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Facciamo anche oggi un viaggio nella storia del Festival di Sanremo per raccontare l’attualità e il nostro Paese. Torniamo indietro questa volta di 13 anni, anche se sarebbe più corretto ricordare che torniamo a 40 anni fa. In effetti stiamo parlando dell’edizione condotta da Pippo Baudo e Michelle Hunziker con grande successo, vinta da Simone Cristicchi (Ti regalerò una rosa) tra i Big e Fabrizio Moro (Pensa) tra i Giovani, ma la canzone che andiamo a ricordare è un inedito nientemeno che di Rino Gaetano, rimasto nel cassetto per trent’anni fino a quel momento. A cantarlo, su proposta del maestro Mauro Pagani, è il comico Paolo Rossi. Non è la prima esperienza in gara a Sanremo per il comico di Monfalcone, che aveva già calcato quel palco in coppia con Enzo Jannacci nella riuscitissima I soliti accordi. L’emozione di Sanremo, però, questa volta si aggiunge alla responsabilità di interpretare un indimenticato cantautore dandogli la voce in un brano ancora sconosciuto.

I VIZI DELL’ITALIA

Rossi si presenta sul palco dell’Ariston con un cappello nero e un lungo frak che ricordano proprio quelli di Rino Gaetano quando aveva spopolato con Gianna. L’ironia non la si deve nemmeno chiedere a un comico, piuttosto qualcuno alla vigilia dubita delle sue qualità canore e della capacità di reggere da solo una canzone. Invece, padrone del palco come solo un vero artista sa fare, Paolino fa dimenticare a chiunque di non essere un cantante e coinvolge tutti estasiando con questo divertente brano a metà tra la filastrocca e la canzone di protesta. Il titolo è In Italia si sta male (si sta bene anziché no). Qualche anno prima Gaber aveva cantato Io non mi sento italiano, due anni dopo Marco Masini, sempre a Sanremo, canterà L’Italia (dove farà discutere con il verso E’ un Paese che mi ha rotto i coglioni). Va di moda quindi dichiarare i difetti della nostra penisola, fino al punto di criticarla aspramente senza però mai riuscire a rinnegarla. Si stupiscono tutti, nel 2007, di quanto il testo di Rino Gaetano rimanga attuale a trent’anni dalla sua stesura, ma nessuno evidentemente fa i conti con i vizi e i costumi di noi italiani, sempre uguali a noi stessi in fin dei conti. E così un brano come In Italia si sta male (si sta bene anziché no) ha tutti i crismi per rimanere un evergreen: nel 2020 è ancora più attuale di tredici anni fa.

‘VA TUTTO BENE’, MA NON È VERO

L’Italia viene descritta qui come il BelPaese del mare, del sole, della coltivazione, dell’amore. Un Paese che funziona insomma, ma solo apparentemente. Naturalmente non risparmia tanta ironia l’autore che parla di spiagge tutte bianche di fronte all’evidente contrario e di un sole che asciuga dopo la pioggia come a volere raccontare che abbiamo sempre gli escamotage per coprire quello che fa acqua da tutte le parti. Forse anche per questo, dopo avere elencato tutte queste sorridenti qualità di cui ci piace narrare mascherando la reale condizione in cui imperversiamo, il protagonista incappa in un monologo dove non riesce a fare pace con se stesso: vorrebbe dire che in Italia si sta male ma deve sempre correggersi per fare apparire bello anche ciò che non è. Alla fine però non ce la fa e ammette di volere scappare dall’Italia.

