Seconda serata di Eurovision Song Contest Torino 2022. Tanti colori, show sempre più esplosivo, che denota la convinzione italiana in una kermesse un tempo considerata solo una baracconata. Non è più così, non solo per l’Italia, ma per la maggior parte dei Paesi. Certo un po’ di folklore non guasta, tuttavia l’Eurovision Song Contest non è più il Festival degli eccessi.

Mika è brillante, elegante e divertente e, finché canta, anche la Pausini è perfetta. Non sappiamo gli stranieri come interpretino la presenza di Cattelan, tuttavia ci piacerebbe rassicurarli in qualche modo che abbiamo comici di molto migliori. Conduttori giovani, invece, effettivamente non ne abbiamo, e questo è il motivo per cui si è proposto ciò che passa al convento. Che, tradotto in pietanze, potrebbe essere una minestrina insipida, ma va bene così in uno show basato solo sulle canzoni in gara. In ogni caso, tutti e tre insieme i conduttori reggono lo show con un ritmo che nel 1991 non eravamo in grado di mantenere e sembrava non appartenerci minimamente. Torino in questi giorni vive un’atmosfera di festa che testimonia un giustificato entusiasmo ma altresì la consapevolezza di partecipare alla gara con una canzone che il pubblico ha voluto espressamente tramite il televoto. Ossia quello stesso giudizio popolare che a febbraio aveva bocciato Achille Lauro ponendolo al quattordicesimo posto. Un giudizio che sembrava abbastanza chiaro a tutti, tranne che al cantante.

Così, non contento del risultato, Achille dopo due settimane da quella sconfitta si ripresentava alle selezioni di San Marino (come lui altri cantanti italiani molto giovani o sul viale del tramonto) trionfando e ricevendo un trattamento da eroe.

Ieri sera, però, la doccia fredda. Il pubblico che aveva la possibilità di mandarlo in finale col televoto ( dove, a quel punto, persino gli italiani avrebbero potuto spingerlo il più avanti possibile anche nella finale di sabato quando bisognerà sperare nei voti dall’estero per il successo di Mahmood e Blanco) lo ha pesantemente ignorato. Piuttosto sono arrivati voti per l’Azerbaijan, ma non per San Marino con Achille Lauro. Dunque, il verdetto è impietoso: eliminato.

In un Eurofestival sempre meno kitch, la presenza di Achille Lauro è diventata persino retorica e nauseante. Così, assistiamo alla parabola discendente di un cantante che più di due cose messe in croce non sa proporre. La canzone, orecchiabile, è sempre la stessa da quattro anni con il solo cambiamento di testo. Le sue provocazioni ormai appaiono desuete (capirai che trasgressione un bacio omosessuale nel 2022!) o fuori luogo (sempre queste nudità che provano a confondere distraendo dalla musica, con tanto di ammiccamenti, strusciamenti e movimenti pelvici più volgari che sensuali). Achille Lauro non imita David Bowie o Renato Zero perché vuole cavalcare l’onda, come qualcuno diceva quattro anni fa. Achille Lauro propone semplicemente, sul palcoscenico, l’unica cosa che sa fare. Dunque anche la capacità di essere originale va a farsi benedire. Non possiamo attenderci un cambiamento nei prossimi anni, perché Achille sa fare solo questo. Anche il pubblico se n’è accorto e si è stancato di questo eroe sopravvalutato da quattro anni a questa parte. Largo ai giovani, il mito è già caduto. E dire che, pur di partecipare, ha rinnegato persino la sua patria. Forse non è stata una grande idea.

Massimiliano Beneggi