È in scena fino al 12 febbraio, al Teatro Manzoni di Milano, Il padre della sposa (produzione Virginy l’Isola trovata) di Caroline Francke. Ecco la nostra recensione.

IL CAST

Gianfranco Jannuzzo, Barbara De Rossi, Martina Difonte, Roberto M.Iannone, Marcella Lattuca, Lucandrea Martinelli, Gaetano Aronica. Regia di Gianluca Guidi.

LA TRAMA

Giovanni e Michelle sono una coppia sposata da 30 anni. Il loro rapporto è fondato su due tipi di amore: quello reciproco, che li vede complici e ironici, e quello per la figlia Alice, che inconsciamente non smettono di vedere come la loro bambina, nonostante abbia ormai vent’anni. In particolare Giovanni farebbe qualunque cosa pur di viziare e vedere felice la ragazza. Anche cucinare il suo piatto preferito (peperoni ripieni) alle cinque del pomeriggio. Verso la figlia, l’uomo ha insomma un assoluto senso di protezione. Quando Alice fa sapere di essersi innamorata di un certo Ludovico, con cui ha deciso di sposarsi, Giovanni cade nello sconforto. La sua paura che qualcuno possa fare del male alla ragazza, e i pregiudizi verso quel fidanzato che ancora non conosce, sembrano trovare conferma quando Ludovico si presenta a casa. Di fronte a sé ritrova infatti una persona con una dubbia professione, goffa e ormai pronta a sostituirlo. I consigli del padre, infatti, appaiono ad Alice come superati: se il fidanzato suggerisce le stesse cose, però, non tentenna nemmeno un attimo ad ascoltarlo. Giovanni mantiene le distanze da Ludovico, evitando ogni confidenza. D’altra parte anche la conoscenza con la famiglia del ragazzo non propone una delle migliori prime impressioni. Surreali, più ignoranti di quel che non vogliono dare a vedere e decisamente naïf, i due signori confermano la stravaganza della famiglia d’origine di Ludovico, del tutto diversa da quella di Alice. I ragazzi, però, sono innamoratissimi e nel frattempo procedono a vele spiegate verso l’organizzazione del loro matrimonio. Il sentimento paterno farà aprire il portafogli oltremisura, affidandosi a un wedding planner russo piuttosto eccentrico e probabilmente un po’ approfittatore. Tuttavia, quando tutto sembra ormai organizzato, ecco che il matrimonio rischia di saltare. La colpa è proprio di Giovanni, che ha sempre cercato di osteggiare le nozze fino al punto di dare appositamente a Ludovico un consiglio sbagliato circa un regalo da fare ad Alice. Gli toccherà rimediare diventando complice del ragazzo. Scoprirà così il vero senso dell’amore, quello che lui vive da sei lustri con Michelle.

LA MORALE

Amore vuol dire gelosia, a qualunque livello. I figli non sono il prolungamento dei genitori, ma coloro a cui questi hanno donato la vita. Ciascuno fa il suo percorso, non importa se ciò accada con un pensiero completamente diverso da quello della famiglia d’origine. Quel che conta è che si sia spinti da un amore in grado di far vivere costantemente il rispetto e l’attenzione per l’altro. D’altro canto è fondamentale anche non rinnegare le proprie radici, ma custodirle e farne tesoro per accrescere la maturità con la persona amata. Insomma, si viene educati a essere figli e nessuno insegna come essere genitori; in ogni caso non è mai facile interpretare alla perfezione il proprio ruolo senza rischiare di ferire gli altri. Riconoscere i propri errori e mettere da parte il personale egoismo, aiuta certamente a comportarsi nel modo giusto e a vivere l’amore a 360 gradi. Sia esso quello di coppia o quello del rapporto genitori-figli.

IL COMMENTO

Una commedia divertente, allegra e romantica, che non sarà mai sorpassata. Merito di un testo che rimarrà sempre attuale (e che farà sempre riflettere sulle sfaccettature dell’amore) e di un adattamento teatrale in grado di esaltare la comicità dall’inizio alla fine. Il pubblico ride ripetutamente e applaude a più riprese il cast di sette attori affiatatissimi. Non c’è un momento in cui cali il ritmo, anche grazie a controscene e mimiche meravigliose tutte da godere. La colonna sonora, sempre di Gianluca Guidi che firma anche la regia, è il motivo di sottofondo che accompagna tutto lo spettacolo e rimane in testa anche fuori dal teatro. Lo fa portando con sé quella rassicurante serenità trasmessa strepitosamente dal palcoscenico.

IL TOP

Barbara De Rossi è ormai avvezza a ruoli comici (lei stessa ammette la sua benedizione a una nuova dimensione grazie a una chiamata di Vanzina). Nella parte della moglie che attenua le disperazioni di un marito geloso per la figlia, Barbara impersona quella donna che vorrebbe saper parlare perfettamente l’inglese ed essere infallibile in tutto, salvo poi trovare la sua consolazione sempre nelle parole e nei gesti rassicuranti dello stesso Giovanni. Questi è interpretato da un Gianfranco Jannuzzo in forma strepitosa. Tanto elegante e impeccabilmente sicuro di sé, quanto tenero, romantico e protettivo al punto da perdere il self control che lo caratterizza: così si presenta il protagonista della storia. Jannuzzo non sbaglia un colpo e le uniche due parolacce che dice hanno proprio quei tempi giusti che non puzzano nemmeno lontanamente di volgarità. Una commedia per tutti, senza doppi sensi ma solo con tante risate e prove d’attori più che mai convincenti. Al momento, senz’altro lo spettacolo più divertente della stagione milanese.

LA SORPRESA

Qualche giorno fa, rivolgendosi a Garinei, Giovannini e agli altri grandi del teatro, invocava su Facebook la necessità di produrre qualcosa di nuovo in un mondo ormai privo di originalità degne di nota. Ecco, stava dimenticando se stesso. La mano di un regista come Gianluca Guidi, infatti, si vede soprattutto in quella capacità di fare risultare ancor più divertente un testo già famoso al cinema. Lo fa mantenendo un ritmo elevato per tutta la commedia, riuscendo a fare esprimere al meglio ogni personaggio, senza che possa mai annoiare. Martina Difonte (Alice) è simpatica, spigliata ed è un piacere ascoltare la sua dizione perfetta; Martinelli (Ludovico) è padrone della scena quando tocca a lui, facendo in fondo innamorare un po’ tutti di quel ragazzo per bene e un po’ svampito; Lattuca e Iannone sono eccezionali nei ruoli dei genitori di Ludovico. Il momento di massima comicità arriva proprio insieme a loro, a metà del primo atto. Infine Gaetano Aronica, capace di far ridere con una lingua italorussa strampalata e tanta mimica facciale da applausi. Ecco, a sorprendere è proprio l’incredibile affiatamento degli attori, che non solo non sbagliano mezza battuta ma si palleggiano alla perfezione reciprocamente, introducendosi sempre nei tempi giusti. Il teatro, quando è frutto di un lavoro di squadra così, è qualcosa di insuperabile. Spettacoli come questo fanno credere che il teatro possa essere ancora il futuro più sincero che ci aspetta. Un futuro tutto da applaudire.

Massimiliano Beneggi