CI STIAMO CIVILIZZANDO ORA

Ci piace definirci un Paese civile, moderno e democratico, e poi scopriamo sempre di essere il contrario. Solo ora, che stiamo vivendo questo periodo di quarantena, forse ci stiamo civilizzando come si deve. Non si capisce se la stranezza che sentiamo addosso sia quindi dovuta alla necessità di stare tutti in casa o a questa ritrovata armonia con la Natura a cui non eravamo più abituati. I pesci sguazzano nelle nostre acque, la gente ha imparato a tenersi tutto il catarro nei polmoni anzichè sputarlo in strada al primo fastidio, forse siamo riusciti a fare capire alle persone che si può parlare senza mettere le mani addosso all’interlocutore per spiegarsi. Addirittura si vedono persone che mettono la mano davanti alla bocca se tossiscono e esseri umani regolarmente in coda al supermercato con rispetto del loro turno. Udite udite, hanno imparato che stare attaccati ai social serve per mantenere i contatti ma non per viverli: c’è bisogno di stare là fuori e respirare a pieni polmoni. Sì, qualcuno ha imparato anche a non fumare forse. Ti portano la spesa a casa e non ti fanno nemmeno più firmare la ricevuta, il governo abilita le lauree in medicina e stanzia miliardi per i cittadini: allora era tutta una farsa prima, ed ecco che abbiamo imparato a fare a meno di tante inutili e spesso costose burocrazie. Per dirla con Gaetano e Paolo Rossi, che fortuna stare qua in mezzo a tanta civiltà. Sì, ora possiamo dirlo: in Italia si sta male, col Covid. Ma tra poco si starà benissimo. Rino Gaetano ci aveva ammoniti e avvisati che così non si sarebbe più potuti andare avanti. Che sia arrivato il momento epocale della svolta, per canzoni come queste, di smettere di essere attuali e poterne parlare come di un’Italia passata finalmente?

IL TESTO E IL VIDEO

Ecco qui sotto il testo completo e l’audio della canzone nelle due versioni di Rossi e Gaetano, che non si classificò nei primi dieci, un po’ a sorpresa per la verità. Ma raccolse un grande consenso di critica e fu molto apprezzata anche in radio.

Massimiliano Beneggi

In Italia ci sta il mare
Per nuotare e per pescare
Con le spiagge tutte bianche
Gli ombrelloni stesi al sole
In Italia si sta be-ne
In Italia ci sta il sole
Per asciugarsi quando piove
Con la frutta di stagione
Con le pesche e le albicocche
Da mangiare quando hai fame
Ma guarda un po’
Che fortuna stare qua
In mezzo a tanta civiltà
Guarda tu
Che fortuna stare qua
Stare ancora qua
In Italia c’è l’amore
Da quando nasce a quando muore
Se sei brutto o se sei bello
Se sei brutto o se sei bello
Se sei ricco oppure no
In Italia c’è l’amore
Da quando nasce a quando muore
Se sei brutto o se sei bello
Se sei ricco oppure no
In Italia non si può
Ma guarda un po’
Che fortuna stare qua
In mezzo a tanta civiltà
Guarda tu
Che fortuna stare qua
Stare sempre qua
In Italia si sta male
Si sta bene si sta male
In Italia si sta male
Si sta meglio si sta peggio
Si sta bene anziché no
In Italia c’è l’amore
Da quando nasce a quando muore
Se sei brutto o se sei bello
Se sei quasi sempre quello
Se sei ricco oppure no
In Italia si sta male
Si sta bene si sta male
Si sta male si sta bene
Si sta meglio si sta peggio
Si sta bene anziché no
In Italia ci sta il sole
Per asciugarsi quando piove
Con le spiagge tutte bianche
Gli ombrelloni stesi al sole
In Italia si sta bene
In Italia si sta male
Si sta bene si sta male
In Italia si sta male
Si sta bene si sta peggio
Qua si sta come si sta
In Italia c’è l’amore
Da quando nasce a quando muore
Se sei brutto o se sei bello
Se sei ricco oppure no
Se sei basso non lo so
Se sei brutto o se sei bello
Se sei ricco oppure no
Qui ci sto e non ci sto
Se sei brutto o se sei bello
Se sei ricco oppure no
In Italia non ci sto