Ciao Darwin è pronto a cominciare la sua nona edizione. Qualcuno sosteneva che nel restying Mediaset non vi fosse più spazio per la trasmissione, che era già attesa la scorsa primavera. Venerdì 24 novembre, invece, partirà la nuova avventura di un programma nato per determinare l’uomo e la donna del nuovo Millennio (era il 1998 quando debuttò su Canale 5 il programma con Paolo Bonolis e Luca Laurenti) e diventato via via un must televisivo. Addirittura sociale. Alla faccia di chi si ostina ancora a dichiarare che la televisione sia lo specchio della società.

Sul web sono già state spoilerate le categorie delle prime tre puntate (Angeli contro Demoni nella prima, quindi Influencer contro Lavoratori, Melodici contro Trapper). Il divertimento non mancherà, ma a raccontarci qualcosa in più in questa intervista è uno degli autori, Christian Monaco, alla sua seconda edizione con Ciao Darwin.
L’autore, divenuto ormai lui stesso inconsapevolmente un personaggio televisivo nel ruolo di giudice di Avanti un altro, è altresì nella squadra di Reazione a catena. Perché da una parte o dall’altra, l’importante è sviluppare una bella comunicazione: insomma più che appartenere a una rete precisa, Christian Monaco sembra appartenere alla sua stessa laurea, in Scienze della comunicazione. E’ proprio lui a spiegarci allora cosa succederà nella prossima edizione di Ciao Darwin e perché non vada considerato trash un programma che, aggiungiamo, fa il successo di Canale 5 e al quale Piersilvio Berlusconi non ha affatto voluto rinunciare.
Christian, in molti diranno: “Finalmente torna Ciao Darwin“, altri commenteranno “Ancora!?”. Quali sono le novità di questa edizione?
Darwin è una perenne novità perché è attento a seguire la società e la sua evoluzione. evoluzione. Le categorie sono frutto dell’epoca che viviamo: la vera novità, quindi, sono le stesse persone che hanno il ruolo cucito intorno a loro dalla società. Nessuno avrebbe potuto parlare di influencer venticinque anni fa, quando iniziò il programma.
Il meccanismo del programma però rimane quello consolidato, con le stesse prove?
Sostanzialmente sì. Cambia appunto il contenuto attraverso le persone, che sono la vera forza di questo programma. Facciamo vedere tutti nei loro pregi e difetti, che poi sono anche i nostri stessi pregi e difetti. Ci basta questo continuo ricambio di persone, con la loro funzione di bizzarri concorrenti, affinché la macchina ormai rodata possa restare quella che conosciamo e che il pubblico ha imparato ad amare già nelle scorse edizioni.
Venticinque anni fa molti parlavano di trash riferendosi a Ciao Darwin. Poi anche i detrattori hanno iniziato ad averne nostalgia. E’ peggiorata la tv o è servito un allontanamento per apprezzare quel che già c’era?
Forse ci si è resi conto di cosa davvero sia il trash, che non è questo. Ciao Darwin è divertimento, dichiarato. Il trash avviene quando ti presenti a casa delle persone, profetizzando un messaggio che poi nei contenuti del programma non viene rispettato. Far passare per serio qualcosa che diventa inguardabile è trash e anche irrispettoso nei confronti dello spettatore. Entrare nelle case delle persone dicendo già che quello è lo spettacolo non è trash. Bukowski diceva che il più grande spettacolo è l’umanità e non si paga nemmeno il biglietto per vederlo. Ecco, questa è la filosofia di Ciao Darwin.
Tra l’altro proprio Bukowski disse di aver risposto, a una persona che gli chiese conferma della sua identità, di essere Charles Darwin. Era irriverente quanto i vostri concorrenti.
Perché dietro all’irriverenza e al divertimento c’è la possibilità di descrivere la realtà di oggi. Lo si può fare anche con allegria, senza troppa filosofia sopra. Mi preoccupa quando vedo situazioni dove dietro a barlume di serietà e grandi discorsi ne deriva qualcosa di poco intelligente.
E a chi continuerà a criticare cosa rispondi?
C’è il telecomando, per vedere tante altre proposte. Con Ciao Darwin c’è una bella possibilità. Noi facciamo un’offerta pensando che il pubblico possa fare quattro risate su se stesso guardando gli altri. Penso sia un programma speculare, dove molti si identificano in un concorrente o vi vedono il vicino di casa. Esibiamo quel che si fatica a vedere o addirittura si finge di non vedere.

A gennaio parte Avanti un altro. Confermi che sarà l’ultima edizione?
No, non posso confermare né smentire. Onestamente non lo so, quindi per me non è né vero né falso: non ho idea da dove prendano queste notizie…
Tu ti occupi anche dei casting di Reazione a catena, su Raiuno. Però diciamoci la verità, un po’ hai influenzato anche i tuoi colleghi autori del programma: certi doppi sensi che funzionano ad Avanti un altro sono ora più evidenti anche lì…
No, assolutamente: mi occupo solo della selezione delle squadre dei concorrenti, ma non ho alcun titolo di contenuti. Il modo contemporaneo di fare televisione sicuramente spinge verso alcuni passaggi, che possono essere più divertenti e ammiccanti.
Ci sono differenze di linguaggio tra Rai e Mediaset?
Sicuramente. La Rai ha un target diverso, anche se credo che il successo e il merito maggiore di Reazione a catena sia proprio di avere avvicinato moltissimo anche i giovani a quella fascia oraria e alla lingua italiana.
Da autore ormai ultradecennale di Bonolis e appassionato di Sanremo, come vedresti un ritorno di Paolo al Festival e cosa inseriresti di nuovo?
Il mio sogno è certamente un giorno rivedere Paolo Bonolis a Sanremo, ma ho grande ammirazione per gli ultimi Festival: Amadeus ha fatto un lavoro strepitoso. Lunga vita ad Ama. Come noi, anche lui ha agevolato tantissimo un riavvicinamento dei giovani al Festival, facendolo diventare una tradizione anche per le nuove generazioni. Lo ha reso molto più trasversale e aperto, sia nei contenuti strettamente televisivi che naturalmente musicali. Ha ancora passaggi tradizionali perché si tratta di Raiuno e non si può fare altrimenti. In ogni caso toccarlo ora è complicato.
Chiunque ci sarà dopo Amadeus raccoglierà un’eredità pesante.
Senza dubbio, una grande sfida. Mi auguro che un domani, quando e se sarà, Paolo possa fare una nuova edizione. Un augurio che faccio a lui e al pubblico, perché da un punto di vista umano e musicale penso possa dare ancora qualcosa di nuovo e diverso al Festival. Ha un’idea di costruzione dello spettacolo e della musica che può dare moltissimo. Ma ripeto: lunga vita ad Amadeus!
Massimiliano Beneggi