Per gli 80 anni di Renato Pozzetto, abbiamo scelto tre suoi film che in modo particolare più degli altri raccontano Milano in una chiave inedita. Eccoci a Un povero ricco del 1983.

LA TRAMA

Eugenio è un industriale a capo, tra le varie aziende, anche della S.O.F.R.A.M. La sua paura di perdere tutte le ricchezze lo divora fino a togliergli il sonno: lo psicologo gli suggerisce di provare a vivere la povertà per prepararsi a una eventuale debacle economica e non temere più quello che è divenuto il suo incubo notturno. Eugenio lo prende eccessivamente in parola: si procura dei documenti falsi e decide di abbandonare casa sua per due settimane. Si fa assumere dalla stessa S.O.F.R.A.M. come fattorino (salvo poi scoprire di essere invece addetto alle pulizie) per poi farsi licenziare non appena vengono scoperte le sue qualità di imprenditore. Vive inizialmente in un appartamento garantitogli dalla stessa azienda: lì si innamora di Marta (Ornella Muti), la vicina di casa. Una volta perso il lavoro, dorme in stazione dove conosce Stanislao, detto Fosforo, un clochard interpretato da un grande Piero Mazzarella che gli insegna come muoversi con furbizia nella metropoli. Giunto al limite della sopportazione di una vita umiliante è piena di angherie, decide di tornare a casa dove però scopre che la moglie lo tradisce. Riconquista e salva dalla prostituzione Marta, che nel frattempo aveva deluso con i suoi furti per mangiare, e la porta a vivere nella boat messa in affitto da Stanislao. Storica la scena finale con un elicottero che fa cadere tutti i soldi delle sue attività liquidate: Si può essere felici anche da poveri, basta avere tanti soldi!, chiosa Eugenio.

LA CITTA’

Nel geniale confronto tra la povertà e la ricchezza, portate naturalmente agli eccessi, Un povero ricco parla tanto di Milano. Non solo per la presenza di due pilastri della scena meneghina quali Mazzarella e Nanni Svampa (questi nel ruolo di un maggiordomo). Si racconta l’animo generoso e sensibile di Milano nonostante le avversità di alcuni di fronte alle persone più indigenti: una metropoli che sa essere anche umile e si rimbocca le maniche in ogni occasione di necessità. Tutto il film è infatti ambientato nella città ancora priva di importanti fermate metropolitane: il cantiere sulla Darsena dove Eugenio chiede (e ottiene suo malgrado) la celebre forchettata è quello della fermata di porta Genova della linea verde. Non solo Stazione Centrale e piazza Cairoli, ma sono ben riconoscibili anche Porta Venezia, Brera, via Ludovico il Moro, via Torino e la chiesa di Gaggiano (nella scena finale). La casa dove abita Marta si trova in via dei Missaglia. La scena sul Duomo, dove improvvisa un pranzo con Fosforo, è una delle più simboliche del cinema italiano a Milano.

Massimiliano Beneggi