Quelli che il calcio…è innanzitutto una sigla, da cui nacque molto probabilmente il titolo della trasmissione. Un testo, ma soprattutto un’interpretazione e un arrangiamento, assolutamente indimenticabili. Proprio come il suo autore, che manca tanto a tutti: Enzo Jannacci.

La canzone Quelli che…arriva ben prima dell’anno di esordio della trasmissione. Se Fazio e soci iniziarono nel 1993, il cantante milanese lanciò il suo brano addirittura nel 1977. Ecco perché, a pensarci oggi, si capisce come gli autori del programma volessero evidentemente, già col titolo, suggellare quell’idea di una proposta fuori dagli schemi ma al tempo stesso capace di guardare al passato. Un programma che non disdegnava ma anzi elogiava tutto ciò che fino a quel momento era stato considerato persino di nicchia. Gli ospiti e i personaggi rispolverati nel corso del primo ciclo lo avrebbero dimostrato.
Quelli che il calcio doveva invocare ironia, passione, leggerezza, ma anche attenzione alle trasformazioni sociali. Lo aveva insegnato proprio Jannacci con quella canzone perfettamente inserita nella sua storia discografica. In fondo Enzo era quello: cultura da vendere (con umiltà), schiettezza e tanta voglia di sorridere.
Quelli che… ha un testo recitato su un arrangiamento che ruota intorno all’inconfondibile assolo di sax di Pino Sacchetti. Le parole del brano originale erano diverse da quelle che sarebbero poi state utilizzate (cambiando spesso negli anni) nella trasmissione. Jannacci adattò infatti il pezzo ai cambiamenti relativi al calciomercato, agli ospiti del programma e al suo inevitabile successo. Un pezzo blues che presenta tanti aforismi intrisi di sincerità. Proprio come la trasmissione.
Così, se è vero che la canzone diede il via all’idea del titolo del programma, è altresì vero che divenne un must proprio grazie a quell’intuizione televisiva di Bartoletti. Talmente celebre al punto che venne riutilizzata in seguito anche per una pubblicità di merendine (naturalmente con parole sempre diverse). Si, perché quell’assolo di sax scandito dall’ “Oh yeah” del caro Jannacci rappresenta un’aria di casa, di famiglia. Quella che si viveva guardando insieme Quelli che il calcio quando ancora non esisteva altra possibilità per conoscere in diretta i risultati e le cronache delle partite.
Quelli che diede anche il titolo a un album, prodotto dall’etichetta di Riky Gianco chiamata L’Ultima spiaggia. La casa discografica dovette tristemente chiudere dopo qualche anno e, anche per questo, la canzone non riuscì ad avere immediatamente il successo sperato. Alla batteria, un certo Tullio De Piscopo.
Il brano dura ben nove minuti. Ogni strofa inizia proprio con la frase Quelli che, a cui Jannacci aggiunge costantemente luoghi comuni, vizi e costumi dell’uomo medio.
Vediamo come si presentava il testo nella sua versione originale:
Quelli che cantano dentro nei dischi perché ci hanno i figli da mantenere, oh yeh
Quelli che da tre anni fanno un lavoro d’equipe
Convinti d’essere stati assunti da un’altra ditta, oh yeh
Quelli che fanno un mestiere come un altro
Quelli che accendono un cero alla Madonna perché hanno il nipote che sta morendo, oh yeh
Quelli che di mestiere ti spengono il cero, oh yeh, no
Quelli che Mussolini è dentro di noi, oh yeh
Quelli che votano a destra perché Almirante sparla bene, oh yeh
Quelli che votano a destra perché hanno paura dei ladri, oh yeh
Quelli che votano scheda bianca per non sporcare, oh yeh
Quelli che non si sono mai occupati di politica, oh yeh
Quelli che vomitano, oh yeh, no, no, ne, yeh
Quelli che tengono al re
Quelli che tengono al Milan, oh yeh
Quelli che non tengono il vino, oh yeh
Quelli che non ci risultano, oh yeh, no yeh
Quelli che credono che Gesù Bambino sia Babbo Natale da giovane, oh yeh
Quelli che la notte di Natale scappano con l’amante
Dopo aver rubato il panettone ai bambini, oh yeh
Intesi come figli, oh yeh
