Oggi, 21 marzo 2022, TeatroeMusicaNews dedicherà la giornata, attraverso ricordi e interviste, a Gianfranco Funari, che avrebbe compiuto 90 anni. Anzi, li compie, vista l’attualità che continuano a far trasparire la sua figura e il suo messaggio persino sui social. Quei social su cui Funari resta popolarissimo, nonostante sia morto proprio nel 2008, pochi mesi prima dell’esplosione di Facebook. Quando chiedi a qualcuno di Funari, subito si accende un sorriso nell’interlocutore e scattano dei bei ricordi insieme a una serie di aggettivi sembra adatti a quel grande personaggio. Fenomeno, affabulatore, umile, straordinario, incredibilmente simpatico. Ma anche provocatore, sovvertitore, rivoluzionario, eclettico. E chissà quanti altri appellativi si potrebbero usare: tutti sarebbero giusti, perché Funari era tutto quello che, se proprio si volesse riassumere in un’unica parola, può essere definito spettacolare. Un uomo libero da ogni tipo di regola. Un uomo in grado di parlare con un solo sguardo, proprio come in questo video.
90 anni fa nasceva un istrione televisivo che continua a vivere nei nostri ricordi per il suo modo geniale di intrattenere il pubblico.
Certo, facile dirlo oggi. Eppure Gianfranco Funari quando andava in onda, era persino detestato da molti. Non solo dai dirigenti televisivi, che ne riconoscevano le doti oratorie e lo ritenevano scomodo nei confronti dei soliti poteri forti. Funari era considerato addirittura promotore di una tv trash, da alcuni critici che hanno sempre amato sparare a zero su ogni rottura degli schemi. Un improvvisatore in grado di far tremare le vene e i polsi a chiunque, per primi i piani alti delle aziende in cui lavorava. A lui non interessava avere nemici, gli bastava avere un amico: il pubblico, che mai si è lamentato e anzi continua a rimpiangerlo. Si, perché ben prima di ambire al GRANDE FRATELLO, i Vip un tempo volevano andare da un altro GF. L’unico vero GF importante della tv: Gianfranco Funari.

I programmi di Gianfranco Funari, che annoveravano signori autori tra cui un certo Paolo Limiti, davano voce al popolo. Lui raccontava la politica e temi sociali, con il suo linguaggio concreto e senza filtri. Il pubblico da casa ascoltava, ma era rappresentato da quello in studio, che poteva intervenire. A mediare sempre lui, con numerose domande provocatorie, destinate a far ragionare oltre certi retaggi. Funari piaceva perché non si imponeva come guru di una presunta verità, ma sapeva ascoltare. Non dava spiegazioni di sé, benché non lesinasse di ammettere come la pensasse, ma spiegava il mondo e i suoi imbrogli alla gente comune. Anche per questo più volte allontanato dalla tv pubblica come da quella privata, quando a parlar male dei socialisti o dei democristiani era solo lui, lungimirante in tantissimi campi.

Con il suo Abbocaaperta fu antesignano un po’ di Mi manda Raitre e un po’ di Tempi moderni. Con Jolly Gol anticipò quello che sarebbe stato Quelli che il calcio. Funari News sarebbe stato il modello televisivo di chi, anni dopo, avrebbe proposto numerosi salotti televisivi per smascherare le ingiustizie della politica. Mezzogiorno è (poi diventato Mezzogiorno italiano nel suo trasloco da Rai a Fininvest), e A tu per tu lo fecero amare dalle casalinghe, ben prima che altri scoprissero il valore di quella fascia oraria. In pratica, quello che di bello ci ha regalato la tv negli ultimi 40 anni, Funari lo fece prima di tutti gli altri. Sapeva guardare oltre, con la sua irriverenza, il suo inconfondibile sorriso capace di ammaliarci persino quando si mangiava le fette di prosciutto davanti alla telecamera.
Raccontando Funari ricordiamo uno dei personaggi televisivi più imitati di sempre (e non solo da comici come Guzzanti o Vastano che fecero della sua parodia un cavallo di battaglia). In tanti hanno provato a somigliargli, costretti però a cambiare rotta appena si accorgevano che Gianfranco e le sue trasmissioni erano inimitabili. E così lo hanno fatto diventare ancora più mito di quanto già non fosse. Unico, irripetibile. Il motivo non è da ricercare tanto in una tv ormai cambiata, perché. Il giornalaio più amato d’Italia (definizione alla quale teneva tantissimo per distinguere la sua libertà di opinione rispetto a quella dei giornalisti iscritti all’albo) sapeva informare come nessun altro. Padrone assoluto della scena, attore nato.
Nel suo caso è proprio la definizione esatta. Gianfranco Funari infatti nacque artisticamente come cabarettista al Derby di Milano. Solo a inizi anni ‘80 fu scoperto dal piccolo schermo.
Cantante, ballerino, comico (indimenticabile anche al cinema in Simpatici e antipatici), showman, ma con quella vena politica che lo contraddistingue ancora oggi rispetto a chiunque altro.
Non era una macchietta. Quella la lasciava fare ad altri, a chi non aveva fantasia. Funari seppe creare qualcosa di assolutamente originale. Irripetibile proprio solo perché non c’è più lui, unico che era in grado di “fare Funari”. Lui, che alla tv ha dato tanto e che dalla tv non ha ricevuto lo stesso trattamento con lui ha coccolato i suoi fan.
Se andavi come spettatore in una sua trasmissione, rischiavi di trovarlo ancora in canottiera e mutande in studio a telecamere spente. Perché per Funari non c’erano segreti con quel pubblico che ha sempre considerato la sua famiglia.
Una delle sue canzoni preferite la svelò nell’ultimo show che lo vide protagonista in prima serata su Raiuno: A muso duro, di Pierangelo Bertoli. Non è difficile immaginarlo come protagonista di quella canzone. Basti pensare alla sua carriera e al percorso che lo ha visto diventare personaggio centrale nella storia televisiva.
Lui, come il cantautore emiliano, ha sempre voluto cantare “le sue canzoni per la strada”. Guerriero senza patria aziendale e senza spada (provocatore ma sempre rispettoso delle idee e altrui e mai aggressivo). Con un piede nel passato (quanti aneddoti su suo padre e suo nonno, usati tutti come esempi di riferimento in quelle trasmissioni!) e lo sguardo dritto e aperto nel futuro. Si, perché come ammetteva in questa intervista a Marzullo nel ‘97, che vi consigliamo di guardare per intero, Funari non ha mai avuto rimpianti per la giovane età, ma ha sempre creduto ampiamente nei giovani e nella loro creatività.
Buon compleanno Gianfranco. Scusandoci per come abbiamo stuprato quella tv che tu avevi saputo inventare. Tanti auguri Funari. Noi ti ricorderemo così. Con cinque ricordi: quello del Funari sentimentale, il Funari cabarettista, quello televisivo, quello giornalistico. A tutti voi buona lettura in questa giornata con TeatroeMusicaNews!
Massimiliano Beneggi