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Festeggiamo oggi San Martino, che cade in quel periodo dell’anno in cui spesso dopo i primi freddi si respira un’aria un po’ più calda e si godono belle giornate, alternate a serate nebbiose e talvolta piovose. Insomma, un periodo autunnale in cui vestirsi in un modo o nell’altro è sempre lecito, tanto da poter parlare di “estate di San Martino”. Di questo parlava Carducci nella poesia che tutti ricordiamo a memoria grazie a un escamotage che solo quel volpone di Fiorello poteva pensare.

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Era il 1993 infatti quando l’allora re del Karaoke con la sua coda mora lanciava San Martino, la poesia appunto di Carducci a cui venne data una musica orecchiabile con suoni anche da discoteca re mixata da Fargetta su cui Fiorello cantava ripetutamente la prima strofa “La Nebbia Agli Irti Colli…” usata come ritornello alternata a tutte le altre strofe. Qualcuno storse il naso, per alcuni ancora oggi quella proposta è da considerarsi la classica trashata anni ‘90, per molti invece si trattava di una bellissima canzone: di sicuro il risultato fu sorprendente non solo dal punto di vista delle vendite (l’album Spiagge e lune in cui venne inserita la canzone ottenne un successo incredibile), ma anche dal punto di vista didattico.

La storia ci sta infatti dimostrando che dopo 25 anni quella poesia la ricordiamo ancora tutti, e la recitiamo cantando. E allora la domanda è lecita: perché non sono state ripetute esperienze simili dopo quel vincente esperimento di Fiorello, che in quel periodo faceva diventare oro qualunque cosa toccasse? Ne gioverebbero poesia, talento musicale, vendite, fantasia e memoria. 

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Massimiliano Beneggi