Rapunzel: tanti talenti intorno all’ineguagliabile Lorella -RECENSIONE

È in scena fino al 29 gennaio, al Teatro Nazionale di Milano, Rapunzel (produzione Viola Produzioni), il musical tratto dalla storia scritta dai fratelli Grimm nel 1812 e riadattato per il teatro da Maurizio Colombi. Ecco la nostra recensione.

IL CAST

LORELLA CUCCARINI, SILVIA SCARTOZZONI, RENATO CRUDO, MAURIZIO SEMERARO, ROSSELLA CONTU, MATTIA INVERNI, GIACOMO MARCHESCHI, ANDREA SPATA, MARTINA LUNGHI, MATILDE PELLEGRI, ALFONSO MOTTOLA, JONATHAN GUERRERO, ELEONORA PELUSO, CARLOTTA SIBILLA, YLENIA TOCCO, ERIKA MARINIELLO, IVAN TRIMARCHI, ELEONORA SEGALUSCIO, TERESA MORICI. Regia di MAURIZIO COLOMBI.

LA TRAMA

In un Regno vivono due sorelle: Gothel e Gretel. La principessa Gothel, però, ha una salute compromessa ed è per questo che al suo posto viene designata regina Gretel. Vivendo il rifiuto della società, la sorella maggiore si dedica alla stregoneria per acquisire una bellezza giovane ed eterna. La trova in un fiore dai poteri magici, capace di regalarle un nuovo splendore. Quando Gretel diventa regina, questa inizia ad ammalarsi e non riesce ad avere figli. Il Re si rivolge quindi alla cognata, affinché con i suoi poteri magici aiuti la regina a partorire un erede. Gothel accetta di preparare un filtro con il fiore, a patto che una volta l’erede sia affidato direttamente alle sue stesse cure. Tutto il potere di quel fiore, infatti, sarà trasferito alle lacrime e ai capelli del nascituro, che non potranno essere tagliati per mantenere viva la giovinezza acquisita dalla strega. Così il Re e la Regina danno alla luce la piccola Rapunzel, ma questa viene presto rapita dalla zia, che la rinchiude in una torre asserendo di volerla proteggere dal mondo esterno. In realtà sta solo proteggendo se stessa e la sua apparenza. Accade così per 18 anni, fino a quando un aitante e simpatico ladro, Phil, che ha appena rubato la Corona alla Regina, non si rifugia proprio nella torre di Rapunzel, dopo aver scambiato la lunga treccia di capelli per una fune. Mai avrebbe potuto immaginare che in quella torre vivesse una ragazza, né tantomeno che si potesse trattare di colei che lo farà innamorare. Il sentimento cambierà profondamente entrambi, facendo scoprire la bellezza di un mondo che per motivi diversi entrambi fini a quel momento ignoravano. Così Rapunzel potrà conoscere piano piano la sua vera identità. Proverà infatti una particolare empatia per quella principessa sperduta di cui tutti parlano, omaggiata a ogni compleanno dai genitori, anziani e soli, con una parata di lanterne lanciate nel cielo. Le stesse che Rapunzel ammira dalla finestra della sua torre, guarda caso nel giorno del suo compleanno…

LA MORALE

Rapunzel, non potendo conoscere cosa riservi il mondo fuori dalla torre, lo immagina. Scopre nella fantasia un potere talmente forte, da poter far sembrare reale tutto ciò che desidera. Il mondo è quel che appare a noi, perché noi lo vogliamo così, nella nostra libertà di pensiero. Proteggere una persona vuol dire fare di tutto per evitarle dolori. Se però questa protezione lede la libertà dell’altro, si rivela essa stessa negativa. Occorre quindi qualcuno che salvi quella persona intrappolata, per farle respirare una vita che merita di essere conosciuta, senza essere circoscritta alle convinzioni del nostro piccolo mondo. L’amore vero aiuta più di qualunque altro sentimento a vivere la libertà. Dopo tanti anni di rapporto morboso utile solo a crescere la ragazzina a propria immagine e somiglianza, anche Gothel mostra infine un sincero trasporto d’amore per Rapunzel. Accetta infatti la propria età e i relativi acciacchi pur di lasciarla libera: per rimanere giovane, una volta tagliati i capelli della ragazza, dovrebbe ricevere costantemente le sue lacrime. L’amore, però, non deve far piangere. Meglio a quel punto vivere quello che ci spetta, rinunciando al nostro puro egoismo.

