Rieccoci col nostro appuntamento di MusiCalcio che racconta il campionato di Serie A attraverso le canzoni. Questa settimana, il commentatore speciale della quarta giornata è Lucio Dalla. Se il weekend calcistico avesse infatti un volto musicale, quello sarebbe senz’altro Ciao. Sono in molti infatti a salutare una crisi.

La cronaca in questo Lunedì ci impone di partire dai Campioni in carica. I tifosi napoletani sapevano bene di dover stare Attenti al lupo di mare genoano questo weekend. Non si immaginavano però di trovarsi di fronte la Bella squadra che fino a metà secondo Tempo stava davvero per compiere La sera dei miracoli con un netto 2-0. Recuperato in extremis il pareggio, il Napoli ha comunque capito alla quarta giornata che il fluido fortunato della passata stagione non durerà Tutta la vita. Il campionato è lungo, per carità: ma cinque punti sono già stati persi per strada e la sensazione che i Campioni d’Italia abbiano la pancia piena aumenta dopo aver già visto che effetto ha fatto alla nostra Nazionale vincere l’Europeo. Anche perché quei cinque punti non li ha certo persi contro due compagini irresistibili.

L’Aquila laziale, dopo il successo sul Napoli, si ferma ancora contro la Cara vecchia Signora bianconera. I due ragazzi dell’attacco, Vlahovic (che l’anno scorso Non era più lui) e Chiesa, hanno ormai trovato in modo definitivo il Fiuto del gol e sono tornati ai fasti di Firenze, che li rimpiange come fece ai tempi con Baggio. Viola che saluta la crisi vincendo 3-2 sull’Atalanta: tra Passato, presente e futuro la Fiorentina può iniziare a essere positiva.

È lì nella zona Champions’ anche il Lecce, che dopo il pari sofferto contro il Monza rimane ancora imbattuta in questo campionato. Tutti punti fondamentali per la salvezza. Il Toro ne rifila 3 alla Salernitana e fa ripartire la sua corsa sperando sotto sotto di agguantare l’Europa quest’anno. Cosa vuol dire una lacrima lo sa bene anche il Sassuolo che perde 4-2 a Frosinone. Bologna e Verona, così come Cagliari e Udinese non si fanno male e restano sullo 0-0 rimandando alla settimana Futura l’appuntamento col gol.

Quale allegria più grande sarebbe potuta arrivare per la Roma, finalmente convincente con un perentorio 7-0 sull’Empoli? Ora sono contenti tutti: Lukaku, approdato nella Capitale, la Juve (che non lo ha acquistato tenendosi Vlahovic) e l’Inter, che là davanti non sente proprio la mancanza di uno come Lukaku a cui ha detto Ciao.

Ed è proprio l’Inter, con la sua manita nel derby, a poter salutare a mano piena non solo i cugini rossoneri, spariti dal campo per quasi tutto il secondo tempo. L’Inter dice Ciao a tutti e diventa la prima capolista in solitaria di questo campionato. Protagonista Thuram che si beve il difensore milanista Thiaw. Il destino poi sa essere beffardo: il cognome del rossonero si pronuncia proprio Ciao. Come nella celebre canzone, nessuno si assume le colpe: nemmeno il comandante Pioli che evita di scusarsi coi tifosi perché “non hanno fatto apposta a perdere”. Ineccepibile, ma l’indifferenza rispetto alle responsabilità importanti è una storia che si ripete nel calcio come nelle faccende ben più serie.

La canzone di Lucio Dalla, che nel 1999 diede anche il titolo a un album, fu scritta con Tullio Ferro, arrangiata da Mauro Malavasi, che regalò alcune perle come la campana che rintoccava di tanto in tanto. Tutto questo mentre suonava la chitarra di Ricky Portera e partivano i saluti carichi di ironia di Dalla e Iskra Menarini seduti sulle sdraio. Quel saluto chiaramente simpatico, con tanto di ampia gestualità della mano e balletto con le sole gambe, divennero iconici. La ripetizione del ritornello superò in popolarità il senso vero della canzone, che era tutt’altro che divertente. Ci si riferiva infatti a tragedie e guerre (era da poco iniziata quella nel Kosovo) e all’indifferenza del mondo che piuttosto che interessarsene preferiva cantare canzoni e salutare tutti con pilatiano menefreghismo. Per questo il brano divenne tristemente ancor più attuale due anni dopo con la caduta delle Twin Towers, concedendosi così una popolarità capace di divenire un must nella discografia di Lucio Dalla. Quella voce che ripete nel ritornello “È la colpa di non so di chi” è la medesima che sentiamo ribadire ancora oggi sulla questione tra Russia e Ucraina, ma anche tra Israele e Palestina. Nessuno vuole prendere posizione e preferisce cantare pensando ad altro. In una giornata come quella di sabato, funestata da un gravissimo incidente aereo e dalla cronaca che si fa sempre più nera, i titoli dei giornali principali alla sera erano tutti per la manita interista. Quell’indifferenza del mondo è sempre la stessa. La canzone cominciava così: C’è stato come un lampo lì, proprio in mezzo al cielo. Ovviamente non era quello dell’unico gol rossonero con Leao, per il quale però a quanto pare c’era più indifferenza. Tra video e giornali. E noi sempre più lessi a farci abbindolare, con la nostra indifferenza. La passione per le cose, che non possiamo stare senza. La capacità geniale di Lucio Dalla di unire quelle parole a un ritmo spensierato, realizzò un brano di grande effetto. Di cui a volte è giusto ricordarci il vero significato, dopo aver giocato come abbiamo fatto noi di consueto. Prima del calcio, che vissuto bene e con passione diventa una bella distrazione mentre se vissuto con violenza è distruzione, c’è però la vita a cui dover pensare. Lucio Dalla lo diceva bene…

Massimiliano Beneggi