Domani 16 marzo, alle 16 e alle 20, al Teatro Gerolamo di Milano, va in scena Marylin, di e con Cinzia Spanò. Una prima assoluta nazionale, con le musiche di Roberta Di Mario.


Bellissime le parole usate e bellissima la voce narrante, peccato sia durato così poco/Storia scorrevole e affascinante, bella e coinvolgente l’interpretazione dell’attrice/Non riesco a trattenere le lacrime, lettura divina. Come Marilyn.

Marilyn continua a sorriderci, malinconia e sensuale, da una delle infinite immagini che la ritraggono e che ritroviamo ancora sulle magliette, nei calendari, sulle copertine dei diari.

E da quelle immagini che la imprigionano in un tempo che non passa, la sua figura sembra emanare luce, cattura la nostra attenzione, ci proibisce di restarle indifferenti. Chiunque abbia voglia di avvicinarsi però, di grattare la superficie di uno di quei poster, di guardare quel che si nasconde dietro all’immagine abbagliante del suo mito, difficilmente crede a quel che si trova davanti.

A dispetto dei personaggi leggeri e divertenti che interpretava nelle commedie hollywoodiane, le sue parole, le sue poesie, le testimonianze delle persone che la circondavano rivelano una personalità tormentata e complessa, immersa nella solitudine e nella depressione. La favola della piccola orfana stracciona che si trasforma nella più grande icona del ventesimo secolo riesce solo a metà quindi.

Lontana dalle luci della ribalta la vita di Marilyn si trascinava nel buio. Solo la sua morte tragica e misteriosa metterà fine alla disperazione e all’impossibile tentativo di liberarsi di sé stessa: