Continuiamo a parlare di Toc toc, lo spettacolo che il 29 marzo debutta al Teatro Nuovo di Milano con Sandra Milo. Quale modo migliore di raccontare lo spettacolo allora se non attraverso le parole dei protagonisti? Abbiamo voluto fare dieci domande a Massimiliano Vado, attore di straordinaria esperienza teatrale con qualche trascorso anche nelle fiction televisive, che ci ha parlato del suo personaggio Emilio e del suo rapporto col teatro, come sempre in una dimensione filosofica in cui abbiamo voluto immergere la nostra intervista. Viene voglia di frequentare il teatro e di andare a confrontarsi con Toc toc che si preannuncia a tutti gli effetti come uno degli spettacoli clou di questa seconda parte di stagione!
Che ruolo interpreti nella commedia e quanto ti somiglia il personaggio?
Per non farsi mancare niente è anche accumulatore compulsivo.Come hai tratto la tua ispirazione per interpretarlo?
Prendo molto da me stesso, sia per il gusto della battuta che per la sindrome da accumulo.
Il resto lo rubo alle persone che incontro camminando per strada andando a teatro..
Quali ‘toc’ hai scoperto di te a cui non facevi caso prima di
questo spettacolo?
Li ho tutti, in forma lieve ma tutti. Non solo i miei, quelli di tutti i personaggi. Tranne forse uno. Forse.
Oggi è diventato meno complicato fare una commedia sulle terapie di
gruppo. Merito della psicologia che fa sempre meno paura o del teatro
che leggere le esigenze del suo pubblico?
Della psicologia so poco, me ne interesso svogliatamente perché è ancora una teoria in evoluzione e preferisco le analisi pirandelliane
a quelle freudiane. Non credo che possa far paura, ma presumo si sia svalutata molto già dagli inizi a causa della commercializzazione dei concetti semplici. In teatro cavalchiamo l’onda dei luoghi comuni applicati alle manie personali.
A chi si rivolge essenzialmente lo spettacolo?
A chiunque si scopra a non voler camminare sulle righe, a chi calcola sempre ogni cosa con cui viene in contatto, a chi ripete le cose per essere sicuro di averle dette, a chi ogni tanto esagera col turpiloquio, ai maniaci della pulizia, o a chi torna sempre indietro per vedere se ha chiuso il gas…insomma a tutti.
Hume diceva che l’intelletto umano deve fare i conti unicamente con l’esperienza per avere delle certezze. Sei d’accordo o pensi che questo crei alla fine troppa sfiducia nelle proprie capacità?
Campo di questo, soprattutto sul lavoro.
Cosa significa recitare al fianco di una grande attrice come Sandra Milo? Raccontacela.
Un paio di persone me l’avevano descritta come “magica”: “vedrai” mi
dicevano, “ti piacerà molto”.
Avevano ragione. Sandra è attenta, empatica, pronta, estremamente divertente, ironica e soprattutto consapevole. Una forza della natura.
Dicci tre aggettivi che attribuisci al Teatro.
Decadente, Necessario, Sospeso nel nulla
La politica entra anche nel teatro o si riesce a evitare questa influenza?
Si andava a teatro per capire il significato della guerra, l’importanza delle relazioni umane, per ridere di se stessi e per farsi raccontare le grandi tragedie della vita. Il teatro influenzava, e dovrebbe continuare a influenzare, la
politica. Quando avviene il procedimento opposto non è più teatro. È un’altra cosa, che a me non interessa.
Hai lavorato con registi e attori importantissimi. C’è un regista o un attore con cui ti piacerebbe lavorare?
indelebile di quell’esperienza.
Avrei dovuto tornarci, sempre con lui, ma non abbiamo fatto in tempo a realizzare un Riccardo III di Shakespeare di cui conservo ancora gelosamente la sua traduzione.
Lavorare con i miti è condizione necessaria alla crescita: mi piacerebbe incontrare Robert Wilson.Massimiliano Beneggi
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