Va in scena il 15 marzo alle 21 all’Atp viaoxilia4 di Novara e domenica 24 marzo alle ore 16, al Teatro della Memoria di Milano, lo spettacolo O mia bèla Madunina e molto altro – Le canzoni intramontabili di Giovanni D’Anzi, un vero e proprio docuteatro con musica dal vivo interpretata da Mario Giordano e Claudio Macaluso e con il racconto del giornalista Massimiliano Beneggi che, dopo le date dello scorso anno in Scusi, lei fa teatro?, si ritrovano per un progetto tutto nuovo.

Primissime date prima di una tournée per un omaggio fatto di musica, parole e videointerviste a personaggi che hanno conosciuto Giovanni D’Anzi. Una serata di festa e ricca di curiosità e sorprese per l’inizio della primavera, a cui non si può mancare.

A 50 anni dalla sua morte (risalente al 15 aprile 1975), il Maestro Giovanni D’Anzi è ancora uno dei più grandi cantautori di sempre, nonché pioniere di una musica rimasta punto di riferimento anche per le generazioni più giovani (sebbene spesso non lo sappiano): narratore di un Novecento che anche nonostante le guerre non ha mai smesso di credere in una rinascita.

Conosciuto principalmente per essere stato 90 anni fa l’autore di testo e musica di O Mia bèla Madunina, Giovanni D’Anzi è il compositore che ha attraversato diverse epoche, partendo da Milano per Parigi fino a tornare nella sua città natale, facendosi conoscere negli anni Trenta e Quaranta con brani come Voglio vivere così, Mattinata fiorentina, Ma le gambe, Non dimenticar le mie parole, Silenzioso slow, Ma l’amore no, per farsi apprezzare anche nel Dopoguerra con pietre miliari della nostra storia come Bellezze in bicicletta Viale d’autunno (vincitrice al Festival di Sanremo nel 1953), che sarà eseguita in una versione inedita.

Un uomo che, contemporaneamente, si dedicava alla pittura confermando la sua natura di artista completo, in grado di leggere l’anima delle persone. 

D’Anzi, insieme al suo fedele amico e paroliere Alfredo Bracchi, ha davvero regalato un modo di raccontare positivamente la quotidianità, valido in ogni epoca e a discapito di ogni censura politica, da cui ha sempre preferito chiamarsi fuori cantando piuttosto l’amore e la bellezza di vivere. Nessuno come lui, inoltre, ha saputo cantare oltre che in italiano anche in dialetto milanese, componendo poesie toccanti e commoventi come quella Casetta mia che raccontava della sua abitazione distrutta dai bombardamenti, o come quella Nostalgia de Milan cantata anche dai soldati partiti per l’estero.

Nessuno come lui ha saputo raccontare il fiero campanilismo lombardo con brani allegri e tipicamente milanesi quali Lassa pur che il mund el disa Quand sona i campan La gagarella del Biffi Scala. Tutto questo non senza una giusta dose di ironia che testimonia come non sia vera la diceria che i milanesi sono sempre freddi. 

O mia bèla Maduina e molto altro coinvolgerà un pubblico che non deve e non può permettersi di abbandonare né le tradizioni più locali né la storia di un intero Paese. Foto della vecchia Lombardia e videointerviste a diversi ospiti, completeranno una grande occasione per mettere a confronto il cantautorato milanese degli anni Trenta con quello del 2020.

La voce di Mario Giordano con la classe pianistica del Maestro Claudio Macaluso ci riporterà in un’atmosfera lontana un secolo, ma rimasta indimenticata. A guidare il racconto, il giornalista Massimiliano Beneggi che come sempre ama ricercare aneddoti per cucire la trama della narrazione.