Quelli che fanno l’amore in piedi convinti di essere in un pied-à-terre, oh yeh
Quelli, quelli che, quelli che son dentro nella merda fin qui, oh yeh, no yeh
Quelli che con una bella dormita passa tutto, anche il cancro, oh yeh
Quelli che, quelli che non possono crederci ancora adesso che la terra è rotonda, oh yeh
No yeh
Quelli che non vogliono tornare dalla Russia e continuano a fingersi dispersi, oh yeh
Quelli che non hanno mai avuto un incidente mortale, oh yeh
Quelli che vogliono arruolarsi nelle SS
Quelli che ti spiegano le tue idee senza fartele capire, oh yeh
Quelli che dicono: “La mia serva”, oh yeh, no yeh
Quelli che organizzano la marcia per la guerra, oh yeh
Quelli che organizzano tutto, oh yeh
Quelli che perdono la guerra per un pelo, oh yeh, no yeh
Quelli che ti vogliono portare a mangiare le rane, oh yeh
Quelli che sono soltanto le due di notte, oh yeh
Quelli che hanno un sistema per perdere alla roulette, oh yeh
Quelli che non hanno mai avuto un incidente mortale, oh yeh
Quelli che non ci sentivano, oh yeh
Quelli diversi dagli altri, oh yeh
Quelli che puttana miseria, oh yeh
Quelli che quando perde l’Inter o il Milan dicono che in fondo è una partita di calcio
E poi vanno a casa e picchiano i figli, oh yeh
Quelli che dicono che i soldi non sono tutto nella vita, oh yeh
Quelli che qui è tutto un casino, oh yeh
Quelli che per principio non per i soldi, oh yeh, oh yeh
Quelli che l’ha detto il telegiornale, oh yeh
Quelli che lo status quo, che nella misura in cui, che nell’ottica, oh yeh
Quelli che hanno una missione da compiere, oh yeh, nobody else
Quelli che sono onesti fino a un certo punto, oh yeh
Quelli che fanno un mestiere come un altro
Quelli che aspettando il tram né ridendo né scherzando, oh yeh, no, no, no yeh
Quelli che aspettano la fidanzata per darsi un contegno, oh yeh
Quelli che la mafia “non ci risulta”, oh yeh
Quelli che ci hanno paura delle cambiali, oh yeh
Quelli che lavoriamo tutti per Agnelli, oh yeh
Quelli che tirano la prima pietra, ma che anche la seconda e la terza e la quarta e dopo
E dopo se sa no
Quelli che alla mattina alle sei, freschi come una rosa no
Si svegliano per vedere l’alba che è già passata
Quelli che assomigliano a mio figlio, oh yeh
Quelli che non si divertono mai, neanche quando ridono, oh yeh
Quelli che a teatro vanno nelle ultime file per non disturbare, oh yeh
Quelli, quelli di Roma
Quelli che non c’erano
Quelli che hanno cominciato a lavorare da piccoli
Non hanno ancora finito e non sanno che cavolo fanno, oh yeh
Nobody else
Quelli lì
Ed ecco invece come si presentava la sigla di Quelli che il calcio. Come detto, il ritmo blues era l’unica costanza insieme all’incipit di ogni strofa, destinata a cambiare rapidamente, anche più di una volta nella stessa stagione. Ecco solo alcuni esempi di Quelli che…

Quelli che vanno allo stadio e vendono sciarpe, cuscini perché devono pur vivere. Sennò vendono quelli che hanno comprato l’anno prima, oh yeah.
Quelli che vengono chiamati d’urgenza dall’altoparlante allo stadio e allora inciampano le scalinate. E che si sentono dire che finalmente la moglie ha avuto un figlio. Dall’amante. Oh yeah.
Quelli che credono che Cesare Maldini sia il sosia di Teo Teocoli.
Quelli che “Se Nizzola è il Presidente della Lega, Bossi chi è?”
Quelli che piangono quando sentono l’inno del Brasile
Quelli che piuttosto che nascere interisti fanno abortire la madre.
Quelli che aspettano che si accendano le luci e non hanno ancora capito che hanno l’ulcera.
Quelli che sognano la Coppa Uefa, la Coppa Italia, la Coppa delle Coppe, la Champions’, la Coppa Intercontinentale e che tutto sommato odiano il calcio.
Quelli che fanno il lavoro d’equipe convinti di essere stati assunti da un’altra ditta.
Quelli che aspettano qualcuno che gli dica “Vogliono favorire?”
Quelli che aspettano sempre a darti una mano
Insomma, questa canzone era un concentrato di aforismi carichi di verità.
Massimiliano Beneggi