È in scena fino al 14 aprile, al Teatro Manzoni di Milano, lo spettacolo Fiori d’acciaio (produzione Francesco e Virginia Bellomo e Virginy L’Isola Trovata) di Robert Arling, adattato da Francesco Bellomo e Michela Andreozzi. Ecco la recensione.

IL CAST

Barbara De Rossi, Martina Colombari, Gabriella Silvestri, Alessandra Ferrara, Caterina Milicchio, Cristina Fondi. Regia di Michela Andreozzi e Massimiliano Vado

LA TRAMA

Nel salone di bellezza gestito da Tamara, arriva Anna, una ragazza un po’ goffa ma volenterosa e di buon cuore, anche se disillusa dall’amore. Anna sembra nascondere qualcosa del suo passato e il suo atteggiamento insospettisce Tamara e Clara, la moglie dell’ex sindaco, una signora naïf, cliente fissa del salone come la cinica Luisa, Marilù e la sua giovane figlia, Stella. Questa soffre di diabete e si ritrova spesso a discutere con la madre che cerca di proteggerla in tutti i modi dalla malattia che la fa soffrire. I medici hanno sconsigliato fortemente a Stella una gravidanza ma la ragazza, neosposa, è al contrario molto felice quando rimane incinta, generando le preoccupazioni di Marilù. La solidarietà tra le due, nonostante i battibecchi continui, cresce quando la giovane si deve sottoporre a una nefrectomia che vedrà la stessa Marilù donare un rene alla figlia: l’angoscia si unisce con l’ottimismo e con la voglia di condividere le proprie emozioni insieme al gruppo di donne del centro di bellezza. Nel frattempo Anna, che subiva percosse subite dal marito, riesce a innamorarsi di nuovo, anche grazie alla fortissima fede in Dio che la coinvolge. La signora Clara, invece, acquista la radio locale che voleva da tempo con il suo spirito imprenditoriale. Tutti desideri segreti che conoscevano in anteprima solo le amiche del salone, fragili e tenaci fiori d’acciaio.

LA MORALE

Ci sarà un motivo se sin dall’antichità Platone parlava delle donne come degli esseri umani più rivoluzionari e, in epoche più recenti, Schopenhauer le ha descritte come il supporto indispensabile del mondo, che necessita di aiuto e consolazione. L’universo femminile è tanto delicato quanto combattivo. E forte. La capacità di fare gruppo che hanno le donne le rende uniche e in grado di andare oltre ogni ostacolo. Non significa che non soffrano più, ma l’esorcismo di una risata insieme alle amiche concede alle donne di vivere sempre con una certa positività senza arrendersi. Talvolta con la fantasia viaggiano oltre il dovuto (inizialmente vengono fatte congetture su Anna, interpretata come possibile carnefice di una situazione più che vittima), ma con l’empatia che sono in grado di raccogliere riescono a recuperare in fretta da ogni giudizio prematuro emerso…

IL COMMENTO

Barbara De Rossi, Martina Colombari e Francesco Bellomo lo avevano detto in coro in conferenza stampa: Fiori d’acciaio è un testo femminile, non femminista. In effetti gli uomini non emergono negativamente da queste chiacchiere tra donne, concentrate casomai su se stesse e sulla necessità di ripartire dal proprio coraggio davanti alle difficoltà della vita e anche a certe mancanze maschili. Anche se in un testo (che resta principalmente cinematografico) in cui si raccontano diversi drammi sembra difficile parlare di commedia, questa di fatto lo è: alla fine infatti, il pubblico applaude col sorriso entrando in empatia con le risate delle protagoniste che chiudono lo spettacolo. Dunque ci si prepari a commuoversi ma anche alla capacità di sdrammatizzare che questo testo offre (specie nel secondo atto, dove il ritmo aumenta, anche un po’ troppo nel finale che diventa quasi sommario passando in fretta da un’emozione all’altra). La storia è ambientata a inizio anni ‘90 (anche se si parla ancora di Falcao, all’epoca già ex calciatore) ma rispetto all’originale si sposta a Bracciano e diventa fortemente italiana: la colonna sonora è fatta quindi di tante belle canzoni dei nostri artisti di quell’epoca. Un unico appunto: in un testo così manca un brano come Quello che le donne non dicono, che più di ogni altro sa descrivere esattamente ciò che emerge molto bene dalla scena. La sensibilità dell’animo femminile e ogni sua complicazione sapranno coinvolgere anche tanti uomini in una storia appassionante e delicata. Questo testo racconta una resilienza e una forza interiore che devono essere uno spunto per tutti. La sensibilità femminile è tanto bella quanto ha molto da insegnare a chiunque.

IL TOP

Barbara De Rossi è il perfetto esempio del cosiddetto multitasking femminile: chiamata in corsa per entrare in questo cast che (fatta eccezione della Colombari) si rinnova per la terza volta, si fa trovare prontissima pochi giorni dopo avere terminato con successo la tournée de Il padre della sposa con Gianfranco Jannuzzo. La professionalità non è acqua e si vede: crea le suggestioni più drammatiche nei panni di Marilù, madre premurosa e tenace che evita la compassione nel dolore per trarne da esso maggiore orgoglio. Martina Colombari è l’altra protagonista che non può più essere considerata, almeno per livello di recitazione, una novella del teatro. Il suo personaggio di Anna non è altro che una simpatica caricatura dell’animo buono e disincantato che appartiene un po’ a tutti noi. Anche alla stessa Martina, molto più di quanto lei non immagini. In conferenza aveva detto “Ho imparato a non chiedermi come mai un dolore capiti proprio a me, la vita è un dono del quale dobbiamo essere grati”: messaggio meraviglioso che dovremmo ripeterci quotidianamente e che Anna sa raccontare alla perfezione. Un po’ di fede non può che fare bene.

LA SORPRESA

La giovanissima Alessandra Ferrara, con Caterina Milicchio e Cristina Fondi si rivelano bravissime a esprimere la delicatezza femminile che emerge dalla storia, ma l’aspetto più sorprendente lo regala senza dubbio Gabriella Silvestri. Nel suo ruolo di cinica dalla risposta sempre pungente dà il carattere più comico al testo. È soprattutto grazie a lei se con Fiori d’acciaio ci sono tante risate e si può parlare prima di tutto di una commedia.

Massimiliano Beneggi