Quando nasce un’amicizia tra donne, emerge qualcosa di davvero speciale: forte, inattaccabile, ineguagliabile. Non sempre tutto nasce nel migliore dei modi, ma basta lasciarsi andare e ascoltare la voce del cuore. E’ anche di questo che racconta lo spettacolo che apre la stagione di prosa del Teatro Manzoni di Roma, giovedì 6 ottobre: Quasi amiche, con Mirella Mazzeranghi e Paola Gassman, è diretto da Marina Pizzi e prodotto dal Centro Teatrale Artigiano di Pietro Longhi. Sul palco anche Maria Cristina Gionta e Gabriele Granito: saranno in scena a Roma fino al 23 ottobre.

Divertenti, inaspettate e commoventi, Olga e Maria sono due “quasi amiche”, due donne mature e sole che cercano di farsi compagnia in una complessa coabitazione che ormai va avanti da qualche anno. Una commedia che ci insegna che nella vita spesso non tutto è come sembra e che non bisognerebbe mai trarre conclusioni affrettate: praticamente il contrario di quello che accade con i social! 

Ce ne parla in questa intervista una delle due protagoniste, Mirella Mazzeranghi.

Siamo abituati a pensare a questo titolo al maschile in una versione cinematografica. Cosa rappresenta questo Quasi amiche?

Diciamo subito che non c’è nessun aggancio con il film. Qui si racconta, invece, il rapporto tra due signore in età. Queste vivono insieme da anni, pur con talune ambiguità, in un rapporto dinamico, che si rivelerà un’amicizia reale ben più di quel che si possa immaginare. Sono tanti i temi affrontati in questo spettacolo, che è di fatto una commedia anche se comunque dà vari spunti di riflessione toccando molti argomenti sempre attuali. L’avanzare dell’età, il legame con la famiglia, i cambi di prospettive creano ogni volta nuove suggestioni.

In un momento storico come questo, raccontare la capacità di andare oltre le diversità rappresenta una grande occasione.

Certamente. Quello che emerge da Quasi amiche potrebbe essere uno stimolo per tanti nella società. Noi qui parliamo di una amicizia, ma può riguardare anche qualunque rapporto di coppia: la maturità può portare a capire l’altro e a non essere troppo insofferenti.

I social hanno accentuato o diminuito queste insofferenze nei rapporti?

A volte le accentuano inconsapevolmente. Nel primo lockdown 2020 ci siamo resi conto di quanto siano utili nella loro possibilità di farci condividere qualche ora con gli amici: si poteva “cenare insieme” attraverso le videochiamate. . Tuttavia la maggior parte delle chat a cui si prende parte sono piene di elementi inutili: se uno fa gli auguri a qualcuno, nel giro di poco arrivano manine, faccine e varie emoticons che sembrano più che altro un modo di far notare la propria presenza.

Mi sembra di capire che non abbia un gran rapporto con i social…

Rido e sorrido di fronte a ciò: per scelta mia evito sempre i social. So che ormai stanno diventando importanti anche per questo lavoro e quindi sono sempre combattuta se aprire qualcosa su Instagram, ma queste piattaforme mi danno l’idea di portare via molto tempo su cose futili e inutili. Cerco di mantenere le amicizie attraverso la frequentazione e le telefonate, che ormai sono cosa sempre più rara anche perché teniamo le suonerie spente e ci accorgiamo solo più tardi delle chiamate perse. Il tempo per una vita reale ci sarebbe: bisognerebbe sfruttarlo. Quando vedo persone fuori a cena che sono al cellulare provo un po’ di tristezza.

Ecco, se su Facebook si condividono tanti elementi con contatti più o meno sconosciuti definiti “amici”, in questo spettacolo c’è una quasi amicizia un po’ più autentica.

Direi di sì. Qui si tratta di una condivisione di anime e momenti di quotidianità, che portano anche a inevitabili scontri e malsopportazioni. Il rapporto tra queste due protagoniste si sviluppa umanamente nel corso del tempo e a un certo punto si accorgono di quanto sia autentico. Non manca però anche in questo caso il computer e quello che comporta nelle relazioni col mondo. Ormai fa parte della nostra esistenza.

Il rapporto con Paola Gassman?

C’è una bella amicizia, fatta di grande solidarietà tra noi: ci troviamo davvero bene insieme sul palcoscenico, ci bastano degli sguardi per avere una complicità che non è così facile trovare. Conobbi Paola anni fa nell’ambito dello spettacolo L’appartamento occupato, sempre al Manzoni, con Lidia Biondi. Nacque un meraviglioso rapporto che ci portò a produrre uno spettacolo nostro: La vita non è un film di Doris Day. Lidia purtroppo ci ha lasciati poco dopo: io e Paola abbiamo proseguito nel nostro progetto di lavorare insieme, prima in Tutti a casa e ora con questo spettacolo. Forse proprio per questo siamo le persone giuste per raccontare l’amicizia.

Massimiliano Beneggi