IL COMMENTO

Una favola per bambini, anche un po’ cresciuti. O, se preferite, per adulti mai davvero cresciuti. In fondo nessuno invidia la prigionia di Rapunzel, ma tutti vorremmo avere il potere sognante che ha lei di immaginare cose che appaiono già realizzate solo per il fatto di esistere nella nostra fantasia. È una sensazione che si vive da bambini e che, con il tempo, le circostanze della vita ci fanno abbandonare. Quanti di noi, in realtà, sarebbero come Gothel, pronti a tutto pur di salvare la nostra immagine ed evitare le seccature della vecchiaia? Basti pensare a quanta gente si rivolge alla chirurgia estetica pur di ingannare il tempo che avanza! Ecco, Rapunzel è un musical molto meno per bambini di quanto non si possa immaginare, grazie all’adattamento che vede diventare protagonista la strega, trasferendo su di lei la concentrazione della morale principale. Quella un po’ più adulta. Tutto questo nella cornice di uno spettacolo che risulta tanto orecchiabile (canzoni pop, tutte bellissime, con arrangiamenti davvero coinvolgenti) quanto divertente. Tanta ironia, costruita apposta per far ridere grandi e piccini. Si ride, ci si rilassa e si passano due ore di sano spettacolo. Quando si va a teatro si sta sempre meglio e non ci si pente mai: per una sera il mondo esterno non si accorge della nostra assenza e viviamo con serenità nella “torre” dove la fantasia la fa padrona.

IL TOP

Si può ancora dire qualcosa che non sia mai stato raccontato, circa la completezza di Lorella Cuccarini? Simpatica, con un’energia da vendere e un rapporto ineguagliabile col pubblico che a fine spettacolo si alza in piedi tributandole l’ovazione che si deve solo ai grandi miti. E poi che dire della voce? Se a qualcuno può apparire scontato ribadire la bravura di un’artista a 360 gradi come Lorella, va altresì detto che ci si dimentica troppo spesso della rarità di certi talenti. Certo, canta bene e lo sappiamo che la Cuccarini canti bene. Trovateci però in giro un’altra Cuccarini: fino a quel momento saremo autorizzati a esaltarla come inimitabile espressione di tutto ciò che funziona nel mondo dello spettacolo, facendolo apparire ogni volta più bello. Non è una strega, ma la magia vera la fa lei. Silvia Scartozzoni (Rapunzel) e Renato Crudo (Phil) sono due giovani ormai molto più che promesse del teatro. Inebriano il pubblico con duetti sognanti. Al primo che scopre una nota fuori posto in quelle interpretazioni promettiamo un viaggio alle Hawaii. Preparate quindi pure una comoda vacanza a casa vostra, perché non succederà. La coralità del gruppo appassionerà tutti indistintamente: guardate il palcoscenico, chiunque si decida di osservare, senz’altro sarà un fenomeno per cui sarà valso il prezzo del biglietto. Musiche (di Davide Magnabosco, Alessandro Procacci e Paolo Barillari) tutte straordinarie, ma su Questo non è un hotel il livello si alza più del solito.

LA SORPRESA

Quando meno te lo aspetti, ecco due enormi fiori prendere vita e iniziare a cantare e parlare senza sosta. Martina Lunghi e Matilde Pellegri sono divertentissime e conoscono meravigliosamente i tempi comici che scandiscono all’unisono in una forma strepitosa. Accendono le risate del pubblico, interpretando un po’ la voce della coscienza e un po’ quella del desiderio di Rapunzel. Lo fanno cantando storici brani italiani anni ‘60 come quelli più recenti, in medley che richiedono una concentrazione e un talento non da poco per essere realizzati. E che dire di Segugio che parla in dialetto, personalizzando la narrazione secondo la città in cui si presenta lo spettacolo? Ecco come il teatro rimane la forma d’arte più vicina alla gente.

Massimiliano Beneggi