Ci vuol coraggio a definire Fake show un format originale italiano, come è stato presentato alla vigilia del suo debutto, avvenuto lunedì 18 settembre 2023 in prima serata su Raidue.

Il programma di Max Giusti ha davvero poco di originale, se non la trovata di mettere insieme tanti pezzi già funzionanti in altre trasmissioni. Fake show in questo modo mantiene un ritmo molto alto per tutte le sue due ore e mezza di messa in onda. Lo può fare anche perché certi tagli evidenziano l’assenza della diretta, agevolando a mostrare solo momenti divertenti. Questo è il primo punto di partenza: con Fake show non parliamo di un programma completamente nuovo, di qualcosa che vale sempre la pena di essere visto. Se non altro non ci si annoia mai, perlomeno dopo la prima puntata. È roba da leccarsi le dita, in una tv che mette sempre più da parte i varietà per dar luogo unicamente a talent e reality con opinionisti, coach e giudici che si sovrappongono nei loro confondibili ruoli, stancando già in partenza.

Foto da Instagram

Cominciamo allora dalla struttura della trasmissione. Sette vip, già avvezzi a imitazioni (curiosamente nella prima puntata sono quasi tutti sotto contratto con Mediaset o comunque provenienti da lì), vengono chiamati a turno dal conduttore per partecipare ad alcune prove. Si chiede loro, per esempio, di interpretare una canzone con le voci di quattro personaggi famosi. Oppure di provare a immedesimarsi, con tanto di costumi, in altri cantanti. In un altro momento si immedesimano per pochi secondi in situazioni di vita quotidiana (la vicina di casa che si lamenta, ecc..un po come si faceva nel gioco dei mimi). Oppure ancora devono indovinare se a cantare sia un imitatore o il vero interprete di una canzone. Sì perché oltre ai sette vip ci sono tanti nip che si presentano con dei loro cavalli di battaglia dell’arte imitatoria. L’obiettivo del programma è quello di intrattenere il pubblico, facendogli provare l’esperienza di immaginare per un attimo come Jovanotti canterebbe Ancora di De Crescenzo o come sarebbe Roberto Benigni se facesse il venditore di bibite. Si mostra così uno straniamento degli artisti rispetto a ciò che interpretano di solito sul palcoscenico, pur mantenendo la medesima personalità che conosciamo. In questo modo, a detta di Max Giusti, per tutta la serata è come se ci fossero una moltitudine di ospiti famosi. Non è proprio così: questo è più vero con Tale e quale show, da cui il programma trae comunque una delle molte ispirazioni.

Le trasmissioni in cui una serie di concorrenti fa sfoggio delle imitazioni iniziarono ancora nei lontani anni ‘90 con Re per una notte (conduceva Gigi Sabani). Poi arrivò Momenti di gloria (identico al precedente, ma con la conduzione di Mike Bongiorno), quindi Sì sì, è proprio lui (con Luisa Corna), fino ad arrivare al format condotto da Carlo Conti. Non si contano le gare di imitazioni contenute in altri programmi come Stasera mi butto o I raccomandati. Lasciamo perdere le trasmissioni presentate dagli stessi imitatori professionisti: ci vorrebbe un articolo intero solo per citarle tutte. Insomma, sono anni che la tv propone spazi di imitazioni o caricature, che per loro natura (come ci insegnava il filosofo Bergson) sono comiche proprio in quanto cosi incredibilmente simili all’originale. Basta aggiungere due o tre battute di spirito ed ecco che è facile trasportare il personaggio imitato in un campo che solitamente non gli appartiene. In questo modo si esalta ulteriormente l’aspetto divertente, mettendo in evidenza alcune goffaggini che sembrano disumanizzarlo e invece lo rendono più vicino alla vulnerabilità della gente comune.

Fake show dunque non è una novità. Ancor meno lo è la sua modalità, che lo rende molto simile a Stasera tutto è possibile. Se il programma di De Martino, tuttavia, non ha un tema preciso oltre a quello di intrattenere, qui non è così. C’è sottilmente in gioco la veridicità di una vita che ci mette costantemente a confronto con le possibili imitazioni (spesso malevoli) da cui dovremmo diffidare. Per capirci, sui social si contano probabilmente tanti profili fake quanti sono quelli veri; le notizie che leggiamo vanno calibrate tra la reale informazione e la ricerca di click su cui alcune testate guadagnano costantemente. Ecco, Fake show assume un ruolo diverso da tutti gli altri spettacoli di imitatori proprio per il periodo storico in cui viene trasmesso. Ma di nuovo non c’è davvero nulla. Raccoglie solo il meglio (e questo è appunto già un pregio) di tante altre trasmissioni. Non si deve esagerare con le tempistiche della messa in onda però, perché altrimenti quel clima da villaggio vacanze a cui partecipano i concorrenti risulta stucchevole almeno quanto lo è diventato Stasera tutto è possibile e quanto lo era Furore (entrambi format francesi). Non solo, ma i personaggi più imitabili sono inevitabilmente sempre gli stessi già visti e rivisti altrove: di Renati Zero, Vaschi Rossi, Zuccheri fake e compagnia bella ne abbiamo fin sopra i capelli. Meglio non tirare troppo per le lunghe un programma che può funzionare non più di due mesi. Buona parte della riuscita dipende ovviamente dai concorrenti: nella prima puntata sono senz’altro preziose le sorprendenti prove di Filippo Bisciglia, Rossella Brescia e Peppe Iodice. Quasi scontate quelle di Francesca Manzini e Valeria Graci. Defilata e quasi inutile la presenza dei PanPers.

Max Giusti è simpatico se improvvisa, ma nella conduzione che lo costringe a spiegare i giochi risulta sempre troppo legato al gobbo, con l’insopportabile pretesa di mantenere il sorrisone identico per tutto il corso della puntata. Sia più sciolto e spontaneo, perché così è una caricatura di se stesso. Funzionerebbe ancora di più e in Fake show di caricature ce ne sono già abbastanza.