Non c’é Natale, ormai, al Manzoni di Milano, senza Vincenzo Salemme, che anche stavolta sorprende con una divertente commedia dai toni piuttosto pirandelliani: Con tutto il cuore, in scena nel capoluogo lombardo fino all’1 gennaio, ci pone infatti ancora una volta davanti al tema delle infinite possibilità che ci offre la vita. Siamo chi scegliamo di essere, e spesso siamo guidati dalle situazioni circostanti in questa scelta. Di sicuro, per dirla con Eraclito, non saremo mai sempre gli stessi, ma le nostre radici permarranno sempre quelle da cui non ci potremo mai staccare nemmeno se lo volessimo.

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Ottavio è un umile insegnante, per nulla ambizioso e inconsapevole vittima di una vita che non lo valorizza nemmeno nei rapporti umani: la ex moglie lo umilia in continuazione insieme al nuovo compagno, la figlia pretende (e ottiene) da lui ogni tipo di favore. Sottoposto a un delicato intervento, gli viene trapiantato il cuore di Pasquale Mangiacarne, un delinquente che in punto di morte ha chiesto a sua madre che chi avrà il suo cuore lo vendichi. Quante volte avremmo voluto essere i cattivi, in quel ruolo affascinante che però lo è solo quando rappresentato a teatro o al cinema! Questo è quanto accade a Ottavio, tentato a sfruttare un maggiore cinismo, che si renderà conto però non essere nella sua natura. Quando realizzerà tutto questo, però, il professore avrà già cambiato il suo atteggiamento nei confronti della vita, riuscendo a tirare fuori la parte più decisa e per qualcuno più sorprendente della sua personalità. 

Vincenzo Salemme fa ridere e fa commuovere con quella veracità che i napoletani hanno nell’animo: la sua è una grande prova da attore ma soprattutto da autore. Con lui, tra gli altri, sul palco un grande Sergio D’Auria e una superlativa Antonella Cioli. Il Teatro Manzoni da sempre è il primo nelle produzioni di prosa e anche stavolta anticipa tutti con una commedia che ci dà diversi spunti di riflessione. Per fare emergere la parte più forte del nostro Io e farci apprezzare dobbiamo esasperare il lato che meno amiamo di noi stessi? Quante sono le facce della nostra anima? E, soprattutto, le ingiustizie subite sono la chiave di svolta per ottenere un riscatto con la medesima modalità, o semplicemente ci fortificano nella nostra sensibilità? Infine, l’orgoglio di volere essere a tutti i costi chi ci siamo imposti di essere nella nostra vita, è un valore sempre e comunque se si tratta di una vita retta o diventa piuttosto un disvalore se ci occlude la possibilità di mutare, esperire realtà differenti e quindi di cambiare idea? 

Sono dilemmi filosofici che mai saranno davvero risolti probabilmente ma di fronte a cui è bello interrogarsi col sorriso, accompagnati dall’accento partenopeo che esalta sempre le forme della nostra espressività umana. Nessuno di noi merita ingiustizie e soprusi, tutti abbiamo il diritto di scegliere tra il bene e il male, e ricevere l’uno piuttosto che l’altro può influenzare ma non per questo determinare la nostra scelta. In fondo, optare per la cattiveria può essere più affascinante e più facile, ma senza dubbio ci abbandona a una solitudine che solo la divisione ci fa conoscere. Chi sceglie l’abbandono è sempre un perdente, per natura: Salemme lo sa bene, e in qualche modo ci fa capire che il suo Ottavio è il vero vincente per la scelta di vita che fa tra mille tentazioni.

Massimiliano Beneggi