Si chiama yearbook, ed è una moda lanciata da qualche giorno sui social. Obiettivo: riportare tutti negli anni Novanta. Ma, soprattutto, divertirsi.

Si tratta di un trend esploso in questa settimana, grazie a un’app che consente di vedere la propria immagine rigenerata come se tornasse ai tempi del liceo. Il guaio è che, contrariamente a quello che accade coi soliti filtri, sembra di avere a che fare con immagini autentiche. Insomma, se non fosse per l’hashtag #yearbook si avrebbe la netta sensazione di avere a che fare con foto vere. L’intelligenza artificiale ha colpito ancora.

Niente di male, se si pensa che a giocare con questa app ci sono tanti ragazzi. Il problema è che la usano anche tanti artisti.

La moda dell’yearbook sta coinvolgendo anche tantissimi vip, che sui social si stanno divertendo a pubblicare immagini come se fossero stati studenti liceali americani.

Si va da Simona Ventura, Caterina Balivo, passando per i conduttori di Striscia, Vanessa Incontrada e Alessandro Siani e tantissimi altri. Tutti ringiovaniti e sbarazzini. Il senso? Niente beneficienza o messaggi subliminali. Solo svago, niente di più.

Tuttavia emerge una riflessione guardando quelle foto che sembrerebbero raccontare epoche del passato migliori, a cui guardare con nostalgia. Viene infatti da chiedersi: non è svilente che oggi anche i personaggi televisivi si facciano dettare le mode dai social? Vuol dire che la tv ha davvero perso così tanto appeal, al punto di non essere più la fonte di ispirazione di ogni altro media?

Come non ricordare la coda di Fiorello, l’ombelico della Carrà, o persino i tormentoni di Striscia la Notizia (“bau bau micio micio”, “ciapet”, “cosa c’è cosa c’è” e via dicendo), o i motti tratti dai quiz ed entrati nel gergo popolare (“la accendiamo?”, “è la risposta definitiva”, “colpo di scena”)? Oggi se un capo non è indossato da Chiara Ferragni o da Giulia De Lellis non vale la pena di essere pubblicizzato. I motti non hanno bisogno di essere lanciati verbalmente: bastano gli hashtag. Siamo arrivati a un livello di originalità bassissimo, per cui i trend social prendono il sopravvento, lasciando anche la televisione in balia di questi fenomeni. Sembra quasi una dimostrazione di una mancanza di contenuti, per cui bisogna ricorrere ai social. Forse la tv in troppi casi è davvero questo.

Massimiliano Beneggi