Intervista agli Ex-Otago: Baglioni ha cambiato il Festival. Orgogliosi di non avere mai mollato

Sono stati una delle tante rivelazioni dell’ultimo Festival di Sanremo, dove hanno rappresentato quel genere pop-indie di cui da tanti anni, in punta di piedi, sono tra i principali promotori. Ora che quel genere è ormai sdoganato, e anche imitato, da tanti artisti, gli Ex-Otago possono godersi la meritata consacrazione sanremese, forti delle loro originalità e lungimiranza artistiche. Maurizio Carucci (voce, tastiere e cori), Francesco Bacci (chitarra elettrica, basso e cori), Simone Bertuccini (chitarra acustica e basso), Olmo Martellacci
(tastiere e basso) e Rachid Bouchabla (batteria e percussioni) sono i protagonisti di Corochinato, il sesto album della band. Il corochinato è un aperitivo tipico genovese dal 1886 per il dopolavoro, le persone comuni. E così i ragazzi, che vengono dalla periferia genovese che non smettono mai di raccontare nei loro lavori, proseguono con il loro modo semplice di fare musica per tutti. L’arte è un bene di tutti, e lo sanno bene loro che raccontano la vita talvolta anche più nascosta, quella più intima, che pochi conoscono, come appunto il corochinato o il quartiere Marassi, a cui hanno dedicato il precedente lavoro, sempre prodotto da Matteo Cantaluppi.

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Lo speciale rapporto tra la band e Genova è raccontato anche in EX-OTAGO – Siamo come Genova, il film documentario presentato il 2 febbraio al Seeyousound 2019 di Torino. (Clicca Qui per vedere il teaser del film) Firmato da Paolo Santamaria, prodotto da I Wonder Pictures, Garrincha Dischi e INRI in collaborazione con MUSEX, racconta la band come mai prima d’ora, attraverso immagini live, retroscena e testimonianze di vita quotidiana, dal successo di Marassi alla creazione di COROCHINATO. Abbiamo voluto intervistarli, e sapere qualcosa di più sulla loro esperienza sanremese e sui loro progetti.

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Partiamo da Sanremo. Era la vostra prima partecipazione, che cosa vi aspettavate e cosa vi portate dietro di questa settimana festivaliera?

Siamo partiti con l’idea di andare al Festival senza nessun tipo di aspettativa, per goderci al massimo questa esperienza. Ci aspettavamo più tensione tra i concorrenti invece abbiamo avuto modo di ricrederci, trovando tantissimo affetto e simpatia da parte di tutti. Per noi è stata una settimana bellissima, ci siamo divertiti da matti e siamo contenti di come sia andata.

Con il vostro brano parlate di un sentimento maturo e consapevole che si incontra con il ruolo sociale di una canzone. La musica può aiutare a evitare l’abitudine e la stanchezza in un rapporto?

Assolutamente sì, però ovviamente serve anche molto altro. Per noi uno degli ingredienti principali per far vivere alla lunga un rapporto è la complicità tra i due partner, come infatti raccontiamo in Solo una canzone.

È un brano che si distacca un po’ dai vostri più classici. Il fatto di essere considerati uno dei più noi modelli di musica “indie” vi sta stretto o vi rende orgogliosi?

Nella definizione “indie-pop” ci troviamo bene, dagli anni 2000 ci siamo battuti per portare in Italia un nuovo tipo di musica pop, all’inizio ci guardavano come se fossimo degli alieni ma noi siamo andati avanti per la nostra strada e abbiamo fatto bene a non mollare mai.

Cosa troviamo nel nuovo album?

In Corochinato troverete sonorità un po’ più anni 90, per noi è il nostro album più bello. Il filo conduttore che lega tutti i vari brani è l’amore, in tutte le sue sfaccettature, ma c’è anche la voglia di raccontare tutto quello che accade nelle nostre vite, in modo semplice.

Seguivate gli anni scorsi il Festival? Sapreste dire al volo chi ha vinto tre anni fa?

Ti diremmo una bugia se ti dicessimo che gli anni scorsi abbiamo guardato il Festival. In un nostro brano di Marassi diciamo addirittura “ci vuole molto coraggio per guardare Sanremo fino in fondo”. Ma quest’anno è stato diverso, perché il Festival a cui abbiamo avuto il piacere di partecipare è stato il Festival del cambiamento. Grazie a Baglioni e alle sue scelte, sul palco dell’Ariston per la prima volta si ha avuto modo di vedere la musica italiana a 360°. In più è stato il Sanremo dei giovani, basti guardare il podio. Speriamo che questa non sia stata una semplice eccezione, ma l’inizio di una nuova era del Festival di Sanremo.

Ora vanno molto di moda i feautiring con i grandi “vecchi” della musica. C’è qualcuno con cui vi piacerebbe cantare, o per cui vi piacerebbe scrivere?

Ce ne sono tanti, però al momento vogliamo focalizzarci su noi stessi. Non per narcisismo o supponenza ma perché arriviamo da un Marassi Deluxe dove abbiamo avuto modo di duettare con grandi protagonisti della musica italiana come, tra gli altri, Caparezza, Levante e Willie Peyote.

Il vostro nome Ex-Otago da dove arriva?

Il nostro nome deriva da una squadra di rugby protagonista di un film a basso budget neozelandese, chiama Otago Rugby Football Union. Inizialmente ci piaceva e pensavamo di fare un certo genere musicale, dopo 5 minuti non ne eravamo più convinti e volevamo cambiare tutto, e da qui Ex-Otago.

Il vostro tormentone più grande degli ultimo tempi è “Tutto bene”, un brano positivo, che insegna a vedere il mondo con gli occhiali rosa. Cos’è la felicità e come si interseca col successo?

La felicità è una cosa che non ha nulla a che vedere con il successo: è una cosa semplice ma allo stesso tempo molto complessa. Io personalmente l’ho trovata tra le montagne con la mia cascina.

Per chi tifavate a Sanremo oltre a voi?

Ma noi non abbiamo mai tifato per noi stessi! Scherzi a parte, siamo molto contenti della vittoria di Mahmood, il suo brano è molto forte.

Cosa pensate delle giurie di qualità formate da cuochi e attrici?

Pensiamo che se determinate persone siano scelte per far parte della giuria d’onore, un motivo valido ci sia.

Cosa pensate della proposta di legge di avere musica italiana per un terzo nelle radio?

La troviamo una proposta abbastanza assurda, noi siamo contro le imposizioni, più che mai nel mondo della musica. Attualmente la musica italiana sta vivendo un periodo molto florido e di crescita, senza l’imposizione della sua presenza in radio ogni 3 pezzi. La musica è una cosa naturale e bella, e non ci fa piacere che si provi a limitarla.

La fiction su Mimì ha riacceso l’attenzione su un grande personaggio ma anche sulle difficoltà del mondo dello spettacolo. C’è tanta invidia e cattiveria? Ne avete incontrata?

Fortunatamente possiamo dire di non averne mai incontrata.

Ecco le prime date del loro tour:

30 marzo Torino (Teatro della Concordia)
31 marzo Firenze (Obihall)
4 aprile Padova (Gran Teatro Geox)
5 aprile Milano (Fabrique)
6 aprile Senigallia (Mamamia)
9 aprile Bologna (Estragon)
10 aprile Roma (Atlantico)
12 aprile Bari (Demodè)

Massimiliano Beneggi

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