, contrariamente al rapper che sa creare gli slogan ma di puntare sull’intonazione e il bel canto non ne ha mai voluto sapere in tanti anni di carriera. Per restare nella metafora, Paolo Meneguzzi ha davvero intonato un acuto potente capace di stordire J-Ax e far partire un coro di voci insieme a lui. Lo ha fatto ribaltando ogni teoria che erroneamente sembrava aveva ormai preso il sopravvento: quella per cui oggi contano i followers più dei fan, ossia quella che vuole i cantanti capaci di essere anzitutto influencer. La sostanza è questa: a 50 e rotti anni il rapper va avanti a mostrarsi come un ragazzino tatuato che invoca la legalizzazione della cannabis (oltretutto non risulta, per ammissione dello stesso J-Ax, che la cosa abbia mai impedito di usufruirne) e nel frattempo canta la Disco Paradise. Ennesima incoerenza artistica di uno che, per esempio, ha sempre biasimato Sanremo salvo doverci tornare per rilanciare la sua carriera. Meneguzzi, idolo dei primi anni 2000 con le sue canzoni romantiche, non ci sta. Così, incalzato da un’intervista, si sfoga e ne nasce una discussione social. La colpa di Meneguzzi? È emerso nell’epoca in cui l’Italia stava dimenticando la bellezza della melodia per dedicarsi al rap e a generi ibridi poco chiari. Così se oggi al concerto di Ultimo ci vanno adulti e ragazzini, all’epoca la musica di Meneguzzi e Luca Dirisio era ad appannaggio soprattutto degli adolescenti. Ora, con questa discussione social, l’Italia riscopre Meneguzzi, cantautore all’epoca vituperato persino dal conduttore del Festival 2008, Piero Chiambretti. Il presentatore valdostano infatti, nella lettura della classifica finale, leggendo il nome di Paolo si lasciò andare a un indelicato commento: “Hanno votato solo dalla Svizzera”, alludendo ad un movimento di massa della sola fan base del cantante. Oggi, però, che si fa portavoce di un modo di interpretare la musica non più solo come unica visibilità, ma come mediazione di messaggi precisi, ecco che sono in tanti a condividere il suo pensiero. Nelle ultime ore è arrivato anche il consenso pubblico di Morgan.

Ma cosa è successo esattamente con J-Ax?

Intervistato da Mow Mag, Meneguzzi ha dichiarato: “Vedere gente tutta tatuata che va su un palco a cantare la Disco paradise di turno mi fa tristezza. Quelle sono marchette. Il pop dev’essere anche visionario, evoluto, curato ai massimi livelli”.

Non si è fatta attendere la risposta risentita (e arrogante) di J-Ax, che sui social ha replicato: “Eh, sei sicuro che tu vuoi parlare di marchette? Counque ciao, io ti ricorderò sempre come la versione ordinata su Wish di Tiziano. Non c’è niente di più triste dei cantanti falliti che danno la colpa al ‘pubblico’ che oggi non capisce più un ca**o. A tutti capita di fare canzoni che non ‘connettono’ col mercato, con la moda o con i gusti delle nuove generazioni. Se quando succede vi ritrovate con in mano un pugno di mosche, vuol dire che non avete una fan base che vi supporta anche nei momenti in cui non siete mainstream. Significa che avete fatto musica superficiale che non è entrata nel cuore della gente ma solo nelle orecchie, per poi uscirne dopo una stagione. Comunque meglio oggi con i dodicenni che fanno binge-streaming che prima con i produttori papponi che decidevano tutto”.

E a quel punto ecco la controreplica, da applausi, di Meneguzzi: “Caro J-Ax, ma chi verrebbe dietro a te (voi) se non seguissi il sistema che hai sempre criticato? Fai il portavoce che il sistema è marcio, che rinneghi Sanremo, The Voice e poi fai le pubblicità del “panettone”. Parli di papponi ma fai il pappone che sta attaccato ai ragazzini per non cadere nell’oblio che probabilmente tanto ti spaventa e per fare i fighi ci urlate ancora “legalizzala”. Ma anche basta. Io ho una scuola artistica, produco film, dischi di ragazzi e ho una famiglia. Questa è la mia musica. Non ho il successo di prima? Pazienza… Io credo negli ideali e tu nelle canne. Io ero una realtà pop in America Latina nel 1996 (Tiziano credo avesse 16 anni…). Faccio un plauso alla tua ignoranza che si allinea a quello che proponete e a quella di molti superficiali che fuori dall’Italia non sanno andarci. Perché ti ricordo che a qualche chilometro dalla frontiera italiana tu musicalmente non sei nessuno. Ma torniamo a Disco Paradise targata 2023, canzone che poteva uscire anche nel 1974! Fate i duri con i tatuaggi dei dragoni e mi cantate le bolle di sapone? Non lo trovate un po’ trash e un testo un tanto non credibile per l’età che avete? C’è proprio bisogno di dire ‘alza il finestrino’ e scomodare… Battisti? Non sapete cantare, ma gridate, parlate e storpiate linguaggi nel microfono con volgarità, parolacce e messaggi nelle canzoni veramente discutibili o incomprensibili! Ripeto, ce n’è veramente bisogno? Il pop è una cosa seria. Si cerca di creare un’identità, un suono collegato a un’emozione, la perfezione della melodia e del mix, dei testi. Si cerca di mandare un messaggio, che si possa avvicinare a un’arte e soprattutto c’è un’ imprescindibile etica nei messaggi. Ma dimmi un po’. Quale cavolo è il vostro messaggio? A me pare solo che il messaggio sia “dai facciamo soldi”! Creiamo un sistema costruendo standard di scarsa qualità, perché è più facile; perché la qualità è molto più difficile da sostenere. Forse la qualità te la sei dimenticata o perché meglio attaccarsi al treno del trash o di chi ha i follower? Attento… non ho parlato di fan, ma di follower”.

Nulla da aggiungere, se non che con questa polemica sono cresciuti anche i follower di Meneguzzi. Occorrono i social per fare rumore e ricordare della propria esistenza, purtroppo. Probabilmente nemmeno a Paolo farà schifo il successo mediatico di questi giorni, ma c’è da ammetterlo: non ha mai cavalcato l’onda come avrebbe potuto in tanti anni. Una scivolata extramusicale, dopo tanto silenzio, gli va concessa. Sperando serva a cambiare un po’ le cose…

Massimiliano Beneggi