Allora è ancora possibile fare un bel varietà, ricco di ospiti eccezionali da cui potersi aspettare canzoni e chiacchierate che vadano oltre la banalità. Questo è quanto emerge dalle due puntate di D’IVA, la trasmissione con cui Iva Zanicchi è tornata a intrattenere in prima serata su canale 5. La voce più blues (e ancora più potente) della nostra canzone è stata protagonista in appuntamenti tutti da rivedere su Mediaset Play.

Emozioni attraverso musica, interviste, risate e poi ancora musica. Quella vera, quella cantata. Quella che, anche se dovesse capitare una mezza incertezza vocale, sarebbe comunque apprezzatissima, perché almeno non si è servita dell’autotune. E invece non c’è nemmeno alcuna sbavatura nelle esibizioni che vedono coinvolti tanti artisti di onorata carriera.

“Musica per anziani”, avrà pensato qualcuno leggendo l’età anagrafica di molti protagonisti. Niente affatto: D’Iva rispolvera brani della nostra storia con una frizzantezza e una animosità che rendono tutto estremamente contemporaneo. Ecco che le canzoni continuano così a essere testimoni sempre attuali della nostra esistenza.

Merito della Zanicchi, vera Diva della musica italiana che, vuoi per simpatia, vuoi per umiltà, ha pensato bene di mettere un titolo particolare al suo show: D’Iva. Con quell’apostrofo che sottolinea a chi appartenga questo omaggio televisivo e che funge da elemento separativo, onde evitare un’interpretazione vanagloriosa.

Del resto Iva supponente non lo è mai stata. Chi è nato negli anni Ottanta la conobbe per la prima volta alla ruota di Ok il prezzo è giusto ad aizzare il pubblico nel leggendario urlo “Cento, Cento”. Nessuno, se non lo avesse saputo, avrebbe mai provato la sensazione di seguire una trasmissione condotta da una cantante vincitrice per ben tre volte a Sanremo. Chi avrebbe potuto vedere nella Zanicchi una “Diva”? Con quel carattere così vicino a noi, così umano, casalingo, popolare che la caratterizza da sempre, persino da quando, negli anni in cui trionfava nei Festival, si lasciava prendere in giro da Raimondo Vianello a Sai che ti dico?. Eppure Iva è da sempre una Diva della nostra canzone. Non ha mai smesso di esserlo nemmeno quando, impeccabile europarlamentare, veniva invitata dal Cavaliere ad abbandonare incredibili postriboli televisivi. O quando, per amore di risata, si prestava a una gag che la vedeva correre dietro a un divano per obbedire agli “ordini” di un sedicente mago. Iva se ne frega da sempre degli haters che cercano di massacrarla con qualunque scusa, solo perché è una delle poche artiste non schierate a sinistra. E fa bene, perché anche quando fu biasimata da Benigni a Sanremo 2009 per la sua Ti voglio senza amore, il pubblico è stato sempre dalla sua parte. La spontaneità paga sempre, lei lo sa bene. Lei è una vera Diva, che per una volta ha voluto dedicarsi due serate come meritava da tempo.

Abbiamo assistito così a duetti impressionanti con Fausto Leali, Orietta Berti, Romina Power, Cristiano Malgioglio. Le sue canzoni, e quelle degli ospiti, le abbiamo cantate tutti da casa, salvo poi fermandoci per ascoltare quanto sia ancora potente la voce di questi fenomeni. Hai capito questi “anziani”?

Strepitosi anche Gigi D’Alessio, Bianca Atzei (talento mai abbastanza apprezzato nel nostro panorama musicale), Anna Tatangelo, Lola Ponce. Cantanti di straordinario valore, che Iva, al contrario di altre colleghe con atteggiamento “da dove”, sa fare esprimere al suo fianco con la generosità che la contraddistingue.

E poi le interviste di Gerry Scotti e Silvia Toffanin, i migliori a far emergere il racconto della storia di Iva attraverso domande mia invadenti, ma sempre puntuali e talvolta ironiche.

In tanti dovrebbero imparare da Iva. A cominciare da tutti quei giovani che, dopo qualche visualizzazione, credono di avere il successo già in tasca. Non si è divi nemmeno a 80 anni. Nemmeno quando lo si è veramente. Questione di eleganza, di classe. Questione d’IVA. E il plauso va anche a Canale 5 che, come fanno all’estero, ha saputo allestire un programma di autentico omaggio a una delle cantanti più prestigiose della nostra storia.

Massimiliano Beneggi