È in scena fino al 22 maggio, al Teatro Parenti di Milano, Anna dei Miracoli (produzione Teatro Franco Parenti per l’Associazione Lega del Filo d’oro) di William Gibson. Lo spettacolo racconta la vera storia di Helen Keller e della sua insegnante Anne Sullivan. Ecco la nostra recensione.

IL CAST
Mascia Musy, Fabrizio Coniglio, Anna Mallamaci, Laura Nardi. Regia di Emanuela Giordano.
LA TRAMA
Helen Keller è una giovane sorda, cieca e muta. I suoi genitori, Kate e Arthur, vivono sentimenti contrastanti. La madre sa bene essere una speranza quasi impossibile quella di poter vedere nella figlia dei miglioramenti, tuttavia non vuole darsi per vinta. Il padre è scoraggiato, consapevole di non avere più una vita normale da quando è nata Helen, le cui difficoltà tolgono inevitabilmente attenzioni anche al fratellino neonato. Il signor Keller vorrebbe mandare Helen in una clinica specializzata: per lui la situazione è irrecuperabile. Kate si oppone promettendo a se stessa di trovare una soluzione diversa. Contatta così un’educatrice, Anna, che accetta il difficile compito di assistere la ragazza. La signora è ipovedente e riesce subito a entrare in empatia con Helen che, lentamente, si lascia guidare nell’apprendimento del linguaggio dei segni. Pur tra lo scetticismo dei signori Keller, Anna riesce a ottenere la possibilità di rimanere da sola per due settimane con la ragazza, senza che nessuno possa intralciare il suo lavoro. Si pone una missione ben precisa: a ogni oggetto, sensazione e persona bisogna attribuire un nome. Per far passare il concetto deve imporsi con una cruda dolcezza nei confronti di Helen, con il coraggio di dirle dei “no” che fino a quel momento nessuno ha avuto. Così dopo aver imitato a lungo i genitori, che con lei non hanno mai cercato un vero dialogo, ora la giovane inizia a imitare i gesti di Anna. Incredibilmente, dopo un lungo percorso, Helen riuscirà in quello che nessuno ha mai pensato fosse possibile.
LA MORALE
Difficile il mestiere di chi deve educare, sia da genitori che da insegnanti. Forse c’è una sola regola per sbagliare il meno possibile: farlo con amore. Amare non vuol dire assecondare tutto incondizionatamente. Significa piuttosto riuscire a entrare in empatia, prendendo per mano l’altro e aiutandolo con umiltà a scoprire ciò che da solo non sarebbe in grado di vedere. L’amore è l’unica realtà che non va negata a nessuno. Se tutti possono amare ed essere amati, allora non ci sono limiti che possano impedirci di credere a miglioramenti concreti. A piccoli passi, ma concreti.

IL COMMENTO
Uno spettacolo ben costruito, chiaro, lineare, dai ritmi sempre vivi. Una scenografia essenziale consente agli attori di esprimersi a 360 gradi lasciando immaginare la presenza di alcuni oggetti sul palcoscenico. Ogni cambio di ambientazione è descritto dagli spostamenti di un sipario di legno, che aiutano a comprendere i passaggi di luogo e tempo. Attori eccellenti in ruoli tanto difficili da interpretare quanto è facile empatizzare con le loro scelte complicate. Fabrizio Coniglio è l’apparentemente cinico signor Keller che non vuole rinunciare alla propria vita (e in questo regala anche i momenti di ironia dello spettacolo); Laura Nardi la madre che vuole anche la figlia nei sogni da realizzare, costi quel che costi; Mascia Musy l’ostinata insegnante che protegge Helen da ogni continua dannosa compiacenza altrui, con un invidiabile rispetto di chi non vuole sostituirsi ai genitori. Ciascuno del pubblico si identifica con l’anima di uno di loro, ritrovandosi unito nella commozione finale. Tutti hanno il fazzoletto in mano. E non è colpa del polline.
IL TOP
E poi c’è lei, Anna Mallamaci. Semplicemente straordinaria nel ruolo della ragazza sordocieca, per il quale occorre una costante concentrazione oltre che un continuo viaggio con la fantasia. I gesti che Helen impara, la bravissima Mallamaci non cessa di interpretarli anche mentre il cono di luce è proiettato sugli altri protagonisti. Con ruoli così delicati, il rischio di cadere nel retorico o nella esasperazione è sempre forte. Qui non succede, merito ovviamente anche di una grande regia di Emanuela Giordano.
LA SORPRESA
Il finale è sconvolgente. Un climax di emozioni che trova l’apice in un secchio pieno d’acqua gettato da Anna contro Helen. È il momento del miracolo. Il pubblico si emoziona e rimane sorpreso, pur conoscendo il finale già prima di entrare in sala. È la sintesi perfetta di quel che racconta lo spettacolo. Certi ragazzi sono una scoperta per tutti, per loro stessi e per i loro genitori.
Massimiliano Beneggi