Ultima settimana per il teatro in streaming del Martinitt di Milano, che in queste settimane di lockdown non ha smesso di trasmettere on line tanti spettacoli. Per gli ultimi due appuntamenti, questa sera 14 maggio sulla PAGINA FACEBOOK del teatro, si troverà il link per godersi la commedia Il capo dei miei sogni di Sara Palma e Daniele Benedetti con la regia di Roberto Marafante, mentre sabato 16 sarà la volta di Milano non esiste di Roberto D’Alessandro e Nadia Puma. Ecco le trame tratte dai comunicati stampa.

Il capo dei miei sogni2_jpeg

Il capo dei miei sogni (in scena al Martinitt nel 2016), con Ussi Alzati, Michele Costabile, Marcella Formenti, Flavio Francucci, Massimiliano Vado.

Il dottor Lamberti, stimato e super professionale, creativo pubblicitario è strozzato dai debiti di gioco e vittima di un allibratore.

Un gruppo di irresistibili impiegati contabili di una nota agenzia pubblicitaria se lo ritrova come capo. Lo adoreranno, ma lui non è li per ciò che pensano: il suo ingrato compito è quello di licenziarli tutti.

Lamberti raggiungerà il suo obiettivo percorrendo una strada… creativa! Una volta individuate le loro peraltro non nascoste velleità, molto semplicemente li spingerà a rincorrere a gambe levate ognuno i propri sogni!!!

Il licenziamento a questo punto verrà vissuto come l’occasione per ricominciare una nuova vita.
E anche se non tutti riusciranno a realizzare i propri sogni, anche se questa opportunità costringerà alcuni di loro a fare i conti con i propri limiti, comunque, alla fine Lamberti li aiuterà tutti…

Questo capo, meschino e subdolo, sarà davvero il capo dei loro sogni? Una commedia brillante e divertente dove si riesce a trovare il lato positivo di uno dei mali dei nostri tempi, la precarietà.

02-Milano-non-esiste-IMG_1676
Foto di Simone Carpaneda

Milano non esiste (in scena al Martinitt nel 2014) con Roberto D’Alessandro, Nadia Puma, Ivan Saladino, Lorenzo Basso, Emilio Camera, Marta Gimigliano, Manuela Caruso

Il protagonista dello spettacolo è un operaio calabrese che vive a Milano da 40 anni. È sposato con una donna milanese e ha cinque figli. Mancano pochi anni al pensionamento, e finalmente il suo sogno può realizzarsi: tornare nel paese calabrese dov’è nato, godere della luce del Sud, passare le giornate a guardare il mare.

Nel frattempo, però, nella sua fabbrica si muore, Milano appare sempre più incomprensibile nel suo orrore sociale e urbanistico e “la peste” della modernità sembra aver tramortito ogni forma di fraternità. Lentamente si avvicina il giorno del ritorno, ma l’operaio calabrese non ha fatto i conti con i figli, che di andare a vivere in Calabria non ne vogliono sapere.
Da quel momento in poi l’operaio è ogni giorno di più afflitto da una cocciuta mania ossessiva (il paese del Sud come paradiso, la città del Nord come inferno), tanto da rischiare la psicosi paranoide. Chiunque tra i famigliari prova a fargli capire che tornare in Calabria con sei figli grandi è impossibile, diviene ai suoi occhi un nemico.
Ma il suo progetto non subisce ripensamenti, e infatti alla fine riuscirà a tornare nel suo Eden calabrese, dove riabbraccerà la Casa, il mare, gli odori, la lingua, la pace, a costo, però, di una estrema e autistica solitudine.