Dopo mesi, quell’episodio con Blanco, protagonista in negativo sul palcoscenico del Festival di Sanremo, appare sempre più un peccato. Preparata (o comunque immaginabile dalla dirigenza Rai) che fosse quella performance, non è servita a nessuno, ma ha solo contribuito a mettere in cattiva luce uno dei talenti più forti della nostra musica. Si dica quel che si vuole sui fiori distrutti e sull’atteggiamento da bambino viziato che usò (o gli fecero interpretare?) in quell’occasione, ma quando canta Blanco si sente sempre una differenza abissale rispetto ai suoi giovani colleghi. Almeno a livello melodico e vocale.

Lo conferma Bruciasse il cielo, il nuovo singolo uscito oggi 10 novembre. La canzone è un concentrato di suggestioni e atmosfere romantiche, con tanto di eco e con una gioiosa apertura di ritornello. Il modo usato da Blanco per cadenzare la parola “bruciasse” non solo predispone ad ascoltare l’inciso con una bella sensazione, ma rende anche decisamente giustizia della vocalità del cantante.

C’è un senso di libertà nelle note di Bruciasse il cielo che è proprio ciò che vuole significare la canzone. Dalla fame si è passati ai mostri della fama, rischiando così di perdersi tra le luci del successo, ma l’affetto delle persone a cui si vuole bene non lo si vorrebbe cancellare per nulla al mondo. Nemmeno “bruciasse il cielo”. L’idea del fuoco regala un’immagine evocativa per ricominciare da capo purificando il mondo. Così lo ha spiegato anche lo stesso Blanco, che ha intitolato Bruciasse il cielo anche il docufilm che lo riguarda disponibile su Amazon. Rimane poi un mistero se fosse davvero così necessario inserire versi che solleticano più l’idea di “volere solo scopare” piuttosto che amare per poi ripensarci (e stare male). A volte si può fare poesia anche senza entrare proprio nel dettaglio più verista e volgare, ma chiaramente non si può né demonizzare né santificare un cantante per delle espressioni più o meno riuscire. In questi anni Blanco sta crescendo molto ed è un bel segnale per la musica.

Tra le novità discografiche di questa settimana troviamo anche Gaia, con Tokyo. La città giapponese in realtà è citata solo una volta in questo brano, dove la protagonista si lascia coinvolgere da una storia d’amore appena cominciata e subito travolgente. Senza pensarci troppo, lei accetta di stare ai ritmi veloci del partner, con cui inizia subito a condividere emozioni e viaggi importanti. Si esprime quindi la profondità di quando ci si trova con la sola persona capace di facci sentire vivi.

Tokyo è bel pop molto contemporaneo e commerciale, dove il ritornello “Solo tu mi fai” strizza chiaramente l’occhio alle radio. Forse anche fin troppo contemporaneo: chiudi gli occhi e fatichi a distinguere Gaia da Angelina Mango. Stanno uscendo ottime promesse dai talent, più raffinate rispetto a un tempo: prossimo passo, però, sarà lavorare per dare loro una identità di stile e di voce.

Il brano più emozionante della settimana, però, è quello interpretato da Grazia Di Michele e Giovanni Nuti: Piccole e grandi cose di te.

Si tratta di una canzone ispirata alla storia d’amore tra Luigi Tenco e Dalida (a cui i due artisti dedicano un album in uscita il 24 novembre). Un amore intenso, che non ha avuto però la possibilità di essere vissuto fino in fondo, aumentando così il senso di frustrazione e vuoto nei protagonisti. Specie nel caso di chi, come Dalida, sopravvive all’altro.

Il pianoforte in apertura già suona la melodia principale, ed è subito un’emozione. La delicatezza e la raffinatezza di questo pezzo vengono esaltate da un arrangiamento a dir poco sconvolgente di Josè Orlando Luciano. Si torna finalmente ad ascoltare musica vera, con un duetto che avrebbe meritato il palcoscenico dell’Ariston. Tra le centinaia di ospiti invitati costantemente al Festival, però, anche se fuori gara non scenderebbe sangue da naso ad Amadeus pensarci sopra. Sarebbe una bella occasione anche per omaggiare due straordinari artisti che hanno fatto la storia (e purtroppo lì l’hanno anche terminata) di Sanremo.

Spicca tra le novità anche Il tempo dal mare, duetto pop molto coinvolgente di Alberto Bianco e Margherita Vicario, di cui si parla sempre troppo poco. Eppure questa ragazza ha grinta e personalità da vendere, che meriterebbero maggiore attenzione: quando esploderà la sua popolarità, la ritroveremo ovunque e ci pentiremo di averla voluta a tutti i costi, ma per ora è davvero un talento poco sponsorizzato, che bisogna cercare in quella musica difficilmente promossa dalle radio. Misteri del jet set.

Senza infamia e senza lode altri singoli attesi questa settimana. Marcella Bella (Tacchi a spillo) si lancia in un misto tra pop e dance piuttosto anonimo: peccato, perché da una come lei ci si poteva aspettare qualcosa di più melodico, che non seguisse necessariamente la moda, dove ogni brano si confonde con un altro. Davide De Marinis e Marta Brando aprono la stagione delle feste con Natale Magico, ma per quanto solare (e ben cantata, in pochi sono intonati come Davide) l’effetto è quello della ripetitività: sembra ieri che avevamo messo in cantina l’albero e già ci ritroviamo con le canzoni ricche di campanelle.

Massimiliano Beneggi