E’ in scena al Teatro Nazionale di Milano (piazza Piemonte) Chicago il Musical (produzione Stage Entertainment, Dan Hinde & Matteo Forte), di Fred Ebb e Bob Fosse, basato sull’omonima opera di Maurine Dallas Watkins. Ecco la recensione.

IL CAST

Stefania Rocca, Giulia Sol, Brian Boccuni, Cristian Ruiz, Chiara Noschese, Luca Giacomelli Ferrarini. Regia di Chiara Noschese.

LA TRAMA

A Chicago, dove “gli assassini sono spettacolo” Roxie Hart è la cantante di un night club, sposata con un uomo romantico e premuroso, ma forse troppo semplice per una donna esuberante come lei, che vive di energia e adrenalina tutti i giorni. Roxie ha una relazione extraconiugale con un ragazzo che però ha deciso di lasciarla per la sua migliore amica: la donna non accetta il rifiuto e lo fredda con due colpi di pistola. In carcere, Roxie troverà Velma Kelly, anche lei cantante jazz finita dietro le sbarre per un omicidio. Velma rappresenta un modello da idolatrare per Roxie, che ne imita ogni atteggiamento artistico ma persino umano. La scaltrezza della ragazza, in ogni situazione, è infatti disarmante. A Velma, che inizialmente cerca complicità, tutto questo starà un po’ stretto, specie quando il pubblico acclamerà sempre di più Roxie dimenticandosi della diva originale. Persino l’avvocato, un mercenario disinteressato al bene del cliente, abbandonerà Velma per dedicarsi alla difesa della cantante più amata del momento. A fine processo, però, la reazione del popolo sarà quanto di più tristemente sorprendente ci si possa immaginare…

LA MORALE

Le luci della ribalta non sono esattamente oro, anche se luccicano e brillano ingannandoci. Siamo affascinati dal successo e dalla popolarità, al punto che sembra non debba esistere una priorità maggiore in questa vita. Il dramma è che quegli applausi raramente arrivano perché si esprime una certa moralità. Al contrario, più si esaltano oscenità che creano pettegolezzo e più è destinato a crescere l’interesse del pubblico. Di conseguenza, per mantenere il successo in questa società sembra necessario vivere di menzogne, negando sempre la realtà e preoccupandosi di raccontare ciò che all’apparenza sarà sufficiente a convincere tutti. Chi vive solo di sinceri sentimenti e buoni propositi, rischia di essere schiacciato e di diventare l’ingenuo incompreso, ma comunque sfruttato dai narcisisti. Il vero successo, allora, più che un applauso (o un “like”) è riuscire ad allontanarsi da ogni vanaglorioso.

IL COMMENTO

Chicago è uno dei musical più longevi della storia del teatro, con la sua atmosfera che unisce jazz, cabaret e tanta allegria. In questa rivisitazione italiana le canzoni sono quasi tutte tradotte, ma conservano la potenza corale del testo americano. In Chicago ci si sofferma inevitabilmente più sulla parte musicale che non sulla trama, che tuttavia prende forza nel finale non lasciando nulla al caso per una storia che mette l’umanità a confronto con quella sete di denaro e potere fini a se stessi, in cui troppo spesso si inciampa. Amos, il marito di Roxie (ossia Cristian Ruiz), è dipinto dalla società come un clown, ma esce tra gli applausi del pubblico del Nazionale che vive con empatia il suo personaggio. E intanto tutti intorno sul palcoscenico ci sono altri fantocci, tutti pagliacci, che osservano la scena seguendo il pensiero della massa: Chiara Noschese (straordinaria anche nel ruolo della guardia carceraria Mama) ancora una volta è formidabile nella scelta dei dettagli registici che non fanno la differenza. I ritmi del varietà musicale coinvolgono.

Stefania Rocca, nei panni di Velma, è chiamata a una prova inedita con la musica dal vivo. Dimostra un coraggio, in questa scommessa, che senz’altro va premiato, sebbene non sia nella sua dimensione più congeniale. Convince più come ballerina che come cantante, ma l’espressività e l’armonia che apporta come attrice, dando personalità a ogni ruolo che interpreti, sono sempre tra i maggiori punti di forza del teatro italiano.

IL TOP

La vocalità e la simpatia di Giulia Sol coinvolgono e lasciano sbalordito il pubblico insieme a tanti virtuosismi che si notano sul palcoscenico. Ma in Chicago vince soprattutto la ricchezza del varietà. Più ancora degli attori, per una volta vanno citate le scenografie con tanto di giochi di specchi (di Lele Moreschi), i costumi (di Ivan Stefanutti), le luci (di Francesco Vignati) e le coreografie di uno dei Maestri assoluti del varietà televisivo e teatrale: Franco Miseria. Tutto perfetto e, via via che scorrono i minuti, sempre più in crescendo di intensità e coralità.

LA SORPRESA

Il ruolo di Mary Sunshine, il giornalista en travesti che si occupa dei casi di Velma e Roxy, è notoriamente uno dei più sorprendenti in ogni produzione di Chicago. Non fa eccezione anche Luca Giacomelli Ferrarini, che tocca note talmente acute da lasciare tutti sbalorditi e nel dubbio fino alla fine che l’interpretazione sia fatta da un uomo anziché da una donna. Anche Brian Boccuni ha una capacità di tenere la nota che dimostra come Chicago non sia un musical da attendere solo per coreografie e scenografie. Il talento c’è davvero e gli applausi (tra questi anche quelli di Barbara D’Urso in prima fila) lo confermano.

Massimiliano Beneggi