Non solo Pino Insegno: nessuno ne parla, ma Che sarà, il nuovo programma di Serena Bortone su Raitre, sta raccogliendo davvero poco. E infatti è ignorato da tutti. La trasmissione non arriva mai nemmeno per sbaglio al 4% di share nelle serate migliori, pur essendo ormai giunta al terzo weekend di messa in onda. Guardandola, tuttavia, non sorprende troppo questo insuccesso.

Serena Bortone dopo i tre anni di Oggi è un altro giorno sembra a tratti confusa tra il ruolo da intrattenitrice che ricopriva nel pomeriggio di Raiuno e quello di esperta politica che le era consono ai tempi in cui conduceva Agorà.
In effetti si tratta sempre di fare interviste, ma i toni cambiano comprensibilmente a seconda dell’ospite e dell’argomento. Il problema di Che sarà è proprio l’incapacità di scegliere quale trasmissione voglia essere. Almeno per quel che riguarda le prime puntate. Seduti a un tavolone (scelta non troppo originale: da Fazio a Vespa e tanti altri, ormai sembra che in tv si possa dialogare solo appoggiando le mani su un lungo ripiano), gli ospiti si alternano per discutere con la Bortone di diversi argomenti. Si passa con disinvoltura dalla situazione della salute in Italia (Covid compreso) con il dottor Bassetti (contenuto chiaramente imitato da Che tempo che fa) ai vip che raccontano pubblicamente una malattia, fino a un dialogo con Raphael Gualazzi, che naturalmente poi canta.
Sbirciando un po’ nelle varie trasmissioni già esistenti, con l’ossessione di non far rimpiangere Fazio (compito indubbiamente arduo e ingrato quello di sostituirlo), Che sarà si vuole affiancare sin dal titolo alla forza ideologica di Che tempo che fa. Solo che gli manca un’identità e Serena Bortone non si è ancora capacitata di essere bravissima come giornalista, un po’ meno quando tratta il suo programma come un contenitore di intrattenimento. Non è necessario intervenire e ribadire la propria opinione mentre si sta intervistando. Sembra che la conduttrice non si sia ancora accorta che la trasmissione non è la trasposizione del suo contenitore quotidiano da un canale all’altro. Nelle intenzioni degli autori c’è tutt’altra idea: parlare di attualità con ospiti di spessore. Ecco, magari con una tematica fissa per ogni puntata, si rischierebbe meno confusione. Così, invece, il sabato e la domenica alle 20.30 su Raitre, il pubblico non premia la Bortone come faceva con Oggi è un altro giorno.

D’altra parte non aiuta nemmeno un po’ il suo atteggiamento da separata in casa con la Rai. Dopo aver concluso l’esperienza di Raiuno facendo appello all’importanza di essere sempre “liberi a qualsiasi prezzo”, ha esordito a settembre in Che sarà citando Josè Saramago: “Il caos è solo un ordine da decifrare” e aggiungendo “Tutto ci appare confuso. Ci spostiamo in continuazione: oggi siamo qui, domani siamo là, chissà dopodomani dove si sarà. L’importante è essere sempre liberi e autentici”. In teoria presentava la filosofia del programma, in pratica riprendeva dalla frecciata con cui aveva lasciato a giugno, maldigerendo la chiusura del suo programma.
Le frecciatine sono all’ordine del giorno, tanto che in una puntata, con Maurizio Mannoni e Aldo Cazzullo al tavolo, ironizzava sull’esclusione del primo dal suo Linea Notte e sul suo modo di passare oggi il tempo, dove può andare dappertutto “tranne che in Rai”. Scena che si ripete quando al tavolo con Peter Gomez ribadisce la necessità di essere liberi, col direttore del Fatto Quotidiano che allude all’idea che oggi “non esista più la politica”.
Che il Direttore del Fatto non consideri reale la politica che vede al governo il centrodestra non sorprende, con tutte le valutazioni del caso che ciascuno di noi potrà fare. Che un giornalista mandato in pensione controvoglia, provi dell’astio e lo voglia esprimere è quasi nella prevedibile natura delle cose. Che Cazzullo, con l’ossessione del ritorno del fascismo da cui è perseguito, provi a paventare certe allusioni stupisce ancora meno. Sorprende un po’ di più che tutto questo sia concesso dalla conduttrice, la quale continua a non farsi andare giù lo spostamento su Raitre. Da una Serena Bortone che in Rai continua a lavorare ci si aspetterebbe francamente più riconoscenza verso la sua azienda. La fascistona Meloni non ha cambiato Raitre, grazie a Dio. Vedere rivendicata la libertà come se arrivasse da una battaglia personale della Bortone, è quasi imbarazzante. Non è né martire né vittima di alcunché: incomprensibile ogni forma di sarcasmo.
A Fazio questo atteggiamento non ha giovato, nemmeno col pubblico che via via lo stava abbandonando, nonostante il conduttore mantenesse una capacità di intrattenimento indiscutibile. Per la Bortone, che deve ancora scegliere se continuare a essere giornalista o provare a fare la showgirl sbracciandosi a destra e a manca, potrebbe essere un boomerang. Meglio correre presto ai ripari e prendere una direzione precisa una volta per tutte, cambiando un programma che non ha gli stessi numeri e possibilità di Fazio.
Massimiliano Beneggi