Farwest, in onda ogni lunedì sera su Raitre, è stato presentato così settimana scorsa in apertura: “Il Farwest evoca un territorio dove non esistono regole e vige la legge del più forte: l’opposto della convivenza civile e democratica”. Con l’obiettivo quindi di raccontare quelli ancora esistenti in Italia per arginarli, Salvo Sottile vuole entrare nel dettaglio di storie simili, dichiarando un atteggiamento di inchiesta ma altresì di battaglia. L’idea è buona, peccato che però non si distingua troppo da quella di altri programmi già esistenti.

Anche perché si comincia la prima puntata con un argomento come la strage di via D’Amelio e la si chiude parlando di un calciatore che filma di nascosto le sue amanti diffondendone le immagini. È ovviamente via di interviste alla vittima. Tutto molto grave, ma argomenti che viaggiano chiaramente su livelli diversi: nel caso del calciatore, per esempio, è chiaro che non si tratti di un Farwest autorizzato implicitamente dalle leggi, ma dalla follia di una persona. Insomma, la sensazione è che come al solito con la scusa di fare inchieste si finisca in storie torbide che modificano un po’ troppo il senso del programma.

Farwest non è altro che un Report con ospiti in studio. Prova a intercettare il pubblico parlando alla pancia degli spettatori, ma di fatto rischia di perderlo proprio perché non riesce a dare l’impressione di poter creare una vera svolta nelle inchieste di cui si occupa. Sia chiaro, i processi si fanno nei tribunali e i media servono a fare sviluppare tematiche, ma se intervisti al volo un notaio che ha avviato società inesistenti non ti puoi aspettare che questo davanti alle telecamere confermi tutto. Quindi tutto quel rumore diventa inutile, se non vai fino in fondo e non insisti con la convinzione di Striscia la notizia.

Il problema è sempre quello: l’Italia è un Paese democratico, o almeno così ci hanno insegnato a raccontarlo. L’idea di Farwest, che aveva cominciato appunto occupandosi di Falcone e Borsellino, sembra essere quella di scovare casi di mafia o malavita esistenti anche subdolamente.

Un programma come Farwest ha dunque il potenziale di conformarsi come un segmento di approfondimento e attualità, con la capacità di essere al tempo stesso tv utile. Si può indagare su anomalie della nostra società, scoprendo che gira e rigira ci sono sempre le solite organizzazioni delinquenti al centro di certe situazioni. Lo si può fare più che in altri programmi perché in Farwest non si urla e la professionalità di Salvo Sottile è indiscutibile. Lascia parlare gli ospiti, li ascolta potendosi permettere il lusso a cui molti altri suoi colleghi, distraendosi, rinunciano: quello di rilanciare domande non previste sul copione, in base a quanto emerge nella discussione. Salvo Sottile ha competenza e cultura sufficienti per gestire da solo il programma, con ospiti seduti (al solito tavolone, ormai un must dei nostri talk show contemporanei) di fianco a lui. Ha il carattere giusto per scavare nelle storie fino a cercare la verità, senza accontentarsi di risposte vaghe. È stato lui a dare l’atteggiamento necessario a Quarto Grado per crescere con il suo stesso carattere anche negli anni successivi. Quel modo di fare giornalismo manca come non mai anche a I fatti vostri, che con Salvo Sottile aveva trovato una dimensione nuova che per conoscere precedenti simili doveva risalire agli albori con Alberto Castagna.

Farwest avrebbe un potenziale enorme, eppure non lo sfrutta, perché o fai una denuncia netta, oppure sei ripetitivo. Quante volte abbiamo già sentito a Report o su Rete 4 parlare del superbonus e delle società edilizie inesistenti? Ecco, o si approfondisce andando a fondo nelle situazioni, oppure un’inchiesta non è tale. Appare solo un modo per cercare audience: ecco perché alla fine tutto fa brodo, anche la storia del calciatore (Demba Seck). Del resto, obiettivamente, quanti sono i casi che Le Iene o Mario Giordano hanno sollevato, cambiandone davvero il destino? Quanti, per esempio, continuano a trovarsi la casa occupata abusivamente nonostante le ormai ripetute denunce di Rete 4? Niente di nuovo, insomma: anzi, se non si risolve nulla, al pubblico inizia pure ad annoiare tutto questo.

Per la cronaca, l’audience nella prima puntata stata è piuttosto bassa (4.7%). Stasera, nel secondo appuntamento, si parlerà del Mostro di Firenze mentre, guardando all’attualità, si indaga su possibili finanziamenti occulti italiani ad Hamas e su ladri di orologi, una nuova merce di scambio per criminalità organizzata. Ci auguriamo di trovare anche risposte, perché di programmi che pongono interrogativi senza venire a capo di nulla ne abbiamo fin sopra i capelli. E non tocca al pubblico, che vorrebbe rilassarsi alla sera dopo il lavoro, trovare soluzioni a problemi di cui è vittima.

Massimiliano Beneggi