Goodbye Yellow Brick Road compie in questi giorni 50 anni. Il celebre album di Elton John uscì il 5 ottobre 1973, diventando Disco d’Oro subito dopo 7 giorni. Per inciso, all’epoca un Disco d’Oro corrispondeva a un milione di copie vendute. Numeri straordinari con cui Elton John riuscì a travolgere la discografia, grazie a un album destinato a entrare nella storia per diverse ragioni. Si tratta del suo secondo LP nella carriera.
La canzone che dà il titolo all’album uscì come singolo il 15 ottobre 1973, risuonando in tutte le radio e commovendo tutti per la sua intensità emotiva. Il testo, infatti, del paroliere di fiducia Bernie Taupin, racconta di un uomo che, raggiunto il successo travolgente arriva a rimpiangere la vita di prima, fatta di semplicità e puri sentimenti. Un uomo che, col senno di poi, preferirebbe tornare a vivere in campagna con la famiglia che aveva lasciato anche con un pizzico di spregiudicatezza. Taupin chiaramente stava pensando a se stesso, che dopo il successo incredibile trovato con Elton John comprendeva di avere ormai perso la genuinità di quella quotidianità campagnola che prima gli andava stretta. Sembra quindi si riferisca proprio a Elton o a un produttore che ormai lo ha coinvolto nella vita da artista di fama mondiale. La strada di mattoni gialli che viene salutata è quindi proprio quella dorata del successo: addio, si torna all’aratro.

Naturalmente non andò così. Il brano rappresentava al tempo stesso un’occasione per creare una sana nostalgia, dettata anche dalle atmosfere musicali e dal meraviglioso falsetto di Elton John, e un’ironia nei confronti de Il mago di Oz. In questo film, infatti, si celebrava la strada dorata da seguire. Elton John e Taupin si ripromettevano pertanto di sostituire la parola “follow” con “goodbye”, con l’intento di non perdere i propri valori esistenziali. Innocenza e spensieratezza non devono essere cancellate.
Da rimarcare in quell’album anche i brani Funeral for a Friend e Love Lies Bleeding, che più di ogni altro riassumono la filosofia stilistica di Elton John, con voce calda che si accompagna al pianoforte su accordi decisi che sottolineano la solennità del momento. Il primo è un pezzo unicamente strumentale di oltre cinque minuti, il secondo si collega al primo in un’unica suite sempre più dirompente. Quasi impossibile separare i due brani che, uniti tra loro, formano un vero progressive rock.
Ma non è finita: l’album Goodbye Yellow Brick era anche quello che conteneva la dedica a Marylin Monroe. Candle in the wind, infatti, fu scritta per la bionda attrice scomparsa undici anni prima. Non è vero dunque che il brano fosse stato cantato ai funerali di Marylin, come qualcuno ha erroneamente sostenuto in seguito. Tutti sappiamo, però, che il successo di questo brano sarebbe arrivato nel 1997 quando Elton John rieseguì la canzone (che fondamentalmente parla di una morte prematura) al funerale di Lady Diana. Il singolo, nel 1997, divenne il più venduto della storia con oltre 40 milioni di copie vendute.
Sono 50 anni pertanto che Elton John ha lanciato uno degli album più fortunati e descrittivi della sua carriera. Un anno dopo Crocodile Rock, il futuro baronetto sfornava quindi un enorme successo che avrebbe segnato per sempre la sua esistenza. Altroché Goodbye Yellow Brick: la strada del successo dorato era solo appena cominciata.
Massimiliano Beneggi