Oxa per la storia, ma anche Giorgia e Paola e Chiara: Sanremo sembra essere più femminile del solito

È un Festival di Sanremo molto femminile quello ci apprestiamo a vedere il prossimo febbraio. Non poteva essere altrimenti, con la presenza sul palcoscenico di Chiara Ferragni, leader della comunicazione 3.0. Il suo compenso sarà devoluto in beneficienza alla lotta contro la violenza sulle donne e, con buona pace di chi critica, si tratta di un segnale importante in un mondo che ormai mostra di essere davvero cambiato (è migliorato). Per una volta sarebbe opportuno mettere da parte la simpatia che si prova per una persona: ecco perché Selvaggia Lucarelli, con la sua polemica pretestuosa, ha nuovamente perso una bella occasione di silenzio. Poi sulle capacità di presentare della Ferragni ci sarà modo di farlo tra qualche settimana. Ma questo è un altro discorso.

Un Festival molto femminile, sebbene il cast non sia ancora del tutto bilanciato: su 26 brani in gara, appena 9 sono cantati da sole donne. Uno è cantato dal duo maschile e femminile dei Coma Cose. Dunque, ben 16 sono i pezzi interpretati da soli uomini. Eppure c’è qualcosa di importante nell’aria, che torna direttamente dagli anni Novanta. Anzitutto la presenza di Anna Oxa, mai incisiva a Sanremo nel ventunesimo secolo (ultima partecipazione nel 2011, eliminata anzitempo con La mia anima d’uomo), ma vera e propria icona di libertà femminile, pronta a riprendersi il centro della scena. Per un po’ di tempo è stato come se, dopo il grande successo degli anni Ottanta e Novanta, si volesse fare a meno di questa artista in televisione. Passata la sbornia, evidentemente si doveva mettere in secondo piano la forza artistica della Oxa, osteggiata da tutti. Le sue partecipazioni festivaliere nel 2003 e nel 2006 passarono quasi nell’anonimato, trattata come “la solita provocatrice” da evitare. Intanto Anna raccoglieva consensi dai fan, oltre che partecipazioni che oggi la portano a raggiungere il record di presenze: ben 15. Avrebbe potuto farlo prima ma motivi politici, che lei sottolineò senza riuscire a farsi ascoltare dai media, glielo impedirono. Rieccola dunque a Sanremo 2023. Di anni ne sono passati tanti dal 1978 di Un’emozione da poco, eppure lei è ancora la donna che più di ogni altra sa esaltare la sensualità femminile insieme a una potenza vocale inimitabile. Anche i numeri sono dalla sua parte: Anna Oxa è l’unica, tra i presenti in gara, a poter raggiungere la terza vittoria al Festival. I suoi successi (1989, Ti lascerò, 1999, Senza pietà) sono sempre arrivati in anni dispari. I bookmakers si mettano una mano alla coscienza e interroghino pure qualunque cabala: Anna Oxa data a 51 a un mese dal Festival, è una quota che la storia impone di cambiare. Molto più favorita, al momento, Giorgia, altra attesa protagonista. La sua vittoria finale è data a 6 (va detto, nessuno ha ancora ascoltato le canzoni se non la Commissione, dunque le quotazioni al momento si fidano della popolarità dei cantanti e meccanismi affini). Giorgia ha partecipato per tre volte tra i Big: una volta è arrivata prima (1995, Come saprei), una volta terza (1996, Strano il mio destino), quindi seconda (2001, Di sole, d’azzurro). Se torna in gara dopo ventidue anni, un motivo deve pur averlo. Dopo tanti concerti dedicati alla battaglia per i diritti delle donne, ora Giorgia punta chiaramente alla vittoria.

Lo stesso discorso vale per Paola e Chiara. Le due sorelle, vincitrici nel 1997 tra i Giovani con Amici come prima, non raggiunsero la finale nel 2005 quando erano in gara con A modo mio e da quel momento finirono in ombra. Oggi, richieste a gran voce dal pubblico e anche da una critica che prima fa di tutto per toglierti dai piedi e poi ti rievoca, tornano in gara con Furore. Un titolo che sa già di tormentone che difficilmente ci toglieremo dalla testa. D’altra parte quando ci sono stati in gara duetti femminili, la vittoria non è mai arrivata ma la popolarità è sempre stata una certezza. Si pensi a Jo Squillo e Sabrina Salerno nel 1991 (Siamo donne), Grazia Di Michele e Rossana Casale nel 1993 (terze con Gli amori diversi), o a Ditonellapiaga con Rettore lo scorso anno (Chimica). È accaduto poche volte, ma sempre con successo. Paola e Chiara non sono nemmeno le prime sorelle sul palco dell’Ariston: le prime furono già nel 1951 il Duo Fasano, e nel 1993 toccò anche a Loredana Bertè e Mia Martini. Escludiamo da questo elenco, ovviamente, le donne che parteciparono con la stessa canzone, ma con interpretazioni ben distinte da quelle delle colleghe. In ogni caso Paola e Chiara, nel frattempo divenute icone dell’amore trasversale e orgogliose del loro essere donne, sono quotate a 31 dai bookmakers. Cifre alte, per un Sanremo che attende dal 2014 la vittoria di una donna (l’ultima fu Arisa). Questo Sanremo così femminile, almeno dal punto di vista della qualità, saprà cambiare la storia?

Massimiliano Beneggi