È in scena al Teatro Manzoni di Milano fino al 15 maggio, Montagne russe (produzione La Contrada Teatro Stabile di Trieste con Skyline Productions, Rara Produzione e Savà Produzioni Creative) di Eric Assous, con Corrado Tedeschi e Martina Colombari. Lo spettacolo, tradotto da Giulia Serafini, è quello portato in scena per la prima volta diciotto anni fa da Alain Delon e Astrid Veillon. Ecco la nostra recensione.

IL CAST

Corrado Tedeschi, Martina Colombari. Regia di Marco Rampoldi

LA TRAMA

Tutto inizia con delle risate di complicità fuori campo, testimoni di una piacevole serata tra Pierre e Juliette. Si danno del lei, ma la reciproca complicità sembra essere l’unica certezza. Lui, cinquantenne sposato e “buon padre di famiglia”, si è infatuato del sorriso della ragazza conosciuta poche ore prima in un bar. Si tratta di un locale che frequenta ogni volta che sua moglie e sui figlio partono per una vacanza. Nella sua solitudine, morale più ancora che fisica, cerca ogni volta l’evasione dalla routine della sua vita di coppia. Questa sera ha incontrato nello sguardo di Juliette non solo una giovane donna estremamente attraente, ma anche affidabile. Questo consente a Pierre di raccontarle molto di se stesso. Lo fa pur cercando invano di mascherare dettagli quali il suo matrimonio ormai giunto a 19 anni e la propria frustrazione professionale: argomenti che, nel gioco della seduzione, rischierebbero di compromettere l’obiettivo di passare una notte di passione con la bella Juliette. Lei, dal canto suo, è molto più arguta a nascondere la sua vera identità, cambiando continuamente versione della narrazione che fa di sé. In quell’atteggiamento esuberante e intraprendente traspare, però, una certa dolcezza più che una donna calcolatrice ed enigmatica come si potrebbe immaginare. Dapprima sembra una ragazza acqua e sapone, poi scopre di divertirsi a recitare diversi ruoli. Così finge di essere una prostituta d’alto bordo, quindi una giornalista, poi l’estetista di fiducia della moglie di Pierre. E non è finita qui. Lui crede a ogni racconto che gli viene fatto e, in ogni caso, non cambia idea: sembra essere indissolubilmente attratto dalla giovane, con buona pace di certi princìpi morali. Tra i due c’è un rapporto d’amore e odio che un po’ li avvicina e un po’ li respinge facendoli scappare. È evidente come Juliette faccia di tutto per passare tanto tempo con Pierre: vuole sapere tutto della sua vita, indaga sui suoi modi di sedurre. Vuole giocare insieme. Il motivo sta in quell’identità che resta nascosta fino alla fine…

LA MORALE

Non c’è un’età precisa per giocare, né esiste una fine della propria vitalità, finché ci lasciamo sorprendere dalle scoperte che ci vengono offerte. Le emozioni sono la ragione più autentica di questa vita, che come un ottovolante prende lentamente rincorsa in salita per andare incontro a ripide discese. Tanta adrenalina positiva che, tuttavia, a un certo punto ci chiede anche di fermarci e cercare un altrettanto positivo equilibrio.

IL COMMENTO

Uno spettacolo sorprendente, capace di passare dalla commedia più pura al dramma e alla commozione finale. Il pubblico vive i repentini cambiamenti di copione dettati da Juliette e si lascia entusiasmare dalle infinite montagne russe da lei proposte, domandandosi fino all’ultimo chi ci sia davvero dietro a quella donna. Nelle tantissime risate che si fanno, alcune frasi del testo lasciano spazio anche per interrogativi tutt’altro che banali. Per esempio, è vero che la fedeltà non è la più grande prova d’amore? La libertà è davvero quella di non volere possedere ciò che si potrebbe possedere? Forse non esistono nemmeno risposte definitive: come sempre il teatro sa regalare suggestioni su cui poter riflettere a lungo. Il lungo applauso del Manzoni, che spezza il concentrato silenzio in cui era caduto, sull’emozionante finale, conferma la sensibilità di una prosa che tocca tematiche vicinissime al pubblico. La capacità di perdonare e la possibilità di ricominciare da capo su tutti.

IL TOP

Corrado Tedeschi non è più solo un personaggio televisivo che fa teatro. Ogni volta è sempre più bravo e completo. Spiritoso, elegante, ha tempi comici incredibili che svelano un’innata verve umoristica. Quando Pierre ripete più volte con Juliette la scena della registrazione dell’audio fatta la sera prima al locale, cercando ora di risultare credibile alla moglie nel suo negarsi alla ragazza, Tedeschi sfodera le sue migliori doti di spontaneità e simpatia. Come sempre, Corrado si rende protagonista del teatro che avvicina il pubblico al palcoscenico, con uno di quegli spettacoli che piace interpretare a lui: ricchi di umanità e dal finale sempre inaspettato.

LA SORPRESA

Quante volte ci si è chiesto cosa ci facessero a teatro belle donne provenienti dalla tv, completamente fuori luogo nella recitazione. Bene, questa domanda, che talvolta diventa anche un po’ stereotipata, non è proprio adatta per Montagne russe. Da come si muove e dalla sicurezza che mostra sin dal primo minuto, Martina Colombari non sembra affatto al suo debutto teatrale. Spontanea, divertente, dizione precisa, si emoziona e sa emozionare: la Colombari è arrivata a essere attrice teatrale grazie a un’intuizione di Tedeschi e Rampoldi, che hanno visto in lei straordinarie doti fino ad oggi seminascoste. E hanno avuto ragione. Martina interpreta un personaggio che, cambiando sei personalità, richiede di fatto sei atteggiamenti diversi in un’ora e mezza di spettacolo. Segnatevi questo spettacolo, appuntatevi le date: non è solo l’ultimo della prosa di questa stagione al Manzoni, sarà sicuramente anche il primo di una importante carriera teatrale.

Massimiliano Beneggi