Fabio Fazio lascia la Rai. Questa è la notizia, che potrebbe anche un po’ offendere Nove, il canale a cui approda il conduttore ma che in pochi citano. Tutti oggi ripetono solo un mantra: Fazio se na va dalla Rai.

Non è certo la prima volta che un conduttore di punta della Rai lascia il servizio pubblico. Era accaduto con Vianello, Mondaini, Bongiorno, Corrado. E poi ancora con Baudo e la Carrà. Come sempre, la notizia fa molto rumore. Tutti accusati di comportamento mercenario, ingolositi dagli stipendi che solo Fininvest poteva garantire. Come se poi cercare un lavoro che permetta un ulteriore slancio economico fosse una colpa. Insieme a Pippo (in rotta con il servizio pubblico e l’allora direttore Manca) e Raffaella, arrivò a Canale 5 anche Enrica Bonaccorti. Il suo caso, però, era diverso. Lei fu letteralmente cacciata dalla Rai, dopo avere annunciato in diretta tv la sua gravidanza. Così quel Domenica In che avrebbe dovuto condurre fu affidato a Lino Banfi e Toto Cutugno e lei si accontentò di passare al Biscione. Doveva in ogni caso essersi trovata molto bene, visti gli anni in cui è rimasta a Cologno Monzese.

Non è nemmeno la prima volta che Fabio Fazio lascia la Rai. Era già successo quando, nel 2001, aveva abbandonato Quelli che il calcio tra mille rimpianti mai nascosti nemmeno in diretta tv e le raccomandazioni a Simona Ventura (futura conduttrice del programma) di trattare bene la trasmissione. Come nel 2001 (all’epoca Berlusconi aveva appena vinto le elezioni), il bravo presentatore di Che tempo che fa si prepara le valigie da solo e riesce a farsi affidare quel ruolo di vittima, che gli altri colleghi mercenari non hanno avuto il privilegio di ricoprire. Se ne va dalla Rai per scelta sua: probabilmente non si prende troppo con qualche dirigente del nuovo ciclo, non è dato sapere per ora. Vero è che se ne va per scelta sua. Insomma il suo addio non è paragonabile a quello della Bonaccorti nel 1987, né tantomeno a quello di Luttazzi, Biagi e Santoro. Lì, sempre nel 2001, arrivò in effetti il famoso editto bulgaro di berlusconiana memoria a imporre chi avrebbe potuto essere ancora sul piccolo schermo e chi no. Fabio Fazio lascia la Rai e scoppia un caso politico ogni volta. Anzi, in questa circostanza anche più di vent’anni fa quando, dopo aver presentato il debutto della neonata La 7 con lo spogliarello della Ferilli per lo scudetto romano, tornò con la coda tra le gambe a Raitre. Ma perché il buon Fabio (da non confondersi con l’ex inviato di Striscia) è sempre così al centro dell’attenzione nei suoi abbandoni?

Anzitutto perché Fazio è da sempre politicamente schierato e il suo Che tempo che fa non le ha mandate obiettivamente a dire a nessuno (nemmeno ai politici di sinistra), ma ha altrettanto chiaramente parteggiato per il Pd. Solo per questo, il suo addio sembra avere quindi un sapore preciso. Ma non è cosi: mettiamoci una mano sul cuore, dopo vent’anni ininterrotti di trasmissione, il presentatore ha scelto di sua spontanea volontà di passare a Nove.

Ecco, questo è l’altro guaio. Nove. Non Canale 5, non La 7. Non un canale di radicato successo, come all’epoca delle sopracitate illustre leggende televisive. Andare a Nove equivale, nell’immaginario comune, a scappare nel rifugio degli esiliati. Sempre lì, troviamo da qualche anno (ben prima dell’avvento di Fratelli d’Italia al governo) anche Maurizio Crozza. Chiariamolo una volta per tutte: Nove offre posti di lavoro pagati, anche dignitosamente. Inutile fare le crociate, oltretutto non richieste nemmeno dallo stesso conduttore, per Fazio che ha voluto lasciare la Rai, dove non gli era possibile percepire quanto prenderà a Nove.

Infine, il terzo problema. Viene lasciata la Rai. Questo è da sempre, per molti, un affronto alla cultura italiana. Ormai sono oltre quarant’anni che esiste la concorrenza privata, eppure abbandonare Mediaset per andare in Rai non ha mai fatto scandalo come nel percorso inverso. Basti pensare a Bonolis: tutti concordi quando è tornato al servizio pubblico, nasi storti per i passaggi a a Canale 5 ampiamente coperti da milioni. Sarebbe tutto ammissibile se quel metro di giudizio morale valesse anche per Fazio e Luciana Littizzetto. Invece no, nel loro caso nessuno vuole vedere una strategia, una furbizia. Come se la trattativa non esistesse. Loro due sono stati cacciati. Non è vero, ma a furia di ripeterlo rischiamo che la storia della tv venga raccontata in modo distorto nel corso degli anni. E poi chi glielo dirà alle nuove generazioni che non c’è stato nessun editto questa volta? Chi si prenderà il coraggio di ammettere ai giovani che qui la politica non è mai entrata, ma c’è stato solo uno spiacevole e inutile tweet che il Ministro delle infrastrutture pubblica a cose fatte? Chi lo dirà che il radical chic Fazio lascerà la Rai per guadagnare (non rubare) molti soldi? Certo, l’immoralità o presunta tale a volte non si sposa con le scelte di un personaggio che ha sempre fare della moralità la sua cifra. Ma non c’è nulla di male a essere umani.

Ah, per la precisione: siccome c’era poca furbizia nelle intenzioni, Fazio e la Littizzetto hanno annunciato il loro addio alla Rai la domenica mattina, a poche ore dalla nuova puntata di Che tempo che fa. Naturalmente non lo hanno fatto per aumentare lo share della serata: sono stati cacciati da Giorgia Meloni. Mi si perdoni, inoltre, la deformazione professionale: il grande dispiacere è per la fine di Che tempo che fa, uno degli ultimi programmi in cui ancora viveva la figura della valletta. E ora cosa farà Filippa Lagerback?

Massimiliano Beneggi