È in scena al Teatro Litta di Milano fino al 14 aprile, La vita al contrario – Il curioso caso di Benjamin Button (produzione Artisti Associati) di Francis Scott Fitzgerald, con elaborazione teatrale di Pino Tierno. Ecco la recensione.

Foto Luigi Cerato

IL CAST

Giorgio Lupano, Lucrezia Bellamaria, Regia di Ferdinando Ceriani

LA TRAMA

Il signor Cotone è ansioso di vedere suo figlio appena nato: sorprendentemente scopre che, per un caso inspiegabile, il figlio Giovanni è nato con l’aspetto di un anziano in fin di vita. Eppure Giovanni ha tutto un futuro davanti a sé, da costruire al contrario. Quando cresce, lui diventa via via sempre più giovane. L’imbarazzo provato da suo padre, che lo ritira dalla scuola per inserirlo in una casa di riposo, va quindi scomparendo lentamente, specie quando ormai trentenne (ma in un corpo da cinquantenne) Giovanni sembra a suo agio nella società. In effetti è a quel punto che si innamora di una donna, che può corteggiare con l’entusiasmo di un trentenne ma con l’aspetto di un uomo più maturo e rassicurante. È lui a prendere le redini della ditta del padre, che intanto invecchia e somiglia sempre più al figlio…quando era giovane! Diventato genitore, Giovanni torna nell’imbarazzo quando la sua vita al contrario lo fa ringiovanire, creandogli quella ricerca smaniosa di divertimento che di solito appartiene ai ventenni. Si arruola nella fanteria e viene insignito di diverse medaglie, quindi si iscrive all’università dove ottiene varie borse di studio. Arriva però il momento in cui l’esperienza smette di aiutare Giovanni, che inizia ad avere l’aspetto e la vitalità di un adolescente, ben più immaturo del suo stesso figlio, ormai cresciuto e sposato. Il tempo al contrario lo porterà verso l’incomprensione di quanto gli sta accadendo intorno: la sua vita sta per volgere al termine con l’aspetto di un neonato.

LA MORALE

Sono in tanti a raccontare che l’età che conta sia quella che si sente più che quella che si ha. In fin dei conti, lo diceva anche Henri Bergson che il tempo vissuto e chiamato durata abbia un’interpretazione diversa dal tempo scientificamente scandito dalle lancette di un orologio. C’è un po’ di tutto questo nel testo di Scott Fitzgerald (scritto nel 1922), che sottolinea in particolare come la vita apparirebbe per certi versi migliore se potessimo vivere la gioventù con la maturità di un anziano e la vecchiaia con l’entusiasmo di un ragazzino. C’è però poco da esaltarsi davanti a questa storia, per chi non vuole smettere di sentirsi giovane e pensa di aver trovato la risposta a tutto. La verità è che se fosse possibile un fenomeno del genere, verremmo comunque gettati nell’imbarazzo di un’esistenza che andrebbe contro il suo naturale percorso. Ogni età ha il proprio cammino da sviluppare e a renderci responsabili sono contemporaneamente le facoltà mentali con l’esperienza accumulata negli anni.

IL COMMENTO

Una storia divertente (e per ovvi motivi commovente sul finale) che unisce il genere fantasy alla commedia degli equivoci. In una piacevole ora e un quarto, Giorgio Lupano fa entrare nell’animo sensibile di Benjamjn Button (qui diventato Giovanni Cotone), attraverso una trama italianizzata sotto ogni aspetto: eventi storici che vanno dall’Unità agli anni Sessanta, accenti e vizi nostrani, spensierata musica anni ‘30 di autori italiani che pescano nel charleston per trovare la loro ispirazione. Tutto si gioca sull’originalità di una vita al contrario, che impone anche al pubblico di entrare nell’ordine di idee per cui il protagonista da giovane abbia gli interessi di un anziano che anziché i sonagli vorrebbe avere in mano i sigari.

IL TOP

Giorgio Lupano è un’esplosione di colori che interpreta tutti i protagonisti presenti nella storia. Cambia voci e accenti, si muove continuamente sul palcoscenico per fare distinguere in modo chiaro (e ci riesce benissimo) tra un personaggio e l’altro. Così Lupano non è solo Giovanni Cotone, che attraverso la sua anima racconta la sua esistenza come un flashback, ossessionato dallo scorrere del tempo che lo ha perseguito per tutta la vita. Lupano è al tempo stesso il padre e la madre di Giovanni, l’infermiera sconvolta dall’aspetto del neonato, la moglie e il figlio di Giovanni, il colonnello che rifiuta di avere nell’esercito l’uomo con l’aspetto di un bambino, e tanti innumerevoli personaggi. Una prova da attore complicatissima ed estenuante, che regala tanti meritati applausi a Lupano. Di fatto è uno show che esalta il suo talento nella piena completezza.

LA SORPRESA

Unica presenza sul palcoscenico, insieme a Lupano, è quella di Lucrezia Bellamaria che aiuta a regalare momenti di comicità. Mentre Lupano interpreta vocalmente i ruoli femminili lei, restando muta, gesticola e dà corpo ai personaggi: si creano caricature meravigliose. Nel ballo e nel canto, invece, la Bellamaria diventa eccezionale protagonista, riportandoci negli anni ‘30 con una carrellata di brani indimenticabili (Pippo non lo sa, Ma le gambe, Baciami piccina) che danno ancor più colore. Professionista assoluta inserita in modo sorprendente in una storia originale.

Massimiliano Beneggi