Martedì 28 giugno è andato in scena, in Piazza Duomo a Milano e trasmesso in diretta su Italia Uno, l’evento musicale LoveMi. La serata, dedita a raccogliere fondi per la Onlus TOG, in supporto a bambini affetti da malattie neurologiche complesse, non è andata oltre l’11% di share. Non proprio un risultato da strapparsi i capelli, se si considera che si trattava di uno dei pochi eventi non in replica di questa fine giugno. La piazza e le vie circostanti della città, tuttavia, erano gremite in ogni angolo. Segno che erano in molti a non vedere l’ora di vivere nuovamente la musica dal vivo all’aperto, con una libertà che (diciamocelo francamente) è un mistero intuire per quanti giorni potrà proseguire, visti i crescenti casi di Covid e le relative misure che stanno per emergere.

Erano tutti lì ad aspettare i grandi ospiti della serata: rapper, protagonisti della nuova musica italiana abituati a cantare con l’autotune o nei concerti pieni di caos. Insomma, in contesti dove non occorre saper cantare bene: già su questo ci sarebbe da riflettere, ma non vogliamo rovinare la festa a chi l’ha creata e l’ha vissuta, ognuno ha il suo credo musicale.
In particolare erano tutti lì per la grande Reunion tra Fedez e J-Ax. Due che non si vedevano da cinque anni, quando facevano ballare le piazze con Senza pagare. Cinque anni: roba che, paragonata ai ritrovi di Riccardo Fogli con i Pooh, di Romina Power con Albano o di Marina Occhiena con i Ricchi e Poveri, sembrerebbe scontata quanto l’emozionante incontro della Pimpa con il suo fedele Armando alla fine di ogni episodio. Eppure erano tutti lì, ad attendere dal mattino, anche sotto uno dei rari temporali di questo inizio estate. Bontà loro e del reddito di cittadinanza che consente a molti di avere intere giornate libere.

Erano tutti lì per ascoltare gente che (fatta eccezione per J-Ax, che la sua storia ce l’ha) non sa cantare né creare qualcosa di nuovo. Nessuno, però, prende davvero il coraggio per dirlo. Facciamolo una volta per tutte. Ammettiamo che Fedez conosce benissimo la musica retrò e, se l’anno scorso con Mille aveva preso solo qualche spunto ritmico dal favoloso decennio, quest’anno con La dolce vita si è superato fondendo insieme tanti vecchi ritornelli per costruire un pezzo che appare così nuovo. Non vi è dubbio: nessuno prima di lui aveva messo insieme Ma che freddo fa, Oh Diana, 24 mila baci e tante altre. Pochi secondi di molte melodie, talmente pochi da far sì che non si possa parlare di plagio ma, al più, di citazioni (quindi legali). Bravo Fedez, hai saputo costruire un brano senza inventare niente, ma attingendo dal passato. Vedi che la memoria in fondo funziona bene, se ti sforzi un po’ scopri anche di conoscere Strehler. Pubblico in visibilio, così come per Miss Keta, su cui vale la pena soffermarsi ulteriormente.
L’ultimo pezzo della rapper più mascherata della storia è infatti Finimondo. Parliamo di un rap, cantato dalla giovane artista nelle strofe, alternato da un ritornello che ripristina voce e melodia di Edoardo Vianello e della sua Il capello (decisamente più bella se ascoltata per intero nella sua storia, clicca qui per leggerla).
Se si leggono i commenti del suo videoclip, su YouTube, c’è da divertirsi. “Rappresenti un’avanguardia musicale”, scrive qualcuno dimenticando che il brano su cui si appoggia è del 1961, quindi i complimenti sarebbero da fare a Vianello. Ma stiamo chiedendo la luna a fan che non fanno nemmeno la fatica di consultare Wikipedia (né quindi lèggeranno questo articolo). Gli altri commenti sono su questo tenore: “Con questa canzone potevi vincere l’Eurovision”, “Questa canzone ti entra in testa”, fino al commento dell’esperto: “Sound anni ‘90”. No, cuccioli del 2010, è sound anni ‘60. Nessuno ve lo ha detto ma lo diciamo noi. Chi oggi fa bella mostra di sé con la musica altrui dovrebbe almeno avere la decenza di dichiararlo. Niente di male a fare cover, lo fecero anche Nina Zilli, Giuliano Palma, ma ancor prima Adriano Celentano, Equipe ‘84 e tantissimi altri. Ci sta, anzi a volte le cover sono persino più belle (non pare il caso di Miss Keta, ma degustibus non disputandum est), ma è più carino quando vengono dichiarate. Per esempio, nel video ufficiale Miss Keta avrebbe potuto citare un featuring con Edoardo Vianello, visto che di questo si tratta, sebbene in versione registrata e remixata. Niente, nemmeno nei numerosi crediti compare. Forse era meglio farlo, prima che poi ti capiti Massimiliano Beneggi a farti notare l’indelicatezza. Tanto più che se hai scelto quel brano evidentemente ne conoscevi la forza. A volte i crediti e i ringraziamenti valgono più di ogni diritto d’autore pagato. La Siae infatti paga l’artista, in questo caso Vianello, ma non restituisce verità ai fan. Non la ridà a quelli che amano la musica di Vianello, ma non la permette nemmeno ai fan di Miss Keta e di LoveMi. A cui bisogna dirlo: la musica che funziona nel 2022, è stata composta da altri autori negli anni ‘60. Questo vale per qualunque credo a cui si appartenga. Questo è il motivo per cui potremo affermare con certezza che LoveMi è stato un flop: non solo di ascolti televisivi, ma anzitutto di idee e coerenza.
Massimiliano Beneggi