È in tour uno spettacolo molto toccante dedicato alla più grande poetessa milanese di sempre. Indagine su Alda Merini – non fu mai una donna addomesticabile – esordì la scorsa estate in sordina per poi ottenere varie repliche in diverse piazze d’Italia. Dopo quella di Settimo Milanese all’Auditorium Anna Marchesini, la prossima sarà a Brescia l’1 e il 2 aprile al Teatro Santa Giulia; successivamente andrà in scena a L’Aquila, Terni, Firenze. Ecco la nostra recensione.

IL CAST

Giorgia Trasselli, Margherita Caravello, Antonio Sebastian Nobili. Regia di Antonio Sebastan Nobili.

LA TRAMA

Una giornalista si ritrova a voler indagare sulla vita di Alda Merini. Per farlo entra profondamente nella sua storia, ripercorrendone i trascorsi attraverso le parole che ci ha lasciato in eredità la poetessa. Come sempre, quando leggiamo un testo ci troviamo a tu per tu con il suo autore: è proprio quello che accade a questa giornalista che, mentre si trova concentrata alla sua scrivania davanti alla macchina da scrivere, ascolta il racconto di Alda Merini, lì presente con lei. Si confida la poetessa, mostrando di non essere per nulla cambiata dall’ultima volta che l’abbiamo vista sulla terra. Ironica, pungente, non lesina critiche a nessuno, nemmeno a se stessa. Ferita nell’animo, tuttavia prova un senso di orgoglio per aver saputo riconoscere quel che conta davvero: il valore della vita. Con un sano cinismo acquisito per non illudersi che il proprio destino possa interessare davvero agli altri, la Merini parla della sua esistenza, dei suoi incontri, dei suoi amori, delle sue sofferenze. Tante quelle vissute, a cominciare dalla drammatica esperienza nell’Ospedale Psichiatrico Paolo Pini. Tante le persone che hanno cercato di metterle in bastoni tra le ruote. Lei, però, non riesce a odiare nemmeno i detrattori: in fondo sono solo gente povera d’animo e senza poesia. Inutile spiegare il dolore e gli eccessi di una vita burrascosa ai moralisti che fanno del pregiudizio la propria cifra. Mentre la giornalista guarda i video delle interviste della scrittrice, Alda è sempre lì con lei. Si rivede, sorride delle sue ospitate televisive, dove si divertiva anche perché “la truccavano”. La Merini non smette di parlare della sua femminilità, dopo essere cresciuta all’ombra di due genitori che hanno cercato di imporle il destino. Combattuta tra convinzioni mistiche e un atteggiamento agnostico, piange ancora Alda a ripensare a certe cattiverie subite. Oggi, però, si sente libera guardando agli anni della sua maturità. Nessun rimpianto, solo un grande sorriso per aver saputo catturare l’essenza della vita. Sì, la donna che non si è mai fatta addomesticare da nessuno, lontana da ogni regola comune, sorride ancora nonostante tutto quello che la vita le ha fatto.

LA MORALE

Nessuno può dirci cosa dobbiamo fare della nostra esistenza, che appartiene solo ed esclusivamente a noi. L’importante è non trasformare questo sentimento in un inconsistente egoismo. La vita è bella se, oltre a ricevere, ci si ricorda di dare. L’amore non è essere amati, ma amare. Una volta che si intraprende la strada dell’amore vero, noncuranti della vanagloria, si potrà guardare al mondo con generosità. Allora sì che si sarà sicuri di lasciare qualcosa di bello di se stessi. Allora si sarà sicuri di aver amato il mondo in tutto ciò per cui è apprezzabile.

IL COMMENTO

Per raccontare Alda Merini ci vogliono coraggio e tanta poesia. Questo spettacolo ha tutto ciò che occorre, grazie alla regia di Antonio Sebastian Nobili (anche lui presente nei video per leggere alcuni versi della letteratura meriniana). Senza la pretesa di narrare l’intera biografia della scrittrice, Indagine su Alda Merini è un concentrato di sensazioni ed emozioni. Parole che arrivano al cuore, facendo incuriosire circa i lati più nascosti della vita di una donna mai banale. L’incontro con la ragazza che indaga sui suoi trascorsi, appare come una chiacchierata in un poetico luogo, che potrebbe essere la mente fantasiosa della giornalista o un’altra dimensione ultraterrena. O, forse, è la stessa Alda a tornare tra di noi ogni volta che riecheggia la sua poesia, con tutto il carico emozionale di una vita sorprendente che non si finirebbe mai di esplorare.

IL TOP

Giorgia Trasselli si cala nei panni della Merini con una delicatezza invidiabile. Non ne fa un’imitazione, che correrebbe il rischio di trasformarsi presto in caricatura. Piuttosto, in un’ora e mezza di spettacolo la Trasselli vive completamente la sensibilità della poetessa, con tutti i suoi dolori, il suo legame ai profumi e ai ricordi del passato. La sua romantica e folle voglia di vivere. Quando piange lo fa davvero (commuovendo la platea), proprio come quando ride (e fa divertire il pubblico). Sul palcoscenico c’è Alda Merini a tutti gli effetti. Si capisce che dietro a questo spettacolo c’è una vera indagine. L’alternanza con i video originali e la voce di Alda è il tocco in più che non smette di tenere viva l’attenzione di uno spettacolo da godere anche con una sana leggerezza. Proprio come vorrebbe la Merini.

LA SORPRESA

Margherita Caravello, autrice del libro da cui è tratto lo spettacolo, è un fiume in piena di passione e conoscenza ogni volta che si alza dalla scrivania per raccontare al pubblico ciò che ha “scoperto” sulla Merini. Invidiabile il suo lavoro mnemonico nel saper recitare alcuni passi poetici della scrittrice. Passi che entrano nel cuore e nella testa del pubblico. Qualunque sia la conoscenza prima di questo spettacolo, si esce dal teatro più colti e più incuriositi. Non è poco di questi tempi.

Massimiliano Beneggi