Sabato sera, durante la trasmissione Una storia da cantare, prima puntata dedicata a Fabrizio De Andrè, è andato in onda in diretta uno dei momenti più imbarazzanti della televisione e della musica italiana. Sia per chi stava sul palco, sia per chi era a casa sul divano a sbriciolarsi con le patatine o i cioccolatini. Ornella Vanoni, una delle più grandi voci inimitabili della nostra storia, nonché simpaticissima interprete che non ha mai lesinato battute e rimproveri in diretta con la sua ironia tutta milanese, era chiamata a cantare la celebre Bocca di rosa.

Un brano lunghissimo che, come quasi tutte le canzoni di Faber, si sviluppa senza un ritornello fisso ma come un grande racconto, che tutti sanno recitare a memoria come un mantra. Almeno così dovevano aver pensato Enrico Ruggeri e gli autori della trasmissione affidando alla grande voce della mala uno dei brani più popolari di De André. Forse per questo non avevano posto troppa attenzione sulle luci sparate negli occhi all’artista che così non poteva leggere il gobbo. E di conseguenza si è persa. Non è la prima volta che la Vanoni blocca la sua esibizione in diretta per questo problema (era già accaduto qualche anno fa a Domenica In con Baudo che intervenne in suo favore per fare ricominciare la canzone senza che i bracci delle telecamere offuscassero la vista di Ornella. Stavolta il problema erano le luci, ma la reazione è stata un po’ più scomposta: “Non si legge un cazzo!” ha tuonato in diretta la Vanoni aggiungendo :“Cazzo lo tagliate sennò non mi invitano più. Io cazzo non l’ho detto”. Sicché, per non dirlo, lo ha ripetuto altre due volte. Considerando che la signora aveva precisato a Sanremo che non sarebbe più tornata ospite aggratis nelle trasmissioni Rai, c’è da immaginare che questa esibizione deprecabile sia stata pure pagata.

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Tutti ricorderanno l’incredibile gaffe di Celentano che, vent’anni fa in un concerto omaggio per Faber tentò di cantare La guerra di Piero con il leggio davanti ma andò completamente fuori fase come un principiante alle prime armi con quel brano.

I grandi della musica sono intoccabili insomma, anche per gli stessi colleghi, altrettanto straordinari. De André non lo si può omaggiare, lo si deve solo ascoltare, in originale. In religioso silenzio. E le parole, lo stesso, bisogna saperle anche senza necessità di cantarle a squarciagola. Del resto Fabrizio sussurrava, e lo faceva benissimo.

Massimiliano Beneggi