La polemica tra Cristiano Malgioglio e Mahmood è stata riportata da tutti: il giovane cantante due volte vincitore a Sanremo pubblica un brano dal titolo Cocktail d’amore. Malgioglio lamenta la scarsa originalità di Mahmood, sostenendo gli sia stata copiata un’idea. Non è comunque certo la prima volta che una canzone abbia il titolo di un altro brano di successo. La storia è piena di esempi.

Nemmeno a farlo apposta, questa settimana escono tre nuovi singoli con titoli già adoperati da altri colleghi in un passato più o meno recente. Non solo Mahmood con Cocktail d’amore dunque, ma anche Alex Britti che, con Supereroi, si appropria di un titolo già famoso quest’anno grazie a Mr.Rain. In entrambi i casi la riproposizione non sembra regalare emozioni indimenticabili: il tempo parlerà per descriverne il successo.

Anche Nigiotti ha fatto poco sforzo per inventarsi Ninna Nanna: sono talmente tante le canzoni dall’omonimo titolo che non si contano nemmeno.

Se si pesca nel passato vengono in mente altri esempi come Emozioni, già successo incredibile di Lucio Battisti. Toto Cutugno nel 1988 portò a Sanremo un brano che si intitolava alla stessa maniera, interpretandola lui al posto di Fausto Leali che aveva preferito Mi manchi. A proposito, nel 2014 Simone Cristicchi andò al Festival con un pezzo che si intitolava sempre Mi manchi.

Restando al Festival 1988, quell’anno addirittura nella stessa edizione c’erano due canzoni dal titolo Io. Una la cantava Loredana Bertè, l’altra Franco Califano, il quale per differenziarsi dalla collega aggiunse il sottotitolo tra parentesi (Per le strade di quartiere).

Sempre a Sanremo, Madame cantò Voce nel 2021. Peccato che quel titolo era già stato usato da Arisa e da Bungaro. Jovanotti cantò Per te, dedicandola alla figlia appena nata, ma qualche anno prima (1998) Paola e Chiara avevano una canzone con identico titolo a Sanremo.

Il caso di Malgioglio contro Mahmood ricorda un po’ quello di Bruno Lauzi che accusò per lo stesso motivo Francesco De Gregori. Quest’ultimo aveva intitolato La donna cannone un brano poi diventato leggendario, certo molto più di quello che Lauzi aveva intitolato alla stessa maniera tempo prima. Il cantautore lamentò che la SIAE dovesse imporsi e vietare certe uguaglianze. Ma con un panorama di canzoni così vasto, come si fa a evitare tutto ciò? Quello di De Gregori è uno dei pochi casi fino ad ora in cui la riproposizione di un titolo già noto abbia fortuna: nella maggior parte dei casi, sembrerebbe di poter dire che copiare i titoli non sia di grande auspicio dal punto di vista commerciale. Fanno eccezione anche Canzone di Vasco Rossi, che usò uguale titolo di un brano di Celentano, o Vorrei di Cremonini, ben più famosa dell’omonima di Guccini. Annalisa ha fatto ballare tutti con il suo Mon amour, ma con lo stesso titolo non aveva avuto riscontro pochi anni fa Paola Iezzi. Bene Piove di Jovanotti, anche se lontana dai fasti vissuti da Dorelli e Modugno.

Tuttavia ci sono titoli e titoli. In effetti il discorso che Malgioglio lascia sottintendere è che un conto è pensare a titoli più banali come Amore, Ti amo (anche queste espressioni sentite e risentite nelle canzoni), altra cosa è prendere il titolo di un brano già iconico e confezionato per un’occasione diversa. Possibile non ci fosse la possibilità di intitolare la canzone differentemente, mantenendo comunque il senso del brano?

Insomma Malgioglio ha quasi ragione. Quasi, perché forse dimentica che anche lui in passato ha fatto ricorso a titoli già usati: Tu non ti scordar di me aveva aggiunto solo un Tu davanti al resto della frase, ma ricalcava chiaramente l’espressione di un vecchio successo degli anni ‘30. Non si fece proprio problemi invece a incidere nel 1992 una canzone dal titolo Anna (come una hit anni ‘70 di Lucio Battisti) o a dare un testo italiano a un brano di Luz Casal (Lo Eres Todo) che poi si sarebbe intitolato La fotografia. Era il 2000; nel 1991 Enzo Jannacci partecipato a Sanremo con una canzone indovinate intitolata come? Esatto, La fotografia.

Insomma caro Malgioglio, hai le tue ragioni, ma non sei indenne…

Massimiliano Beneggi